2023-12-27
Salvata dall’esecuzione un’altra Saman
L'area del casolare in cui è stato trovato il cadavere di Saman Abbas a Novellara (Ansa)
Sventato l’omicidio di una ventenne pachistana a Novellara, lo stesso paese della ragazza uccisa nel 2021. La giovane, segregata in casa, era stata costretta dalla famiglia a sposare un cugino: «Obbedisci o fai la fine della Abbas». Arrestati il padre e la matrigna.L’uomo che ha dovuto sposare, un cugino, l’avevano scelto il padre e la matrigna. «Come da tradizione», avrebbero sostenuto i due. E quando lei, una pachistana poco più che ventenne, si è opposta, sono scattate la «fatwa» e la minaccia di morte. Esplicita: «Se non ti sposi fai la fine di Saman». Ma le analogie con il caso di Saman Abbas, la diciottenne assassinata la notte tra il 30 aprile e l’1 maggio 2021 a Novellara (i due genitori sono stati di recente condannati in primo grado all’ergastolo), che emergono dall’inchiesta che ha portato l’autorità giudiziaria di Reggio Emilia a disporre un doppio divieto, di comunicare con la vittima e di avvicinamento ai luoghi che frequenta, con obbligo di braccialetto elettronico, non sono relegate solo all’ambito subculturale. La vittima è pachistana, proprio come Saman. E vive nella stessa città in cui si erano trasferiti gli Abbas: Novellara, 20 minuti di auto da Reggio Emilia. Mentre Saman nel 2001 veniva assassinata (strangolata dallo zio, stando alla ricostruzione del processo) per aver detto «no» al matrimonio con un cugino che non aveva mai visto di persona, sempre nel 2021 un’altra famiglia di pachistani residenti in Italia sceglieva il marito per l’altra ragazza, anche in questo caso un cugino, che ha dovuto sposare per procura (ovvero senza essere presente alla cerimonia). Padre e matrigna ora sono accusati di maltrattamenti. Lui anche di costrizione o induzione al matrimonio. I carabinieri hanno accertato che la ragazza non era libera di uscire di casa, di cercarsi un lavoro, di avere contatti con il mondo esterno, di proseguire gli studi (interrotti per volontà del padre proprio a pochi giorni dall’esame di terza media). Gli adulti le ripetevano che doveva agire da brava musulmana e che doveva vivere comportandosi in modo adeguato e rispettoso delle tradizioni pachistane. Ma le dicevano anche di non fidarsi degli assistenti sociali che da qualche tempo avevano preso in carico il suo caso. Proprio qualche settimana fa la ragazza ha raccontato a una funzionaria dei servizi sociali che il padre le aveva prospettato di partire per un viaggio in Pakistan. Lei, per paura di fare la fine di Saman, ha accettato di andare a vivere in una comunità protetta (lo aveva fatto anche Saman, che poi però era tornata a casa per recuperare i suoi documenti proprio quella maledetta notte del 2021), sapendo che avrebbe potuto pagare con la vita il suo «no» al matrimonio intrafamiliare. Un disonore per le famiglie pachistane più integraliste. Che già in più di una occasione è stato lavato con il sangue, unica strada che ancora oggi in alcune aree interne del Pakistan è ritenuta possibile per ripristinare l’onorabilità della famiglia. La Procura di Reggio Emilia, coordinata dal procuratore Calogero Gaetano Paci, ha condiviso gli esiti delle indagini dei carabinieri, supportate anche dalle attività dei servizi sociali del Comune di Novellara, e, prima che la situazione degenerasse, ha chiesto al giudice per le indagini preliminari le misure cautelari. Nel corso dell’inchiesta, poi, è emerso un altro particolare inquietante. Il padre si era trasferito a Novellara dopo la morte della sua prima moglie, madre della vittima, ufficialmente per cause naturali. La ragazza, però, proprio agli assistenti sociali avrebbe riferito di aver raccolto strani racconti durante la sua infanzia in Pakistan, ovvero che la mamma sarebbe stata uccisa da uno zio, fratello maggiore del padre. Poi il padre si è risposato in Italia e la ragazza ha vissuto nella sua abitazione di Novellara con i fratelli nati dal secondo matrimonio. Nessuna amicizia, niente social, solo abiti tradizionali. Il padre avrebbe scelto per lei relazioni sociali, vestiario e cultura. E perfino l’uomo che sarebbe diventato suo marito. Che lei non ha mai voluto incontrare, ma che ha dovuto sposare a distanza. Ora, però, dopo due anni, secondo i familiari era arrivato il momento di ufficializzare le nozze in Pakistan. Un viaggio dal quale sarebbe tornata con il marito o in una bara. Nelle stesse ore in cui Novellara si appresta a dare la cittadinanza onoraria alla memoria a Saman, la comunità locale si ritrova a fare i conti con un sottobosco del quale finora ha solo immaginato l’esistenza. Proprio oggi il Consiglio comunale di Novellara probabilmente approverà il regolamento istitutivo del Fondo Saman Abbas per il contrasto alla violenza contro le donne. Un fondo pubblico-privato «che ci permetterà di perpetuare nel tempo la memoria di Saman, attivando azioni concrete di sostegno e percorsi di inclusione delle donne, di ogni etnia e religione, che vivono situazione di difficoltà, di subalternità e di violenza, dentro e fuori le mura domestiche», spiega il sindaco Elena Carletti. La comunità pakistana in provincia di Reggio Emilia è particolarmente nutrita: su 65.000 stranieri i pachistani sono quasi 5.000. E in passato erano già venuti a galla altri casi di matrimoni forzati o, comunque, combinati. Come quello di Saman, finito nel peggiore dei modi.
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