2025-05-12
Tra Russia e Ucraina forse è la volta buona
Dopo settimane di tira e molla, questa può essere quella decisiva: la telefonata tra lo zar e Erdogan crea le premesse per sedersi al tavolo. E Zelensky ci sta: «Aspetto Putin personalmente». Ora sperare si può.Mai così vicini a una ripresa dei negoziati per una tregua duratura in Ucraina. La proposta arriva direttamente dal leader del Cremlino Vladimir Putin tramite il lavoro di mediazione operato dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Passa per la Turchia dunque la ripresa di una trattativa diretta tra Kiev e Mosca con colloqui che dovrebbero riprendere il 15 maggio «da dove si erano interrotti» nel marzo del 2022, ha detto lo zar al telefono con il leader turco. Ipotesi confermata da Erdogan che in una conversazione telefonica con il capo dell’Eliseo Emmanuel Macron ha comunicato la disponibilità a ospitare i negoziati. Secondo Donald Trump «il presidente Putin non vuole avere un cessate il fuoco con l’Ucraina ma vuole vedersi giovedì in Turchia per negoziare una possibile fine di questo bagno di sangue. L’Ucraina dovrebbe accettare immediatamente» perché accettando Kiev avrebbe modo di determinare «se un accordo è possibile. Se non lo è i leader europei e gli Stati Uniti sapranno come stanno le cose e potranno procedere». Prima aveva parlato di «giorno grandioso»: «Pensate alle centinaia di migliaia di vite che saranno salvate».In seguito a queste parole è arrivata la risposta del presidente ucraino Volodymyr Zelensky: «Attendiamo un cessate il fuoco completo e duraturo, a partire da domani (oggi, ndr), per fornire la base necessaria alla diplomazia. Non ha senso prolungare le uccisioni. E giovedì aspetterò Putin in Turchia. Personalmente. Spero che questa volta i russi non cerchino scuse».Dal 2022 «colloqui diretti» non ci sono più stati e adesso potrebbero portare «a una svolta, a una soluzione permanente del conflitto. Una opportunità che deve essere colta». I tempi allora non erano abbastanza maturi, ma Erdogan riuscì a portare a casa una serie di piccoli accordi sullo scambio di prigionieri, ponendosi da subito come mediatore chiave. Oggi le cose potrebbero andare diversamente in un contesto geopolitico diverso da quello di tre anni fa, tra la caduta del regime di Assad e il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. Proprio intorno al 15 maggio, tra il 14 e il 16, il segretario di Stato americano Marco Rubio è atteso in Turchia. In quei giorni ci sarà infatti anche una riunione informale dei ministri degli Esteri della Nato proprio per discutere della fine della guerra in Ucraina. «In vista del vertice della Nato all’Aia, previsto per giugno, il segretario promuoverà l’agenda del presidente Trump volta a garantire che i nostri alleati contribuiscano equamente a rendere la Nato più forte ed efficace». Dagli Stati Uniti arriva però anche un messaggio preventivo per Mosca: «Prima un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni e poi, durante questo periodo, si passa a una discussione di pace globale. Non il contrario». Ha detto Keith Kellogg, l’inviato speciale di Trump per l’Ucraina. Intanto il capo della diplomazia francese Jean-Noel Barrot soffia sul fuoco, minacciando nuove sanzioni nel caso in cui Mosca non dovesse accettare la tregua. «Putin è sempre più alle strette e dovrà fare passi avanti verso la pace perché la pressione continuerà ad aumentare». Prima ancora era stato il presidente francese Emmanuel Macron a respingere la proposta del Cremlino: «Non ci possono essere negoziati mentre le armi parlano. Non ci può essere dialogo se, allo stesso tempo, i civili vengono bombardati». E ancora: «Il presidente Zelensky si è impegnato senza porre alcuna condizione. Ora ci aspettiamo una risposta altrettanto chiara dalla Russia». Poi ha accusato Putin di cercare «una via d’uscita, ma vuole comunque guadagnare tempo». Anche il cancelliere tedesco, Friedrich Merz, ha chiesto al Cremlino un cessate il fuoco prima di ipotetici negoziati. «Prima devono tacere le armi, poi possono iniziare le conversazioni. A Kiev abbiamo chiesto un cessate il fuoco di 30 giorni con i nostri partner per fare spazio ai negoziati. L’Ucraina ha accettato questo senza se e senza ma. Se la parte russa sta ora segnalando la volontà di parlare, questo è un buon segno per cominciare, ma non è affatto sufficiente». Preoccupano quindi le dichiarazioni del portavoce del ministero degli esteri russo, Maria Zakharova. «A giudicare dalla reazione, il governo di Kiev non ha letto bene la trascrizione della dichiarazione di Putin: il presidente russo ha parlato chiaramente della necessità di un processo di negoziazione sulle cause profonde» del conflitto in Ucraina, e «solo dopo sarà possibile parlare di un cessate il fuoco».Tuttavia il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha definito la proposta di Putin «molto seria» aggiungendo: «Una pace duratura può essere raggiunta solo attraverso negoziati seri, e la disponibilità a questi negoziati è stata ora dimostrata dal presidente». Nelle ore successive al discorso di Putin la Russia ha lanciato più di 100 droni contro l’Ucraina, anche se sarebbe dovuto essere in vigore il cessate il fuoco di tre giorni dichiarato unilateralmente in occasione delle celebrazioni della Giornata della vittoria. Secondo il ministero della Difesa russo, invece, dal 9 maggio a ieri le Forze armate dell’Ucraina hanno violato il cessate il fuoco oltre 14.000 volte. Attesa dunque per le prossime ore, decisive per capire se eventuali rotture del cessate il fuoco possano compromettere un faccia a faccia atteso da più di tre anni.
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