2020-03-20
Rischio scalate, il golden power non basta
Giuseppe Conte e Xi Jinping (Ansa)
Giuseppe Conte dovrebbe tutelare gli asset del sistema Italia da azioni predatorie portate avanti da mani straniere. Scenario davanti al quale il premier tentenna. Mancano quei poteri di intelligence economica indispensabili per approfondire i dossier sospetti.Al via un tavolo per monitorare il 5G. Pompeo lancia avvertimenti a Roma. Pechino potrebbe mettere le mani sui dati sensibili della Pa. Alert della Casa Bianca.Lo speciale comprende due articoli.Ai suoi paracadutisti, il comandante del battaglione Folgore ha appena inviato una lettera da brivido per richiamarli a servire la patria: «Siamo in guerra», li sprona, «una guerra subdola perché non possiamo guarda in faccia il nemico e affrontarlo come ci aspettavamo». Il comandante del 187° reggimento paracadutisti ha ragione: il nemico oggi si muove invisibile, sottraendosi a qualsiasi conflitto tradizionale. Una cruda realtà che fotografa quindi quanto sta accadendo. Il nemico di oggi, il Covid-19, infatti non si vede se non al microscopio e nelle corsie della disperazione degli ospedali di frontiera e nelle unità intensive. Ma i nemici di domani e dopodomani, quelli che possono portare una mortale virulenza economica fatale per il nostro sistema, cercheranno di nascondersi ma avranno capitali e identità precise. E quindi bisogna reagire con lucidità, misura e fermezza per capire chi sono, a cosa mirano, cosa vogliono conquistare.A tutela delle aziende italiane il governo Conte sta rivisitando lo spettro d'azione del cosiddetto golden power, per tutelare gli asset strategici industriali e più in generale il sistema Italia da azioni speculative, predatorie e coloniali, portate avanti da mani straniere, sfruttando la fragilità del momento. In un dialogo con Marco Galluzzo pubblicato ieri sul Corriere della Sera, Giuseppe Conte fa capire che questo scudo potrebbe essere esteso a tutte le società quotate. In particolare, si andrebbero così a coprire sia settori strategici, come l'industria pesante dell'acciaio, della difesa, quella dell'energia, e le telecomunicazioni, sia quelli legati a credito e assicurazioni, da Generali in giù. Insomma questo strumento, introdotto dal governo Monti nel 2012, andrebbe a costituire un muro invalicabile che permetterebbe al governo di stoppare azioni ritenute ostili, miranti a sottratte al nostro controllo aziende e settori strategici. Ma è davvero così?Indubbiamente l'iniziativa è meritoria nelle intenzioni, ma fragile nelle sue applicazioni. Il golden power esprime ancora un carattere preventivo e non porta in dote quei poteri di intelligence economica indispensabili per approfondire i dossier sospetti e ostacolare scalate contrarie agli interessi nazionali. Il mimetismo finanziario, la saldatura tra impresa privata e Stato in molti Paesi concorrenti (con il conseguente supporto delle agenzie di sicurezza alle attività estere), l'aggressività nell'espansione economica di Paesi cosiddetti «amici», come la Francia, sono solo alcuni dei motivi che imporrebbero invece misure a più ampio spettro. Purtroppo organi in chiaro come Guardia di finanza e Consob, sia i nostri servizi di sicurezza, pur essendo cresciuti in formazione, ancora non sono stati investiti e dotati di risorse tali per giocare un ruolo indispensabile nell'approfondimento dei dossier.In particolare, la conversione dei nostri servizi di sicurezza, a iniziare dall'Aise, su campi in passato trascurati, come quello appunto dell'intelligence economica, avviene ancora troppo a rilento, rispetto alle esigenze di tutela dei mercati. Insomma, si lascia parte della squadra in panchina mentre la partita a tutela degli interessi nazionali dovrebbe riguardare tutti e superare quei formalismi e l'ambito amministrativo che lo studio sul golden power oggi sembra riservargli. Il premier si relaziona, in termini amicali, fiduciari con il capo del Dis, il generale Gennaro Vecchione, che deve esser ben consapevole della necessità ormai sempre più impellente di superare l'immobilismo di fronte alle minacce via via più consistenti. Il Dis non è articolato sul fronte operativo come altre strutture - avendo priorità di coordinamento - o, ancora, altre entità che si potrebbero creare ex novo, ottimizzando le risorse. Questo momento d'emergenza potrebbe quindi diventare una occasione per allineare l'Italia a Paesi come gli Usa, dove la tutela degli interessi strategici è, culturalmente, un patrimonio collettivo e comune e, operativamente, tutelato da una task force di interlocutori che reperiscono informazioni, fanno analisi e, soprattutto, fronte comune. Non a caso oltreoceano costituisce un valido esempio il Cfius (Committee on foreign investments of the United States), il sistema di analisi e valutazione degli investimenti diretti esteri con molti più poteri rispetto a quelli del golden power italiano.Il rischio all'orizzonte è troppo elevato per non ergere un filtro qualificato: lo scenario economico che si potrà avere in Italia nel medio periodo è infatti troppo preoccupante per tentennare e non permette di sbilanciare le aspettative sugli aiuti europei come i fatti più recenti hanno purtroppo confermato. «Quanto tempo impiegherà l'Italia a ricostruire il proprio tessuto connettivo?» è una domanda purtroppo oggi ancora prematura, ma di certo è il momento di rafforzare il sistema immunitario per salvaguardare quanto rimarrà.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/rischio-scalate-il-golden-power-non-basta-2645539259.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="al-via-un-tavolo-per-monitorare-il-5g-pompeo-lancia-avvertimenti-a-roma" data-post-id="2645539259" data-published-at="1758061832" data-use-pagination="False"> Al via un tavolo per monitorare il 5G. Pompeo lancia avvertimenti a Roma Mercoledì sera il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, ha tenuto una lunga conferenza stampa. Dopo aver sottolineato la vicinanza degli Stati Uniti all'Italia (unico Paese europeo a essere stato citato nell'intervento) - come ha fatto emergere il sito formiche.it - ha detto esplicitamente che «verrà un giorno», quando il virus sarà sconfitto, «in cui andremo a valutare la risposta del mondo intero», a partire dalla reazione cinese. La Casa Bianca, se bene si interpretano le parole del Segretario, misurerà il comportamento di chi ha offerto il fianco alla propaganda cinese. Tanto basta per mettere in fila la citazione del nostro Paese e l'allusione che porta dritta ai 5 stelle. Probabilmente Luigi Di Maio si sarà sentito tirare in ballo. Sicuramente non è un caso se il premier Giuseppe Conte sentito in dovere di intervenire con un colloquio sul Corriere della Sera con il chiaro obiettivo di rassicurare i partner stranieri del Patto atlantico. Resta anche il fatto che si è aperto un «caso smart working». Chi dentro il Parlamento e le istituzioni ha consapevolezza delle dinamiche internazionali ha subito capito che due articoli del decreto Cura Italia possono spalancare le porte ai player cinesi che si occupano di digitalizzazione e di 5G. Nelle scorse ore si è attivato un tavolo di analisi con l'obiettivo di ampliare e, se necessario, attivare i poteri del golden power tarandoli ai tempi del coronavirus. In sostanza, il tavolo, consapevole del fatto che dopo lo choc della pandemia la pubblica amministrazione dovrà necessariamente essere digitalizzata, mira a mettere paletti e valutare i rischi connessi a relazioni al di fuori della Nato. In particolar modo con operatori cinesi come Huawei. Il colosso cinese presieduto in Italia da Luigi De Vecchis fornirà dispositivi di protezione e soluzioni tecnologiche per far fronte alla situazione di emergenza causata dalle infezioni da Covid-19. L'azienda «ha anche istituito un'unità interna di crisi per collaborare con le istituzioni nazionali e locali e avviare azioni di sostegno concertate con gli operatori di Tlc e i propri partner. L'obiettivo», si legge in una nota, «è quello di facilitare lo scambio di informazioni tra i team sanitari italiani e cinesi attraverso la sua piattaforma di collaborazione cloud Welink». Questo uno dei motivi per cui la sera dell'approvazione in Gazzetta del decreto è partito un testa a testa tra il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, e la componente grillina del governo. Far entrare i cinesi nel cloud degli ospedali potrebbe essere il primo passo per concedere importanti appalti nella Pa. Disarmante la replica sul Corriere del ministro per l'Innovazione, Paola Pisano. Dopo aver smentito le voci di una sua amicizia con Davide Casaleggio, ha minimizzato sulla portata dei due articoli in questione. «Abbiamo presentato due articoli che, in questa situazione di urgenza, velocizzano le procedure per la Pubblica amministrazione, che deve fornire servizi digitali», ha detto al giornalista che a sua volta ha sollevato la questione delle tensioni e dei ritardi nella pubblicazione chiedendo perché si continui a parlare di 5G e di Cina. «Mi stupisce. Credo sia pura strumentalizzazione politica. Questi sono temi tecnici e dovrebbero essere lasciati ai tecnici. E poi c'è sempre il golden power». Ecco, il golden power, cioè la possibilità per il governo di bloccare scalate straniere su aziende considerate strategiche. «È vero che il governo sta pensando di allargarne il campo di applicazione?», chiude il giornalista di via Solferino. «Fino a ora non era una priorità, ma proprio oggi il tema sta tornando in agenda». Sono risposte come queste che hanno fatto rizzare i capelli agli americani e a chi cerca di tenerci dentro la Nato.