2023-11-30
Due strani omicidi legati alla riunificazione tedesca: i casi Herrhausen e Rohwedder
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Bad Homburg vor der Höhe, 30 novembre 1989. Il luogo dell'omicidio di Alfred Herrhausen, capo di Deutsche Bank (Getty Images)
Tra il 1989 e il 1991, due alti esponenti dell’economia tedesca furono uccisi in attentati attribuiti ai terroristi rossi della Raf. A distanza di anni, molti interrogativi restano tuttavia irrisolti.Il 30 novembre 1989, poche settimane dopo la caduta del muro di Berlino, che fu abbattuto il 9 novembre dello stesso anno, un attentato dinamitardo poneva fine alla vita di Alfred Herrhausen capo di Deutsche Bank, della quale era membro del board sin dal 1971. L’attacco fu sbrigativamente attribuito alla Rote Armee Fraktion, l’organizzazione terroristica di estrema sinistra che era alle ultime battute. Un attacco a un esponente di spicco del capitalismo nazionale e internazionale (Herrhausen era anche nel comitato direttivo del Bilderberg Group) da parte di una frangia armata marxista? La ricostruzione ufficiale potrebbe sicuramente avere un fondamento, intendiamoci. Va tuttavia ricordato che Herrhausen non era un semplice banchiere tra i tanti. Consigliere di Helmut Kohl e sostenitore di un'economia europea unificata (ricordiamo che la Cortina di ferro stava cadendo proprio in quel periodo), l’economista stava in quel periodo mettendo a punto un’ambiziosa visione per la Germania dell’immediato futuro.Ha scritto lo studioso Salvatore Santangelo: «Pochi giorni prima di morire, Herrhausen consegnò al Wall Street Journal la “visione” della sua personale Ostpolitik economica: una Germania “ponte” fra Est e Ovest, in cui la “sua” banca avrebbe giocato il ruolo di motore della riconversione industriale e del nuovo sviluppo democratico, nel presupposto che l’Est non dovesse essere terra di conquista. Spiegò proprio al Wall Street Journal che: “Entro dieci anni faremo della Germania Est il complesso tecnologicamente più avanzato d’Europa e il trampolino di lancio economico verso l’Est, così che Polonia, Ungheria, Cecoslovacchia, e anche la Bulgaria avranno un ruolo essenziale nello sviluppo europeo”. In questo disegno giocavano un ruolo fondamentale le infrastrutture: infatti parlava anche di costruire linee ferroviarie veloci verso Mosca».Proprio in quest’ottica, il banchiere contrastò i teorici della «terapia d’urto» economica nei confronti dei Paesi ex socialisti, proponendo al Fondo Monetario e alla Banca Mondiale di concedere ai Paesi dell’Est una moratoria di qualche anno sul debito. Il 4 dicembre 1989, Herrhausen avrebbe dovuto essere a New York per perorare la fondazione di una banca per lo sviluppo a Varsavia che finanziasse la ricostruzione e l’integrazione dell’Est con la Ue.Quel discorso non fu mai pronunciato perché Herrhausen, come detto, fu ucciso da una sofisticata bomba posta sul ciglio della strada che egli stava percorrendo con la sua Mercedes blindata. La bomba da 7 kg era stata nascosta nella borsa su una bicicletta parcheggiata vicino alla strada. Quando l'auto di Herrhausen ha interrotto un raggio di luce infrarossa passando accanto alla bicicletta, l’ordigno è esploso, causando la morte del banchiere. Malgrado esista una rivendicazione della Raf, i responsabili materiali dell’attentato non sono mai stati trovati. Qualche anno fa si è affacciata sui media anche una bizzarra pista alternativa che puntava il dito contro… Vladimir Putin, allora capo del Kgb distaccato proprio in Germania. L’autore della soffiata contro il leader russo è stato però riconosciuto di recente come un mitomane conclamato. Sospetti pesanti hanno comunque aleggiato attorno alla Stasi, la famigerata polizia segreta della Germania Est.Alla Raf fu addebitato anche l’omicidio di un altro uomo chiave della politica tedesca: l’economista Detlev Karsten Rohwedder. Era il capo della Treuhandanstalt, la holding che controllava fondi, industrie e società commerciali dell’ex Germania orientale, una specie di Iri della Ddr. Lunedì 1 aprile 1991, alle 23:30, Rohwedder fu ucciso con un colpo di fucile sparato da un cecchino, dalla distanza di 63 metri, attraverso una finestra al secondo piano della sua casa. Anche in questo caso, si parla di una responsabilità della Raf, ma senza che sia mai stato trovato un colpevole concreto.Ovviamente, per entrambe le uccisioni, la pista che porta alla Raf non può essere aprioristicamente esclusa. È anche possibile che gli omicidi siano stati compiuti materialmente da un terrorista rosso che eseguisse, consapevolmente o inconsapevolmente, ordini arrivati da qualche altro ambiente. Di sicuro quel tornante storico, con la caduta del comunismo e la riunificazione della Germania, ha suscitato attenzioni febbrili in molti ambienti internazionali. E sappiamo quanto la Berlino di quegli anni fosse un crocevia per molte agenzie di intelligence, dell’Est e dell’Ovest, che probabilmente non assistettero con le mani in mano alla storia che cambiava sotto ai loro occhi. Una pagina di storia che sicuramente andrebbe indagata con maggiore attenzione.
Alberto Stefani (Imagoeconomica)
(Arma dei Carabinieri)
All'alba di oggi i Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Chieti, con il supporto operativo dei militari dei Comandi Provinciali di Pescara, L’Aquila e Teramo, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia de L’Aquila, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un quarantacinquenne bengalese ed hanno notificato un avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di 19 persone, tutte gravemente indiziate dei delitti di associazione per delinquere finalizzata a commettere una serie indeterminata di reati in materia di immigrazione clandestina, tentata estorsione e rapina.
I provvedimenti giudiziari sono stati emessi sulla base delle risultanze della complessa attività investigativa condotta dai militari del NIL di Chieti che, sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia, hanno fatto luce su un sodalizio criminale operante fin dal 2022 a Pescara e in altre località abruzzesi, con proiezioni in Puglia e Campania che, utilizzando in maniera fraudolenta il Decreto flussi, sono riusciti a far entrare in Italia diverse centinaia di cittadini extracomunitari provenienti prevalentemente dal Bangladesh, confezionando false proposte di lavoro per ottenere il visto d’ingresso in Italia ovvero falsificando gli stessi visti. L’associazione, oggi disarticolata, era strutturata su più livelli e si avvaleva di imprenditori compiacenti, disponibili a predisporre contratti di lavoro fittizi o società create in vista dei “click day” oltre che di di professionisti che curavano la documentazione necessaria per far risultare regolari le richieste di ingresso tramite i decreti flussi. Si servivano di intermediari, anche operanti in Bangladesh, incaricati di reclutare cittadini stranieri e di organizzarne l’arrivo in Italia, spesso dietro pagamento e con sistemazioni di fortuna.
I profitti illeciti derivanti dalla gestione delle pratiche migratorie sono stimati in oltre 3 milioni di euro, considerando che ciascuno degli stranieri fatti entrare irregolarmente in Italia versava somme consistenti. Non a caso alcuni indagati definivano il sistema una vera e propria «miniera».
Nel corso delle indagini nel luglio 2024, i Carabinieri del NIL di Chieti hanno eseguito un intervento a Pescara sorprendendo due imprenditori mentre consegnavano a cittadini stranieri documentazione falsa per l’ingresso in Italia dietro pagamento.
Lo straniero destinatario del provvedimento cautelare svolgeva funzioni di organizzazione e raccordo con l’estero, effettuando anche trasferte per individuare connazionali disponibili a entrare in Italia. In un episodio, per recuperare somme pretese, ha inoltre minacciato e aggredito un connazionale. Considerata la gravità e l’attualità delle esigenze cautelari, è stata disposta la custodia in carcere presso la Casa Circondariale di Pescara.
Nei confronti degli altri 19 indagati, pur sussistendo gravi indizi di colpevolezza, non vi è l’attualità delle esigenze cautelari.
Il Comando Carabinieri per la Tutela del Lavoro, da anni, è impegnato nel fronteggiare su tutto il territorio nazionale il favoreggiamento dell’immigrazione irregolare, fenomeno strettamente collegato a quello dello sfruttamento lavorativo.
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