2020-11-06
Rosso di 451 milioni nel trimestre di Mps. «Chi se lo prende?»
I dubbi su cosa accadrà al gruppo senese. Scontato l'aumento di capitale di 2 miliardi. Ma il Tesoro ha munizioni solo fino a 1,5.Cosa ne sarà del Monte dei Paschi? La domanda circola ormai da mesi nelle sale operative. E resta ancora senza risposta. L'amministratore delegato Guido Bastianini non ha chiarito i dubbi degli analisti collegati ieri pomeriggio in conference call per la presentazione dei conti trimestrali. Il Monte «con il pieno supporto dell'azionista di controllo», ovvero il Mef, «sta lavorando alla revisione del capital plan per le iniziative di rafforzamento patrimoniale in corso di valutazione», si è limitato ad annunciare l'ad. Senza dare altre indicazioni, né tantomeno numeri sull'importo di un aumento di capitale che pare ormai scontato.Il problema è che il Monte ha chiuso il terzo trimestre con un rosso di 451 milioni di euro (1,53 miliardi nei nove mesi), su cui hanno pesato 569 milioni di euro di oneri non operativi legati principalmente agli accantonamenti per rischi legali e ai costi di ristrutturazione per le uscite di personale. A seguito della sentenza di condanna nei confronti degli ex vertici, Fabrizio Viola e Alessandro Profumo, la banca nel trimestre ha infatti accantonato altri 410 milioni. «Il piano a cui stiamo lavorando prenderà in considerazione l'evoluzione del quadro normativo, il contesto macro-economico e il perfezionamento dell'operazione di derisking con Amco, previsto per l'inizio di dicembre, che cambierà il profilo della banca», ha precisato Bastianini. Ma, incalzato sul cosiddetto buffer di capitale necessario, l'ad ha solo detto che, «dopo la chiusura dell'operazione Amco il rapporto tra crediti deteriorati e il totale dei crediti erogati si attesterà al 4%, tra i più bassi in Italia». Stop. Nessun'altra informazione. Le indiscrezioni intanto puntano su una ricapitalizzazione da oltre 2 miliardi con il Tesoro che ha munizioni pronte fino a 1,5 miliardi. La Bce ha chiesto un rafforzamento patrimoniale da 700 milioni per l'operazione Amco e la banca ha già emesso un bond subordinato T2 da 300 milioni e potrebbe dover emettere un altro bond At1 per colmare gli altri 400 milioni di riduzione di patrimonio. Strumento che andrebbe sottoscritto pro quota dal Tesoro, azionista con il 68% del capitale, e dal mercato. Il rilancio di Mps passa comunque dall'uscita dello Stato per fare posto a un partner privato. Ovvero da una fusione. Di cavalieri bianchi all'orizzonte, però, ancora non se ne vedono. E chi ha creduto all'ennesimo rumors sull'intervento di Unicredit, con Jean Pierre Mustier in veste di principe azzurro, pronto a sposare la Cenerentola senese è rimasto deluso. «Non c'è alcun progetto di M&A, non commentiamo le speculazioni ma lasciatemi ribadire che il nostro piano al 2023 è basato sull'assunto “senza fusioni e acquisizioni"», ha detto il banchiere francese ieri durante la presentazione della trimestrale chiusa in utile per 680 milioni (i nove mesi sono stati archiviati in rosso per 1,6 miliardi). «Preferiamo trasformare piuttosto che integrare e vogliamo usare l'eccesso di capitale per supportare l'economia e per restituire il capitale ai soci quando il regolatore lo permetterà», ha aggiunto. A chi gli chiedeva se la decisione di indicare come futuro presidente un politico in carica come Pier Carlo Padoan possa rivelarsi negativa per l'istituto, Mustier ha ricordato le dimissioni di Padoan da deputato del Pd precisando che il management «mantiene la sua indipendenza nei confronti di chiunque». Non è chiaro se l'intervento di Unicredit fosse più un desiderata del Mef o se qualche contatto tra i vertici di piazza Gae Aulenti ci sia stato veramente, anche in vista dell'imminente arrivo alla presidenza dell'ex ministro del Tesoro a fare da sensale. O se a mettersi di traverso siano stati alcuni soci di peso di Unicredit spaventati dalla dote ingombrante della banca senese. Di certo, Mustier continua a voler ballare da solo. E nel frattempo ha pure accantonato il progetto di creare una subholding in cui racchiudere gli asset esteri del gruppo che, secondo le indiscrezioni, avrebbe dovuto procedere in parallelo all'acquisizione italiana. «Grazie all'azione della Bce e al calo degli spread il progetto non è più attuale», ha spiegato ieri.Nel frattempo, a svelare i risultati è stato anche il Banco Bpm che ha chiuso i primi nove mesi del 2020 con un utile netto di 263 milioni, in calo rispetto ai 701 milioni dello stesso periodo dell'anno scorso. Nel terzo trimestre l'utile è stato comunque di 157 milioni. «Le prospettive macroeconomiche per l'ultima parte dell'esercizio rimangono incerte», sottolinea però l'istituto ribadendo che gli obiettivi del piano strategico 2020-2023 annunciati a marzo «non sono più da considerarsi attuali». Il gruppo preparerà un nuovo piano strategico una volta che il quadro prospettico sarà meglio definito. Quanto al corteggiamento da parte del Credit Agricole, ieri l'ad Giuseppe Castagna ha detto di essere «disponibile a parlare con tutti, siamo interessati a esplorare ogni possibile mossa che serva a rafforzare la banca. Il Covid non aiuta, tutto è complicato. Però siamo sul mercato, vedremo cosa succede».
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