2020-04-06
Rissa tra pentastellati e democratici sul sostegno economico alle imprese
La maggioranza arriva divisa al cdm di oggi sulla liquidità alle aziende e sullo stop alle tasse. Accordo di massima su Sace, che resterà sotto Cdp. Dubbi sulle scadenze fiscali di aprile, maggio e giugno.Dopo l'annuncio dell'obbligo, in Lombardia scatta il piano mascherine: da oggi ne verranno distribuite gratuitamente 3,3 milioni. Fontana invita alla calma: «Chi non ce l'ha ancora, si copra naso e bocca». In Toscana la misura scatterà quando ogni cittadino ne avrà ricevute tre. sospensione di tasse e contributi (dopo la mini proroga di marzo). E di per sé i titoli sarebbero confortanti. Resta però ancora un significativo margine di incertezza sullo svolgimento dei temi, cioè su nodi tecnici tutt'altro che marginali. In particolare in ambito fiscale (ma pure in ambito bancario), il rischio è che alcune strettoie e paletti rendano i benefici complicati da ottenere per l'imprenditore e il contribuente. In ogni caso, a meno di sorprese maturate nella notte appena trascorsa, tutto sarà definitivamente sciolto in un Consiglio dei ministri stamattina, mentre ieri la giornata è stata segnata da una lunga riunione a Palazzo Chigi (rivelatasi interlocutoria e non risolutiva) con Giuseppe Conte, il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, e l'ad di Cassa depositi e prestiti, Fabrizio Palermo. Attenzione, però: al Cdm si arriverà con un'ennesima importante divaricazione tra Pd e M5s, per la ragione tutta politica che vedremo tra poco. Cominciamo dalla questione della liquidità alle imprese e della relativa garanzia pubblica. L'ombrello pubblico sarebbe di 10 miliardi, che i più ottimisti ritengono sufficiente a generare erogazioni 20 volte superiori (il che è ovviamente da verificare: questo è l'effetto leva teorico su cui il governo insiste). Nel pomeriggio di ieri una voce ancora più ottimistica proveniente da fonte governativa, e rilanciata da Adnkronos, dava per probabile una garanzia pubblica integrale, al 100%. Ma per tutta la giornata si sono rincorse anche ipotesi più contenute. E cioè: garanzia al 100% per i prestiti fino a 800.000 euro (e restituzione in sei anni) - «che saranno attivi in qualche giorno», secondo Patuanelli - e garanzia al 90% negli altri casi (fino al 25% del fatturato del primo trimestre 2019, anche in questo caso con restituzione in sei anni). Quanto ad autonomi, professionisti e piccolissime imprese, si ipotizzano prestiti fino a 25.000 euro (ma sempre entro il 25% del fatturato). In assenza di testi scritti, però, tutto assume contorni ancora vaghi. Anche ammesso che il rilascio della garanzia sia automatico, che tipo di valutazione economico-finanziaria sarà rimessa alle banche, e con quale discrezionalità? Un'ipotetica garanzia al 100% farà saltare questo tipo di valutazione? Restano (ed eventualmente in che misura) o sono invece auspicabilmente travolti, vista l'emergenza, i paletti di Basilea? E ancora: rimane o no come fattore di impedimento all'erogazione del credito la spada di Damocle di precedenti segnalazioni dell'imprenditore o del professionista alle centrali di rischio (anche per piccoli ritardi di pagamento, o per importi contenuti)? Tutti interrogativi che non possono certo essere derubricati a tecnicalità: si tratta invece di ostacoli decisivi che vanno abbattuti. Nebbia anche sul veicolo da utilizzare per la garanzia. Prima ipotesi: coinvolgimento diretto di Cdp. Seconda ipotesi: uso di Sace (cioè di una controllata Cdp), che a quel punto finirebbe direttamente sotto il Mef, ipotesi sostenuta con forza dal Pd e da Gualtieri, ma a cui i 5 stelle erano contrarissimi, fino a ieri. Esiste anche un'ipotesi di compromesso, che potrebbe prevalere: uso di Sace ma facendola rimanere sotto Cdp. Certo, sorprende che anziché rafforzare alcuni presìdi, come accade in Francia e Germania, si discuta su come smontarli e ricomporli. L'altro tema in ballo è quello degli adempimenti fiscali e contributivi, dopo la beffa della mini proroga già decisa a marzo: rinvio di quattro giorni, oppure fino a giugno, come si ricorderà, ma con una grandinata di scadenze fiscali - a quel punto - tali da mettere a rischio la sopravvivenza di un'impresa. Nulla si è detto - anche nelle indiscrezioni di ieri - sul mese di giugno: cioè sulla sorte dei rinvii prevedente, né sul tax day, né sulla temutissima scadenza Imu (sempre a giugno). In compenso, sembra essere sul tappeto un rinvio delle scadenze previste per il 16 aprile e il 16 maggio (Iva, ritenute e contributi). Attenzione ai requisiti di accesso, però, tuttora avvolti nella nebbia: l'ipotesi circolata ieri riguarda i volumi di fatturato fino a 10 milioni, ma, per accedervi, partite Iva e autonomi sarebbero chiamati alla prova diabolica di aver registrato un calo di fatturato (del 25 o del 33%). È proprio il caso dire che il diavolo sta nei dettagli: un professionista può aver avuto un primo trimestre dignitoso e invece avere davanti un secondo trimestre catastrofico: perché escluderlo? E ancora: un professionista può aver fatturato tanto quanto l'anno precedente, ma magari può non essere stato pagato. Perché escluderlo? Perché aggiungere complicazioni e strettoie? Tutti interrogativi dirimenti, ma rimasti insoluti fino a ieri sera. L'unica cosa che sembra acquisita è che (bontà sua) l'amministrazione fiscale dovrebbe fermare i pignoramenti (blocco dei conti correnti o del quinto dello stipendio). L'ultimo fronte riguarda infine una sorta di scudo anti scalata, cioè il golden power, di cui il governo, anche accogliendo le richieste dell'opposizione, sembra orientato a estendere l'applicazione.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)