2021-12-12
Vietato parlare dei rischi dei vaccini. Però Unipol ti assicura per i danni
I sieri sono presentati come affidabili e con poche controindicazioni. Eppure, il colosso caro alla sinistra offre una polizza in caso di effetti avversi (dal ricovero all’invalidità). Il risarcimento, inoltre, spetterebbe allo Stato.UnipolSai lo sa. Il vaccino per il Covid 19 può far male e allora la compagnia bolognese di via Stalingrado offre tutta una serie di polizze assicurative nel caso di «reazioni avverse al vaccino». Con una sollecitudine e un allarmismo da No vax davvero notevoli per il colosso assicurativo più amato dai sindacati, dal Pd e da Articolo uno, il partitino ultrasalutista di Massimo D’Alema e Roberto Speranza. Per altro, le coperture contro il vaccino vengono offerte da UnipolSai a pagamento, laddove c’è comunque una sentenza della Corte costituzionale che prevederebbe che sia lo Stato a risarcire il cittadino vaccinato, anche in assenza di un obbligo di legge. La compagnia guidata da Carlo Cimbri ha messo a punto tutta un’offerta chiaramente mirata su chi non è convinto di vaccinarsi e magari denuda il braccio di fronte alle truppe del generale Francesco Paolo Figliuolo solo perché si sente ricattato dal super green pass. Basta aprire il sito di UnipolSai ed ecco che tutti quei dubbi scomparsi dalle dichiarazioni dei politici di sinistra e di centro, nonché da televisioni e giornaloni unificati, affiorano immediatamente insieme a un allettante listino dei risarcimenti da mal di siero. Lo slogan degli assicuratori rossi è già tutto un programma: «Scegli di tutelarti in caso di reazione avversa al vaccino per la prevenzione del Covid-19. UnipolSai Assicurazioni sempre un passo avanti». Se per questo, anche un paio. Per le incolpevoli vittime della micidiale tenaglia Speranza-Figliolo-Confindustria-sindacati, si parte con la «Diaria ricovero», ovvero 100 euro al giorno per al massimo un mese, in caso di ricovero «senza accesso alla terapia intensiva per reazione avversa al vaccino». Se la faccenda si mette davvero male, ma ovviamente stiamo parlando di un caso su un miliardo (almeno così ci dicono), UnipolSai raddoppia la diaria a 200 euro, sempre per 30 giorni. Se uno sopravvive al vaccino di Big Pharma, ma gli va veramente male, ecco pronta la variante a rotelle: «Riconoscimento di un’indennità, in caso di invalidità permanente, per reazione avversa al vaccino nei 30 giorni successivi alla somministrazione». Insomma, se il vaccino vi scatena qualche malattia seria, non dormiteci sopra, che dopo un mese anche i compagni di Unipol faranno gli gnorri, un po’ come l’Aifa. Previsti anche 1.000 euro di rimborso per «l’ambulanza casa-ospedale» e, si spera, anche per la tratta ospedale-casa. Chissà se l’ex colosso assicurativo «rosso» farà pubblicità in tv e sui giornali a queste polizze anti vaccino. Se UnipolSai avrà il coraggio di preparare uno spot dovrà sicuramente esibirsi in un disclaim del tipo: «Il seguente messaggio pubblicitario è destinato a un pubblico adulto e acculturato, che crede nella scienza e nei vaccini. Prima di firmare questa polizza è consigliabile prendere visione del prospetto informativo e consultarsi con il proprio virologo di riferimento». In via Stalingrado, comunque, non sono dei benefattori e sono anche quotati in Borsa. Quindi, se vendono polizze contro le «reazioni avverse da vaccino Covid», vorrà dire che hanno fatto qualche ricerca di mercato dalla quale risulta che la platea degli interessati possa essere decisamente ampia. Ma si potrebbe anche obiettare che la «reazione avversa» è talmente ritenuta un caso raro da essere assai conveniente vendere un prodotto assicurativo del genere. Resta il fatto che lo stesso cittadino che va indottrinato sulla bontà dei vaccini, quando diventa consumatore va spaventato sui medesimi vaccini. Ma poi, quanti saranno realmente questi cittadini che reagiscono male al vaccino? Che numeri e che proiezioni avranno nella loro cartelletta segreta gli strateghi finanziari di Unipol? Non certo quelli di Giorgio Palù. Ieri, sulla Verità, Patrizia Floder Reitter ha spiegato come i 608 casi di «esito infausto correlato» riportati dal presidente dell’Agenzia italiana del farmaco durante un’audizione in Senato, nel giro di 48 ore siano diventati «al massimo 15-16» nelle parole dello stesso Palù. Ai piani alti di UnipolSai avranno tirato un sospiro di sollievo. Resta il fatto che se fosse rispettata la giurisprudenza della Corte Costituzionale sull’obbligo di indennizzo in caso di reazioni avverse, non ci sarebbero spazi di mercato per le assicurazioni. La sentenza 27 del 26 febbraio 1998 ha precisato che «non è costituzionalmente lecito alla stregua degli articoli 2 e 32 della Costituzione, richiedere che il singolo esponga a rischio la propria salute per un interesse collettivo, senza che la collettività stessa sia disposta a condividere, come è possibile, il peso delle eventuali conseguenze negative». E non è questione di obbligo. Perché, sempre per la Consulta, «non vi è ragione di differenziare, dal punto di vista del suddetto principio, il caso in cui il trattamento sanitario sia imposto per legge da quello in cui esso sia, in base ad una legge, promosso dalla pubblica autorità in vista della sua diffusione capillare nella società». La morale (si fa per dire) di questa storia è che bisogna vaccinarsi, ma anche assicurarsi.
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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