2023-11-29
«Le madri trattano i figli da piccoli Buddha»
Roberta Bruzzone (Getty Images)
La criminologa Roberta Bruzzone: «Invece è necessario educarli perché non pensino di aver bisogno di qualcuno da controllare. Il rapporto tra genitori va improntato su una totale simmetria di possibilità e di decisione. Giorgia Meloni? È un modello di paragone scomodo per molte donne».Quando l’amore tra un uomo e una donna confluisce nella stabilizzazione di una coppia, non dovrebbe fondarsi su reciproca gratificazione affettiva e mutualità? Facile a dirsi. Giacché una relazione sentimentale è un’alchimia tra due diverse personalità, qualora una delle due nasconda tratti psichici patologici, si possono verificare decorsi fatali. È il caso della giovane Giulia Cecchettin, uccisa in Veneto l’11 novembre 2023, dal fidanzato Filippo Turetta.Pur essendo largamente più frequente l’omicidio di donne commesso dagli uomini, oltrepassando una sbrigativa criminalizzazione del maschio generico e lo stereotipo della contrapposizione tra generi, più saggio è operare una costruttiva riflessione sui cambiamenti socio-culturali in corso e sui modi per prevenire non solo unioni fallimentari, ma soprattutto orrori. Quella che segue è l’analisi di Roberta Bruzzone, classe 1973, psicologa forense e criminologa, volto televisivo molto noto.La genesi del delitto compiuto da Filippo Turetta si spiega nel rapporto, durante l’infanzia, con la madre? «Io, in lui, ravviso tratti caratteristici del disturbo narcisistico di personalità nella sua versione più subdola, quella passivo-aggressiva, o covert. Questo tipo di disturbo della personalità si sviluppa nei primi tre anni di vita. Lui ha sviluppato un io molto fragile, con una teoria disfunzionale della mente degli altri. Non dico sia colpa della madre ma probabilmente questo ragazzo, per sviluppare una personalità così disturbata, nei primi tre anni di vita non ha ricevuto modelli di attaccamento adeguati».Pensando al complesso edipico, in una famiglia tradizionale la madre sbaglia a essere troppo affettiva e condiscendente nei confronti del figlio o dei figli maschi? «Anche nelle famiglie apparentemente funzionali, molte madri tendono a riservare ai figli maschi un trattamento privilegiato, preservandoli, ad esempio, da una serie d’incombenze domestiche. Ancor oggi, molte madri sono predisposte a non responsabilizzarli nell’abitazione, come se fossero badanti, le donne delle pulizie dei propri figli. Questo modello è più subdolo di quanto si creda. A Domenica in, un’inviata, donna evoluta e con strumenti, ha detto: “Ora Elena, la sorella di Giulia, è rimasta la sola donna di casa e dovrà prendersi cura del fratello e del padre”. Una frase che dice tutto di ciò che ancora c’è nella testa della gente. Nel 2023 è preoccupante pensare che solo una donna si debba prender cura degli altri».Oggi, una famiglia è in grado di educare i figli e le figlie a reagire adeguatamente a possibili traumi sentimentali? «È difficile generalizzare, però la madre italiana media tende a fare del figlio una sorta di “piccolo Buddha”, perché aver avuto un maschio è come se la riscattasse dalla sua condizione di femmina. Siamo un Paese in cui, ridendo e scherzando, quando ti sposi, si dice ancora “Auguri e figli maschi”. La stessa Giulia Cecchettin probabilmente, per un certo periodo, ha scambiato l’estrema presenza, l’assedio di Filippo, che non le consentiva di fare nulla da sola, come segnale di grande interesse, ma quando ha sentito che l’aria le mancava, ha cominciato a capirne, senza coglierla fino in fondo, la pericolosità. Lui l’ha manipolata, come fanno i covert, anche attraverso continue minacce di suicidio».Il narcisismo maligno, tuttavia, può caratterizzare anche la personalità di una donna? «Certo, il narcisismo è una modalità di funzionamento. Non ci sono copyright di genere. Sicuramente ci sono in giro molte narcisiste in grado di fare dei danni. Ma è difficile, anche se non impossibile, che la componente femminile arrivi a esiti violenti».Lei ha condotto un ciclo per Real Time, Donne mortali. Quali sono i motivi prevalenti per i quali una donna diventa un’assassina? «Sono diversificati. Le madri assassine possono avere problematiche psichiatriche, immaturità psicologica. Poi ci sono altri due macro-moventi: donne che uccidono per un movente affettivo-passionale o per vendicarsi di una situazione che ritengono le abbia umiliate. Uno scenario più frequente di quanto si creda, dove l’omicidio femminile spesso si manifesta, è l’invidia. Pensi all’uccisione di Sarah Scazzi da parte di Sabrina Misseri (in concorso con la madre Cosima, ad Avetrana, nell’agosto 2010, ndr), legato a risentimento profondo e invidia. Poi moventi di tipo economico».Franca Leosini, a Storie maledette, intervistò Clara Maneschi. Era sposata con un uomo che lei sosteneva essere violento, stimolò il miglior amico del marito a innamorarsi di lei, senza corrisponderlo, inducendo questi a ucciderlo, con un colpo di fucile al cuore, nel novembre 2007, durante una battuta di caccia in Lunigiana. Una settimana dopo l’amico del marito si suicidò. La Maneschi è stata condannata a 15 anni per concorso in omicidio pluriaggravato. C’era un problema in quella donna. «Arrivare a far uccidere una persona da un altro, è chiaramente un narcisismo. Questo aspetto machiavellico di usare un altro per perseguire un proprio fine senza sporcarsi le mani è un marchio di fabbrica dei narcisisti. Lei probabilmente nutriva un odio profondo per il marito e ha usato tutti gli strumenti che aveva per manipolare l’altro e fargli compiere per lei questo omicidio».Poteva denunciare subito il marito, se la picchiava. «Bisogna vedere se è vero che la picchiava perché, essendo una narcisista maligna, potrebbe anche non essere vero».Qual è l’approccio educativo più efficace, nelle famiglie, nei confronti di figli e figlie, per intraprendere una futura relazione di coppia? «La miglior prevenzione è educarli in maniera tale che pensino di non aver bisogno di qualcuno da controllare, per stare al mondo. Tutti gli esseri umani di questa Terra dovrebbero essere autonomi: possono incontrarsi, stare insieme, separarsi. In un perimetro di autonomia, anche la fine di una storia diventa gestibile perché tu, comunque, sai di poter contare su te stesso e di poter vivere anche senza quella persona».Un messaggio inequivocabile, oltre alle parole, deriva dall’esempio. «Assolutamente sì, confrontarsi, anche in maniera dialettica, davanti ai figli. La nostra è una specie progettata per imparare da quello che vede e osserva dai modelli che ha davanti, non dalle chiacchiere, e questa è un’epoca in cui i modelli coerenti scarseggiano».Tornando all’assassinio della povera Giulia, il suo partner era molto competitivo nei confronti della ragazza. «Era una competizione viscerale, sotterranea, ma terribile da parte di lui. La situazione è precipitata proprio a ridosso della laurea, un traguardo che non avrebbe tagliato con lei».In una coppia sana e che funziona, è normale che vi sia competizione? «Normale non lo è. In una coppia dovrebbe esserci una condizione sinergica. Ognuno collabora con le proprie forze per gestire al meglio la situazione. Le dinamiche competitive, di solito, tradiscono nella coppia la presenza di una personalità narcisistica».Solo una o possono essere anche due? «Almeno una. È difficile che un narcisista stia con un altro narcisista, perché ha bisogno di nutrirsi dell’altro. L’altro potrebbe averne dei tratti, ma c’è sempre uno dei due più disturbato».Esiste anche una casistica di coppie con uomini innamorati, fedeli, non violenti e persino servizievoli, che finiscono schiavizzati. Che consiglia a un uomo alle prese con una tale relazione tossica? «Abbiamo a che fare con soggetti che hanno tratti dipendenti di personalità o addirittura un disturbo dipendente di personalità, che ti porta a pensare che l’unico modo per sentirti adeguato è che sei disposto a fare, per amore, anche le peggiori cose, a sacrificarti in ogni modo e a subire umiliazioni. Se hanno una personalità dipendente, l’unico modo per cercare di uscirne è fare un percorso psicoterapico. Difficilmente ne escono diversamente».In una relazione sentimentale, quali sono i problemi prevalenti delle donne di oggi? «Moltissime ragazze e donne di ogni età hanno un fortissimo bisogno di avere un uomo a fianco per sentirsi convalidate in quanto donne, come se l’assenza di un uomo le facesse risultare incomplete e inadeguate. Hanno bisogno di un punto di riferimento nella figura maschile e, pur di tenerselo, si accontentano, abbastanza facilmente, anche di uomini terribili».Nella famiglia tradizionale di oggi, si stenta a capire quale debba essere il ruolo del padre, maschio, e quello della madre, femmina… «Le famiglie di questo tipo sono ancora strutturate fortemente sui ruoli di genere, con una donna subalterna nelle decisioni e nel potere economico rispetto al partner. È uno dei modelli possibili, ma non necessariamente il migliore».E, secondo lei, qual è il migliore? «È quello improntato su una totale simmetria, di possibilità, decisionale, con una dinamica più aperta, senza lasciare che sempre la stessa persona abbia una parola su tutto».Lilli Gruber ha accusato Giorgia Meloni di sostenere una cultura patriarcale. Ma c’è anche chi ha dato della femminista al premier. Come la mettiamo? «Io credo che la Meloni sia un esempio di rottura con la cultura patriarcale e ritengo che abbia sfondato un tetto di cemento armato. Come prima donna a occupare il ruolo di premier in Italia, si rapporta con i grandi del mondo senza fare un passo indietro. Secondo me è un modello molto potente di porsi, sotto il profilo femminile. Temo che molte donne, sotto la cultura patriarcale, possano vederla come un termine di paragone molto scomodo».
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