2019-02-26
Sala imita Macron. Con la Ztl fa infuriare milanesi e non solo
Il varo dell'Area B sta facendo crollare il mercato dei diesel: finiscono svalutate quasi tutte le vetture acquistate al Nord. All'inizio di febbraio il ministero dei Trasporti ha diffuso i dati delle immatricolazioni italiane di gennaio (auto, moto e camion), e queste sono state 164.864, ovvero il 7,54% meno rispetto allo stesso mese del 2018.Che l'Area B avrà come effetto quello di abbattere l'inquinamento è tutto da dimostrare. Si può invece notare con facilità come la zona a traffico limitato più grande d'Europa abbia già di fatto creato due mercati dell'auto ben distinti all'interno del territorio italiano: quello dei milanesi (e limitrofi) in cui le auto diesel con più di 3-4 anni hanno le quotazioni in caduta libera e quello al di fuori dell'Area B, dove le auto più inquinanti prosperano senza limitazioni.Il sindaco di Milano, Beppe Sala, ha dunque deciso di ergersi a Macron in salsa meneghina. Come è avvenuto per il presidente francese che ha dovuto scontrarsi contro i gilet gialli, nel caso dell'Area B il primo cittadino di Milano dovrà infatti vedersela con tutti i milanesi che hanno speso soldi per un'auto giovane che ora non vale nulla o quasi. Senza considerare che chi ha un diesel a scadenza dovrà pure vedersela con l'aumento del biglietto Atm, la società che gestisce il trasporto pubblico nel capoluogo lombardo, che, con ogni probabilità, da aprile aumenterà da 1,5 a 2 euro. Insomma, per ora, l'Area B ha il merito di avere creato due mercati e due norme ben distinte per chi vive dentro o fuori la nuova Ztl partita ieri alle 7.30 di mattina. Per carità, nessuno mette in dubbio l'importanza di ridurre l'inquinamento, ma è pur vero che la scelta di Sala si sta abbattendo sulle tasche di tante famiglie. Imporre la sostituzione di mezzi relativamente moderni concede regali agli automobilisti delle zone meno congestionate e altera un mercato che non sa più che fare per mantenere o recuperare livelli di vendite e che ha gravi impatti sull'occupazione.All'inizio di febbraio il ministero dei Trasporti ha diffuso i dati delle immatricolazioni italiane di gennaio (auto, moto e camion), e queste sono state 164.864, ovvero il 7,54% meno rispetto allo stesso mese del 2018. Infatti, finita la sbornia delle «km zero» e delle immatricolazioni entro fine anno per ricevere i premi, che avevano fatto segnare un +1,96%, il 2018 ha segnato un -3,1%. Oltre l'andamento dell'economia c'è ovviamente una grande incertezza. Chi in Lombardia ha necessità di un'auto diesel perché percorre molti chilometri, deve essere certo di «esaurirla» entro tre anni e farlo tre volte in un decennio, o rischia di doverla svendere o di doverla giocoforza cambiare ancora in vista del blocco totale per questo tipo di alimentazione che scatterà nel 2030. Allo stop diesel mancano soltanto 11 anni e, seppure quasi nessuno tenga un'automobile per tanto tempo, soprattutto se la usa per lavoro, la cosa non vale per furgoni e mezzi commerciali e ci si chiede se sia comunque giusto imporne la fine prematura.All'estremo opposto abbiamo territori come il Sud Italia, e specialmente la Sicilia e le isole. Prendiamo, ad esempio, Pantelleria, una perla del Mediterraneo percorsa da automezzi e motocicli vetusti, spesso neppure dotati di catalizzatore (Euro zero), che scorrazzano liberamente. Vanno addirittura di moda le simpatiche Citroen Mehari uscite di produzione nel 1987. Nel Mezzogiorno il mercato dell'usato attinge al 75% dal Nord Italia, così automobili ritirate a Milano con valori da «mezzo fuori mercato» finiscono a Trapani, Palermo, Catania, Bari, Napoli per una seconda vita a tempo indeterminato. Prendiamo come esempio una berlina 1.9 turbodiesel Euro 5 del 2013 costata, nuova, 28.000 euro a Milano. In Area B potrà circolare senza limitazioni fino al primo ottobre 2022. Da una valutazione finalizzata alla sostituzione, fino all'agosto scorso veniva ritirata a 10.000 euro, mentre oggi non la valutano più di 7.500. Il suo valore ha perso il 25% nell'ultimo anno grazie alla mossa di Sala. Un mezzo con le medesime caratteristiche viene però venduto in una concessionaria pugliese o siciliana per 13.000 euro. E lo stesso meccanismo avviene nei Paesi dell'Europa dell'Est e fino al Nordafrica.Già nell'ottobre scorso, quando nel Nord Italia le Euro 3 venivano fermate, la società di aste automobilistiche Bca (British car auctions del gruppo Bca Marketplace plc, società quotata alla Borsa di Londra che commercia oltre 1 milione di mezzi all'anno B2b), dichiarò di aver venduto in Europa 1,3 milioni di automezzi, segnando un +3% sull'anno precedente nelle transazioni riguardanti le auto a gasolio. Del resto, il fatto che Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna abbiano quattro regolamenti differenti in fatto di limitazioni all'inquinamento, crea veri e propri flussi d'esportazione e il fenomeno è esteso in tutto il Vecchio Continente.Che siano professionisti del settore oppure privati, gli acquirenti attraverso Internet comprano dove il diesel non è più richiesto né permesso e, se commercianti, lo rivendono laddove invece rappresenta un vantaggio in termini di durata e costi d'esercizio. Il risultato è che le vendite all'estero dal 2017 a oggi rappresentano il 39% del totale delle aste di automobili mentre importiamo da Francia, Germania e Danimarca il 58% in più di quanto avvenisse due anni fa. Incertezze e regolamenti differenti non aiutano il settore: in Italia sull'ultimo anno stiamo segnando un rallentamento nei passaggi di proprietà (-3,69%) e in generale in Europa si sta verificando un -4,6% di nuove immatricolazioni (fonte Acea). Ma andando a vedere i dati relativi ai Paesi dell'Est si rimane stupidi: Romania +18%, Lituania +49%, Ungheria +9%. La conferma che oltre all'andamento generale dell'economia, le campagne antismog a macchia di leopardo ci rubano decine di migliaia di euro.