2022-08-01
Sale la tensione tra Serbia e Kosovo
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È salita alle stelle la tensione in Kosovo nelle scorse ore. E il rischio di una nuova crisi internazionale sembra realisticamente dietro l'angolo.La polizia del Kosovo aveva reso noto di aver chiuso ieri due valichi di frontiera nel Nord, dopo che i serbi locali avevano bloccato le strade ed effettuato degli spari in segno di protesta contro la decisione del governo di Pristina sul cambio delle targhe delle auto serbe: una misura che sarebbe dovuta entrare in vigore oggi. Il governo kosovaro aveva anche deciso che, sempre dal primo agosto, tutti i cittadini serbi in visita in Kosovo avrebbero dovuto ricevere un documento aggiuntivo alla frontiera per ottenere il permesso di ingresso: secondo Reuters, una regola similare viene applicata dalle autorità di Belgrado ai kosovari che entrano in Serbia. Ricordiamo che circa 50.000 serbi che vivono nel nord del Paese usano targhe e documenti rilasciati dalle autorità serbe, rifiutandosi di riconoscere le istituzioni kosovare. «La Serbia non è mai stata in una situazione così complessa e difficile: abbiamo avuto colloqui con rappresentanti dei serbi del Kosovo e Metohija e cercheremo di mantenere la pace. Ma chiedo agli albanesi di cambiare la propria posizione e ai serbi del Kosovo di non cedere alle provocazioni», aveva dichiarato il presidente serbo Aleksandar Vucic. Nella tarda serata di ieri, la tensione ha continuato a salire, mentre si accavallavano le indiscrezioni su un imminente scontro armato alla frontiera. È in questo contesto che, poco prima di mezzanotte, la Nato ha rilasciato un comunicato ufficiale. «La missione Nato in Kosovo è pronta a intervenire se la stabilità nel Nord del Kosovo viene minacciata», vi si leggeva. È invece di poche ore fa la notizia, secondo cui le autorità di Pristina hanno posticipato di un mese l’entrata in vigore della normativa sulle patenti automobilistiche. La mossa dovrebbe allentare la tensione accumulatasi da ieri sera. Tuttavia il quadro generale resta in fibrillazione. Il Kosovo ha dichiarato la propria indipendenza nel 2008, ottenendo il riconoscimento da oltre 100 Stati, ma non da Serbia, Russia e Cina. Nonostante sia nel pieno del processo per accedere all’Unione europea, Belgrado ha ultimamente rafforzato i propri legami con Mosca, assumendo una posizione assolutamente blanda in tema di sanzioni sulla guerra in Ucraina. Non solo. La Serbia ha siglato a maggio un nuovo contratto triennale con Gazprom, mentre il mese prima aveva ricevuto la fornitura di un sistema antiaereo da parte della Cina. Tra l’altro, mentre la crisi montava ieri sera, il ministero degli Esteri russo è intervenuto a favore di Belgrado, dichiarando: «Chiediamo a Pristina, agli Stati Uniti e all'Ue, che la appoggiano, di cessare le provocazioni e di rispettare i diritti dei serbi in Kosovo».Con l’Ucraina e Taiwan, il Kosovo rischia di diventare adesso il nuovo fronte dello scontro tra Occidente e asse sino-russo per l’ordine internazionale. Ricordiamo che le forze speciali kosovare dispongono di circa 5.000 soldati (e di 3.000 riservisti), mentre l’esercito serbo supera le 13.000 unità. Attualmente in Kosovo è presente una missione di peacekeeping della Nato, costituita da poco meno di 4.000 soldati: il contingente più numeroso risulta quello italiano, seguito da quello statunitense. Tale missione ha come obiettivo quello di salvaguardare la stabilità dell’area, oltre a quello di fungere da deterrente per eventuali attacchi militari serbi. Il punto è che questo dossier viene a inserirsi all'interno di un contesto più ampio: quello della crescente (e preoccupante) influenza sino-russa sui Balcani. Un processo pericoloso per l'Ue (e soprattutto per l'Italia).