2024-01-20
Ritorna Veltroni con una missione: salvare gli elettori da sé stessi
L’ex sindaco di Roma concede una pensosa intervista a «Repubblica» incentrata sul pericolo autoritario. Che poi sarebbe il rischio che alle urne possano spuntarla quelli che la pensano diversamente da lui.«La democrazia è sotto assedio». Scoppiato a salve il mortaretto del saluto romano, ecco apparire all’orizzonte l’altro salvagente dialettico della sinistra in alto mare: «Vince la destra, quindi il sistema è malato». A vigilare sul torrione delle libertà è Walter Veltroni, esploratore dell’ovvio tardo-novecentesco e tuttologo ipersocialista di vecchia data, che dalle pagine di Repubblica avvista le dittature in avvicinamento («l’Internazionale sovranista») solo perché i cittadini hanno deciso di voltare le spalle a un mondo in guerra, ai deliri del Green Deal, all’impoverimento della classe media e a quel populismo di sinistra di cui lui resta un campione italiano da podio. Senza il coraggio della mano guantata di Smith e Carlos. L’unico scatto olimpico lo fece allo scioglimento del Pci quando fu il primo a dire: «Mai stato comunista». In questa intervista il fondatore ed ex segretario del Pd è in versione mazzolatore. Deve essere scritto nel contratto: sul Corriere della Sera si esibisce in impalpabili conversazioni vellutate sui destini del calcio moderno, sull’intelligenza artificiale, sul fascino dei weekend a Lisbona e sul cinema italiano in bianco e nero. Al contrario, sul quotidiano di John Elkann lo immaginiamo con l’elmetto mentre scruta la pianura dietro il mirino del Winchester di Tex Willer, uno dei suoi più solidi riferimenti culturali. Sta inquadrando i mali del mondo, vale a dire Giorgia Meloni, «le destre» (al plurale fanno più paura), Donald Trump, Marine Le Pen, pure Javier Milei. Che porta i basettoni del calciatore Socrates (altra icona da poster nella cameretta del perfetto postmarxista), ma questo non gli basta per fare meno orrore al progressista planetario.Dunque la democrazia è sotto assedio per colpa di questa gentaglia che non coglie il cuore del problema: il governo del mondo spetta per diritto ereditario ai successori riformati di Enrico Berlinguer. «Avanzano le democrature, Paesi in cui si vota ma si assiste a una riduzione del potere nelle mani di un singolo, come in Russia. Nel 2024 sono previste elezioni importanti, al termine dell’anno potremmo avere un equilibrio politico sconvolto», analizza Veltroni che proprio non sopporterebbe un successo dei conservatori a Bruxelles e di The Donald a Washington. «Perché Trump considera una vendetta il suo ritorno alla Casa Bianca, vuole allentare il suo impegno in Europa fino a mettere in discussione l’impegno Usa nella Nato, si propone di abbandonare l’Ucraina al suo destino e di mettere in atto la più grande deportazione di migranti mai vista». Non lo dice la Scienza ma lo dice Veltroni, già con 37,2 di febbre e la boule in testa. Per non svegliare i lettori glissa sul muro con il Messico rilanciato dai democratici Usa, sul fallimento delle politiche green in Europa, sul crollo di credibilità internazionale di Joe Biden, sull’indebolimento sistemico dell’Occidente guidato da un presidente che pensando di uscire da una stanza entra nello sgabuzzino delle scope. Come mister Magoo (altro totem di Uolter). Banalità assortite con qualche chicca dadaista. «Trump, Bolsonaro, Milei, tutta gente che non accetta un esito elettorale diverso dalla propria vittoria. Una forma di sovversivismo delle classi dirigenti». Ma Milei ha vinto. «Se avesse perso non avrebbe accettato». Siamo all’ipotetica dell’irrealtà, ma per l’autonominato biografo di ogni componente maschio della famiglia Kennedy (ah, il patriarcato) questo non è un pregiudizio, è una licenza poetica.Il teorico dell’amichettismo da terrazza romana ha un sussulto contro i Big Tech siliconvallici che la sinistra porta in palmo di mano («questa rivoluzione social ha accresciuto le diseguaglianze e ha reciso tutte le reti di relazioni») e passa infine ad analizzare i mali italiani. Dopo avere dipinto chi vota a destra come uno zombie travolto dalla solitudine, svela i due peggiori: l’astensionismo e la voglia di premierato di lady Meloni. Sul primo: «Quando un cittadino non sceglie siamo a un punto di non ritorno». Sul secondo: «Questa riforma non è una soluzione equilibrata perché prevede una forte riduzione dei poteri del capo dello Stato che invece deve restare per tutti una garanzia». I due pensieri si contraddicono perché l’elezione diretta del premier aiuterebbe gli elettori, di nuovo protagonisti, a tornare alle urne. Quindi no al presidente del Consiglio voluto dagli italiani, ma sì al capo dello Stato destinato a farsi re per 14 anni al Quirinale per imposizione dei partiti. Con un cattivo pensiero nella coda: se al posto del cattodem Sergio Mattarella ci fosse ancora Francesco Cossiga, lui sarebbe il primo a chiederne l’impeachment.C’è nell’aria tutta la retorica benaltrista di Veltroni, quello dell’I care, We can (e They Win) al tempo di Silvio Berlusconi. Alla fine il suo allarme democratico raffermo sembra un film nordico: apparenze, dissolvenze, funambolismo dei sospiri. Come diceva Giuliano Ferrara al tempo degli Unni: «Al massimo potrebbe dirigere un cineforum».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.