2025-03-20
Sala salva il Leonka ma non la scuola
Il sindaco protegge il centro sociale e ignora l’istituto Cova, la cui sede è stata acquisita dal costruttore vicino a Mr. Expo. Pratica su cui lavorò pure l’ex assessore De Cesaris.I dieci anni di Beppe Sala a sindaco di Milano saranno ricordati, oltre che per le decine di inchieste sull’urbanistica, anche per alcune disparità di trattamento sulla gestione degli immobili.La gestione della vicenda del Leoncavallo, lo storico centro sociale occupato, è quasi opposta a quella della storica scuola Cova che per 65 anni è stata in corso Vercelli. Se per gli occupanti dello spazio di via Watteau di proprietà della famiglia Cabassi è stato più volte accettato il rinvio degli sgomberi, per l’istituto professionale non c’è stato molto da fare negli anni passati, quando l’immobile di corso Vercelli è stato venduto da palazzo Marino per fare cassa. Certo, si tratta di due situazioni diverse, tra chi occupa (lo sgombero del Leonka è stato rinviato al 15 maggio) e chi invece pagava un affitto regolarmente, ma di sicuro l’attenzione avuta dal Comune di Milano nei confronti Leoncavallo non c’è stata per la Scuola Cova, un ente del terzo settore che prepara al lavoro professionale più di 200 studenti ogni anno.Come anticipato dalla Verità nei giorni scorsi, l’immobile di corso Vercelli è stato ceduto attraverso due bandi, vinti nel 2021 per 10 milioni di euro dalla Chris Real Estate di Mirko Paletti, lo stesso che poi sarà finanziatore della campagna elettorale di Beppe Sala. La comunicazione della vendita degli spazi alla Scuola Cova (che non avrebbe mai potuto partecipare al bando di acquisto dell’immobile perché ente del terzo settore e, quindi, di certo impossibilitato a disporre dei 10 milioni di euro necessari per l’acquisto) è del 31 agosto di quell’anno. Il 30 settembre, un mese dopo, Paletti verserà 10.000 euro a titolo di contributo elettorale. Ebbene, se per il Leoncavallo il Comune si sta impegnando a trovare un nuovo spazio in zona Porto di Mare - per la concessione d’uso dell’immobile di sua proprietà situato proprio in via San Dionigi -, per la Cova non è stato mosso un dito. Sono stati direttore e professori, con la nuova proprietà che metteva fretta per sgomberare lo stabile, a doversi informare e attivarsi sui nuovi bandi di palazzo Marino per trovare un altro spazio che poi è stato individuato in via Alex Visconti 18.Il rischio sarebbe stato la chiusura di una realtà storica che lo stesso palazzo Marino aveva riconosciuto nel 2008, promuovendo un protocollo d’intesa al quale hanno aderito gli enti storici di Milano. A quanto risulta alla Verità, anche nella gestione di cessione di quell’immobile, la scuola Cova aveva avuto un confronto con l’avvocato (esperta di diritto amministrativo) Ada Lucia De Cesaris, ex assessore all’Urbanistica ma, soprattutto, ormai storica consulente di Mirko Paletti. De Cesaris (non indagata) compare, oltre che nelle carte dell’inchiesta che ha portato all’arresto per corruzione dell’ex dirigente comunale Giovanni Oggioni, anche in quelle che portarono agli arresti domiciliari i fratelli Paletti nell’indagine di La Spezia nata intorno ai presunti casi di corruzione della giunta ligure di Giovanni Toti.L’ex assessore milanese dava, infatti, consigli sulla riqualificazione dell’ex cava Carlo Alberto di Portovenere, per il quale sono indagati l’ex sindaco Matteo Cozzani insieme ai fratelli Paletti. Le competenze professionali dell’avvocato De Cesaris sono anche confermate in un’informativa della Finanza proprio su Oggioni, dove si mette in evidenza la strategicità dello studio Ammlex, che vede Maria Bazzani come fondatrice nonché socia di De Cesaris. Ma dove, in passato, è stato senior partner dello studio anche l’avvocato Guido Bardelli, ex assessore alla Casa. Le intercettazioni nelle carte per l’arresto di Oggioni confermano che i tre avvocati parlavano spesso del Salva Milano anche con l’architetto Marco Cerri. Quest’ultimo, indagato per falso e traffico di influenze illecite nelle inchieste sull’urbanistica, si è difeso ieri per circa tre davanti al gip Mattia Fiorentini. Cerri ha fatto leva sull’interpretazione delle norme e ha contestato un’intercettazione dove non sarebbe lui a parlare.