2025-04-07
Mosca continua a guardare al Sahel
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Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov con gli omologhi di Burkina Faso, Niger e Mali a Mosca il 3 aprile 2025 (Ansa)
La Russia punta a rafforzare la propria presa sulla regione del Sahel. Non a caso, la scorsa settimana, il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, ha ricevuto a Mosca gli omologhi di Mali, Burkina Faso e Niger. A livello generale, durante il meeting si è discusso di come rafforzare le relazioni tra i quattro Paesi, soprattutto per quanto concerne il settore della Difesa. "Ho sottolineato la disponibilità di Mosca ad aiutare ad espandere il potenziale delle forze armate unite del Sahel, a rafforzare la capacità di combattimento degli eserciti dei tre Paesi e ad addestrare le loro truppe e il personale delle forze dell'ordine", ha detto Lavrov, non escludendo che Mosca possa inoltre fornire dell’equipaggiamento militare. Non solo. Nell’occasione, il ministro russo ne ha anche approfittato per accusare l’Ucraina di tentare di destabilizzare la regione africana. “Alcuni attori al di fuori del Sahel continuano a tentare di destabilizzare la regione. Oltre agli ex colonizzatori, questo include anche il recente regime di Kiev, che sostiene apertamente i gruppi terroristici in questa parte dell'Africa mentre i suoi sponsor occidentali chiudono un occhio su di esso”, ha dichiarato. Un’affermazione, questa, che è stata fondamentalmente condivisa dal ministro degli Esteri maliano, Abdoulaye Diop, il quale ha addirittura bollato l’Ucraina come uno “Stato terrorista”. Ricordiamo che, l’anno scorso, Bamako aveva interrotto i propri rapporti diplomatici con Kiev. D'altronde, sempre l’anno scorso, Mali, Niger e Burkina avevano dato avvio, sotto l’egida di Mosca, a una confederazione politico-militare, chiamata Aes: una mossa che aveva inferto un significativo schiaffo alla sempre più debole influenza francese sulla regione. Il che rappresenta oggi un problema non di poco conto per Emmanuel Macron, specialmente in un momento in cui l’inquilino dell’Eliseo si sta candidando a guidare il settore della Difesa europea. Ma qual è stato l’effettivo obiettivo del summit moscovita? Innanzitutto, il Cremlino punta a consolidare la propria influenza in un’area strategica come quella del Sahel. Un lavoro simile è portato del resto avanti dai russi anche nella parte orientale della Libia, facendo leva sul generale Khalifa Haftar. In questo modo, Mosca mira a mettere progressivamente sotto pressione il fianco meridionale della Nato. In secondo luogo, Vladimir Putin sta cercando anche di rassicurare i governi di Mali, Burkina e Niger: governi che hanno visto con preoccupazione, l’anno scorso, la repentina caduta di uno dei principali alleati mediorientali del Cremlino, come Bashar al Assad. Insomma, pur rafforzando la propria posizione nel Sahel, Mosca deve al contempo risolvere un problema di credibilità nei confronti dei propri alleati locali. Il che rappresenta un tema tutt’altro che banale per il Cremlino, visti i vari dossier che si sta trovando a gestire in questa delicata fase storica. Per Putin, la partita africana si interseca non solo con quella ucraina ma anche, se non soprattutto, con quella mediorientale.
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Ansa
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