2018-10-04
Sala cerca la Lega per il futuro
Il sindaco di Milano non mira più a essere l'anti Salvini. Ed è diventato l'interlocutore principale del Carroccio. Una mossa per riposizionarsi in vista delle comunali del 2021. Ha un dialogo aperto con l'ala giorgettiana della Lega, quella più pragmatica, che in questi giorni ha storto il naso rispetto alle parole del vicepremier grillino Luigi Di Maio sulla manovra economica.A fine giugno Beppe Sala, sindaco di Milano, dichiarò di fronte alle telecamere di essere l'anti Matteo Salvini. Lo fece durante la tavolata dell'accoglienza, mentre il neo ministro dell'Interno iniziava le sue politiche contro gli sbarchi in arrivo dalla Libia. Non sono passati nemmeno tre mesi e l'anti Salvini milanese ora è molto più vicino alla Lega di quanto si possa pensare. Anzi. Chi ha seguito la scorsa settimana l'incontro in prefettura nel capoluogo lombardo ha potuto notare che i due si sono appartati per qualche minuto a parlare, soprattutto della situazione del parco di Rogoredo. In sostanza se questa estate Sala veniva dipinto anche da alcuni quotidiani come un possibile nuovo leader del centrosinistra da anteporre al blocco gialloblù, ora l'ex city manager di Letizia Moratti è diventato il principale interlocutore del Carroccio, nel Nord del Paese. Lo dicono le cronache, locali e non. Al disgelamento dei rapporti con Salvini si aggiunge un'ottima intesa con il governatore lombardo, Attilio Fontana, quello veneto, Luca Zaia, e l'ex numero uno di Regione Lombardia, Roberto Maroni: Sala terrà nelle prossime settimane una lezione alla sua scuola politica all'Università di Pavia. Di mezzo c'è la candidatura di Milano e Cortina alle Olimpiadi invernali del 2026 (che ha fatto infuriare il sindaco pentastellato di Torino, Chiara Appendino), lanciata con il beneplacito del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, ma anche tante partite economiche, industriali e infrastrutturali che andranno in scena da qui al prossimo anno. Sala ha un dialogo aperto con l'ala giorgettiana della Lega, quella più pragmatica, che in questi giorni ha storto il naso rispetto alle parole del vicepremier grillino Luigi Di Maio sulla manovra economica. In piazza della Scala c'è chi sostiene che il sindaco milanese stia cercando di riposizionarsi in vista delle elezioni comunali del 2021. Ma c'è chi aggiunge che il Partito democratico voglia candidarlo come capolista alle elezioni europee di maggio. Peccato che se dovesse farlo dovrebbe lasciare l'incarico di primo cittadino: il regolamento è cambiato lo scorso anno. Per di più non si sa ancora se il Pd ci sarà ancora nella prossima primavera. E data la situazione interna, con l'eterno scontro tra renziani e la vecchia guardia Ds rimasta, di certezze su un futuro a Strasburgo non ce ne sono. Non solo. L'ex amministratore delegato di Expo parla agli stessi mondi a cui parlano i fedelissimi di Giorgetti. Il prossimo anno ci sarà il rinnovo delle presidenze di Fondazione Cariplo e Acri (associazione delle fondazioni) con l'addio di uno degli «orologiai» della politica economica italiana, ovvero Giuseppe Guzzetti. E ancora. Tra Fontana e Sala per esempio c'è un ottimo rapporto anche perché bisogna sbrigliare la matassa delle quote della Milano-Serravalle, come il dossier della riapertura dei Navigli e quello legato alla realizzazione di M4 e M5. È di questi giorni la notizia del rischio default del gruppo Astaldi, socio al 50% del Consorzio Mm4. I lavori continuano, ma un'interruzione creerebbe non pochi disagi in una città che soffre da anni i cantieri per la realizzazione della metropolitana. Non solo. Al dialogo tra una parte della Lega e Sala corrisponde anche un certo malessere nella classe industriale di Lombardia e Veneto per l'imminente manovra economica. Ne hanno parlato il viceministro dell'Economia, Massimo Garavaglia, e il presidente Vincenzo Boccia a Vicenza, lo scorso fine settimana. In via Bellerio c'è chi storce il naso non appena sente le parole reddito di cittadinanza. Non a caso il capogruppo leghista, Riccardo Molinari, l'altro giorno se lo è lasciato scappare («Il caos sui mercati nasce dal reddito di cittadinanza»), per poi correggersi. Il Nord resta un avamposto della Lega e si rischia di perdere voti per un provvedimento troppo assistenzialista per il Sud. Sono in tanti a ricordarlo spesso a Salvini.
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
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