2025-03-13
Il «rosso» Pugliese nei guai: corruzione per l’affare Auchan. E c’è pure Mincione
Francesco Pugliese (Imagoeconomica)
L’ex ad di Conad Francesco Pugliese, vicino ai dem, è indagato per l’acquisizione dei negozi francesi insieme al broker dello scandalo vaticano.Sembra quasi una coazione a ripetere; il rosso, inteso come inclinazione politica, non s’addice alla finanza. I governanti di aziende che hanno a che fare con la sinistra a un certo punto vengono presi dalla vertigine del business e finiscono o per commettere errori, oppure per incappare in qualche Procuratore della Repubblica che ficca il naso nelle carte inconfessabili. Ieri è finito indagato Francesco Pugliese, l’ex guru dei supermercati Conad dove ha lavorato per trent’anni facendoli diventare da piccole botteghe associate a colosso della grande distribuzione. L’ultimo bilancio firmato da lui come amministratore delegato, quello del 2022, esponeva un fatturato di 18 miliardi e mezzo. Ma come tutti i «giganti» Pugliese che andava in televisione a spiegare agli italiani come e soprattutto dove fare la spesa, frequentava l’alta finanza e le sezioni del Pd renziano, aveva un tallone d’Achille: le auto d’epoca. E proprio l’acquisto di un’auto da collezione con cui ha corso la Mille Miglia due anni fa lo ha fregato. Alcuni «compagni» delle cooperative si sono insospettiti e hanno acceso la miccia dell’inchiesta che è deflagrata ieri. A Bologna c’era stato un precedente: il caso di Giovani Consorte quando era ai vertici dell’Unipol, la cassaforte della famiglia rossa. Un’inchiesta durata anni finita con un’unica condanna del manager rosso: venti mesi per la tentata scalata all’Antonveneta. Che ritorna nello scandalo del Monte dei Paschi di Siena. Anche lì il presidentissimo Giuseppe Mussari organico al Pd fu accusato e condannato in primo grado a 7 anni poi definitivamente assolto. A Bologna sperano che vada nella stessa maniera di fronte ad un nuovo affaire giudiziario che scuote uno degli uomini forti della galassia progressista. Francesco Pugliese è l’uomo del miracolo Conad, corteggiato dai vertici del Pd, amicissimo di Matteo Renzi quando regnava sul Pd. Da ieri Pugliese è indagato con l’accusa di corruzione tra privati e autoriciclaggio insieme al ex direttore finanziario di Conad Mauro Bosio e a Raffaele Mincione, uno che gioca con gli immobili come i bambini con i mattoncini Lego, finito nell’inchiesta sul palazzone londinese di Sloane Avenue comprato dal Vaticano. Mincione nel processo in cui è stato condannato il cardinale Giovanni Angelo Becciu - non era mai accaduto in duemila anni di storia della Chiesa - si è beccato 5 anni e 6 mesi. Ovviamente ha fatto appello. Le accuse nei confronti dei tre - nell’inchiesta ci sono altri 6 indagati - sono state formalizzate dalla Procura della Repubblica di Bologna dopo oltre due anni d’indagine della guardia di finanza che ieri ha eseguito a loro carico anche il sequestro di oltre 36,5 milioni di euro, di cui 28,64 milioni «quale profitto del reato corruttivo e, la parte restante (8 milioni) per autoriciclaggio». Le indagini che sono condotte dal procuratore di Bologna Francesco Caleca e dal sostituto procuratore Michela Guidi sono partite da un esposto presentato da due cooperative aderenti al Conad nazionale, Conad Centro Nord, Conad Nord Ovest, e dalla Forty Srl, una società di spedizioni controllata da Conad Centro Nord. È una sorta di resa di conti tra compagni. Le denunce delle tre compagini di Conad risalgono all’estate di due anni fa quando hanno chiesto un’ispezione giudiziale a carico di Conad nazionale sospettando irregolarità nell’acquisizione della catena di supermercati Auchan. Pugliese in quell’occasione cercò di resistere, ma il 22 giugno il consiglio di amministrazione gli ha revocato le deleghe nominando al suo posto, come presidente di Conad, Mauro Lusetti, un intimo del Pd, per anni presidente della Lega delle Cooperative realizzando plasticamente che Conad e Coop sono rivali nei supermercati, ma uniti dall’ambito di riferimento economico e politico. Ciò che rivela l’inchiesta di Bologna a carico di Francesco Pugliese è appunto la coalizione a ripetere dei manager «rossi», la mania del gigantismo. Tutto ruota attorno all’acquisizione della catena Auchan: il gruppo francese in fortissime perdite voleva scappare dall’Italia. Così nel 2019 Pugliese mette sul piatto circa 800 milioni di euro e si porta a casa una catena di punti vendita e di immobili. L’affare viene presentato come l’occasione del secolo per Conad anche se Pugliese avvia una draconiana cura di dimagrimento del personale. Nelle stesse settimane Sergio Mattarella lo nomina cavaliere del lavoro. Evidentemente la ferocissima polemica che lo oppose a Bernardo Caprotti - patron allora di Esselunga - al Quirinale non era arrivata. Caprotti aveva accusato la Coop e il Conad di godere di favori dalle regioni rosse che impedivano l’apertura di supermercati Esselunga. Pugliese rispose così, meritandosi applausi a scena aperta anche dal partito: «Se il dottor Caprotti sostiene che ci siano imprese politiche - come definisce i due più grandi operatori nazionali della grande distribuzione - sarebbe stato lecito attendersi che avesse detto anche in quali aspetti riconosceva questa sua affermazione. Purtroppo, non ce ne ha resi partecipi». Così comprata Auchan - stando sempre alle indagini della Procura di Bologna - per mettere le mani sugli immobili costituisce insieme a Bosio una società veicolo - aiutato anche dai suoi familiari finiti nell’inchiesta - che ha ricevuto sotto forma di consulenze 3 milioni da una società di trasporti - l’amministratore delegato è tra gli indagati - e 11,3 milioni da Mincione a cui sono stati girati gli immobili ex Auchan. Da qui l’inchiesta con i provvedimenti presi ieri, ma a quanto pare è solo l’inizio.
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
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