2023-07-05
Roma più importante nella nuova Nato. E Stoltenberg strappa un altro anno in sella
Il segretario rinnovato batte cassa: «Il 2% del Pil è il minimo». L’Italia base per le operazioni in Mediterraneo e Mar Nero.È una vera e propria svolta quella che potrebbe verificarsi al vertice Nato di Vilnius l’11 e il 12 luglio. Probabilmente, va detto, i costi economici aumenteranno. Ma con loro a crescere saranno anche le opportunità per l’interesse nazionale italiano. L’ottica generale del summit sarà quella di rafforzare l’Alleanza atlantica. Un obiettivo che dovrebbe passare anche da un incremento dei contributi da parte dei Paesi membri. «Ci aspettiamo che i leader al vertice concordino sul fatto che il 2% del Pil per la difesa non è qualcosa verso cui dovremmo tendere, non un tetto, ma un minimo necessario da investire nella nostra sicurezza condivisa», aveva affermato già a giugno il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, il cui mandato è stato rinnovato proprio ieri per un altro anno. Anche se sarà oggettivamente difficile superare in concreto la soglia del 2%, è chiaro come, davanti alla crescente instabilità internazionale scaturita dalla crisi ucraina, l’Alleanza atlantica punti ad armarsi maggiormente: un obiettivo che, chiariamolo, non è in contraddizione con l’interesse nazionale italiano. Al di là dei potenziali benefici per la nostra industria della difesa, Roma, soprattutto in un Mediterraneo sempre più pericoloso, non può infatti più permettersi una diplomazia sdentata. E l’attuale governo italiano sembra averlo capito. Un’adeguata politica di sicurezza non può prescindere da un rafforzamento militare, secondo il noto principio reaganiano della «pace attraverso la forza». Ma non è tutto. Sì, perché al vertice di Vilnius l’Italia potrebbe anche acquisire un peso maggiore in seno all’Alleanza atlantica. Secondo quanto anticipato ieri dal sito Euractiv, il summit dovrebbe approvare tre «piani regionali» per incrementare difesa e capacità di deterrenza su vari fronti: spazio, cyber, terrestre, marittimo e aereo. In particolare, la testata ha riferito che «un piano copre l’estremo Nord e l’Atlantico, guidato dal Joint Force Command a Norfolk negli Stati Uniti. Un piano regionale centrale, guidato da Brunssum nei Paesi Bassi, coprirà i Paesi baltici e le Alpi, mentre il terzo coprirà il Sudest dell’alleanza militare, compresi il Mediterraneo e il Mar Nero, con un comando a Napoli, in Italia». Tali progetti, che secondo il presidente del comitato militare della Nato Rob Bauer richiedono un aumento della spesa per la difesa, rappresentano una significativa opportunità per il nostro Paese. Napoli assumerebbe infatti una nuova centralità sotto almeno due punti di vista. Primo: troviamo la questione del Mar Nero. L’invasione russa dell’Ucraina ha portato a un ulteriore rafforzamento del fianco orientale dell’Alleanza atlantica. In particolare, il Mar Nero ha acquisito un’importanza crescente, anche in virtù dell’accordo sul grano che - attualmente appeso a un filo - fu stipulato l’anno scorso tra Kiev e Mosca, attraverso la mediazione dell’Onu e, soprattutto, della Turchia. Questo significa che la Nato guarda con notevole interesse a quell’area. E non può non essere dunque una buona notizia che proprio al comando di Napoli venga delegata la gestione del piano regionale che la riguarda. In secondo luogo, sembra proprio che i vertici della Nato stiano iniziando a comprendere maggiormente l’importanza del Mediterraneo: un dossier su cui il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha non a caso battuto nei suoi colloqui con il presidente americano, Joe Biden, e con lo stesso Stoltenberg. Ed è proprio qui che emerge in modo evidente la convergenza tra gli interessi della Nato e quelli del nostro Paese. Già nello Strategic Concept pubblicato l’anno scorso, l’Alleanza atlantica aveva riconosciuto che «le regioni del Medio Oriente, del Nord Africa e del Sahel affrontano sfide interconnesse su sicurezza, demografia, economia e politica». L’Alleanza atlantica si sta in altre parole rendendo conto che i problemi del suo fianco orientale sono correlati a quelli del suo fianco meridionale. La Russia, per esempio, ha incrementato la propria influenza politico-militare sull’Est della Libia e sul Mali grazie al Wagner Group. Senza dimenticare che, nei primi mesi dell’invasione dell’Ucraina, il Cremlino schierò contro Kiev dei mercenari siriani provenienti proprio dalla Libia. Tutto questo, senza trascurare che l’Iran sta consolidando la propria influenza su Mali e Burkina Faso, agganciandosi di fatto al carro russo. Per non parlare della Cina. La Nato è sempre più preoccupata delle mosse di Pechino, che ha ampliato la sua longa manus economica in Nord Africa e continua ad infiltrarsi nei porti europei collocati nel Mediterraneo. È anche per questo che a Washington auspicano un rafforzamento del fianco meridionale dell’Alleanza atlantica. E poi c’è l’interesse nazionale italiano. Roma ha urgente bisogno di una stabilizzazione della Libia e della Tunisia, per disinnescare le bombe migratorie che rischiano di abbattersi sulle nostre coste, oltre a necessità di approvvigionamento energetico. Una stabilizzazione che va raggiunta anche contrastando l’influenza sino-russa sul Nord Africa. Non dimentichiamo che la rigidità mostrata dal Fmi verso Tunisi rischia di spingere quest’ultima sempre più tra le braccia di Pechino e Mosca, che non a caso hanno già fatto sapere di volerla fare entrare nei Brics. Ecco: il vertice di Vilnius potrebbe conferire a Roma un ruolo di leadership nel contesto del fianco meridionale della Nato (in barba alla ben nota ambiguità mostrata da Parigi verso la Russia). L’Italia può insomma tornare protagonista sulla scena internazionale. Con buona pace di chi la dipinge oggi come isolata.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.