2024-07-13
Il Rinascimento di Macron finisce in zuffa
Emmanuel Macron (Getty Images)
Il premier dimissionario è l’unico candidato a diventare il nuovo capogruppo. Ma l’ormai ex ministro Gérald Darmanin lo boccia via sms: «L’unità non si ottiene per decreto». Intanto la sinistra continua a dividersi. E il futuro governo rischia di nascere solo a fine agosto.Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha annunciato ieri che accetterà le dimissioni del premier uscente, Gabriel Attal, il prossimo martedì 16 luglio ma la situazione politica francese rimane estremamente confusa. Nella destra moderata si riflette se tendere la mano ai macronisti per costituire un nuovo governo di minoranza o con una maggioranza «testo per testo», invece a sinistra si pensa solo ad una cosa: il potere.La destra non è unita, visto che c’è chi è estremamente vicino alle posizioni dei macronisti. E c’è chi, invece, non chiude la porta a questo avvicinamento e soppesa ogni eventuale sostegno all’ex maggioranza presidenziale. Tra i primi c’è, come scritto già ieri da La Verità, il presidente della regione Hauts-de-France, Xavier Bertrand. Al secondo gruppo appartiene, invece, Olivier Marleix che, nella precedente legislatura, era capogruppo dei deputati Lr anti Ciotti. Marleix ha dichiarato che Macron «dovrebbe nominare un primo ministro venuto dai Républicains [...] che sia in grado di comporre una maggioranza che includa coloro che si definiscono di destra, di centro e con i valori repubblicani».La terza categoria degli uomini di destra è rappresentata, invece, dal capogruppo Lr al Senato, Bruno Retailleau che vorrebbe un «primo ministro di interesse pubblico» una «personalità posta al di sopra dei clan e le correnti» capace di «riunire una maggioranza parlamentare su qualche testo (di legge) essenziale». Da segnalare che anche Laurent Wauquiez, considerato come un papabile nuovo leader Lr, ha detto di essere pronto a costituire un «patto legislativo» per sbarrare la strada alla sinistra.E mentre la destra cerca di trovare la quadra, Attal si appresta a diventare oggi, salvo sorprese dell’ultimo minuto, il prossimo capogruppo di Renaissance (che proporrà di ribattezzare Insieme per la Repubblica, ndr) all’Assemblea nazionale. Tuttavia, il premier uscente ricoprirà questo ruolo solo quando il presidente della Repubblica, Emmanuel Macron, deciderà di lasciarlo partire da Palazzo Matignon. Annunciando la propria candidatura, Attal ha detto di voler «proteggere i francesi da governi» composti anche da ministri Rn o de La France Insoumise (Lfi). Nel messaggio di annuncio della candidatura, il premier uscente ha riconosciuto a denti stretti la sconfitta del partito macronista alle elezioni legislative dove si è «rischiata la scomparsa». Attal è l’unico candidato in lizza per la presidenza di Renaissance, perché gli altri due candidati, l’ex premier Elisabeth Borne e il ministro dell’interno uscente, Gérald Darmanin, hanno deciso di fare un passo indietro. Tuttavia Darmanin non ha risparmiato delle frecciate al suo futuro capogruppo. Ieri il titolare del Viminale francese ha mandato un sms sibillino ai suoi colleghi deputati di Renaissance. «Cari amici, l’unità del nostro gruppo è molto importante, ma l’unità (come la vita di coppia) non si ottiene per decreto: essa si costruisce quotidianamente», ha scritto Darmanin, aggiungendo che «le elezioni in seno al gruppo non risolvono assolutamente i nostri due principali problemi: la nostra linea politica e il funzionamento del partito», nonché «la necessaria rappresentazione dei territori e delle sensibilità». Prima dell’sms, il ministro dell’Interno uscente aveva dichiarato su Rtl che «nessuno ha vinto e noi abbiamo perso» e che «bisogna capire perché non abbiamo fatto bene certe cose».Ma i bisticci interni a Renaissance non sono piaciuti al responsabile di tutta questa situazione caotica, ovvero Macron. Il presidente della Repubblica ha incontrato ieri, a fine mattinata, i vertici del partito e li ha bacchettati per lo «spettacolo disastroso» delle divergenze interne alla formazione politica. Il capo dello Stato ha invitato i suoi anche «a operare un raggruppamento», privilegiando «la nazione piuttosto che le ambizioni personali premature». Macron ha espresso anche la propria «volontà di pacificazione e di unità» e la necessità di mantenere la «lealtà al progetto» politico del partito. Come riportato dalla stampa, l’inquilino dell’Eliseo ha anche detto che l’elezione del presidente dell’Assemblea nazionale «sarà un chiarimento reale» sui pesi effettivi dei singoli partiti nella Camera bassa transalpina.Mentre la destra faceva strategia e Macron strigliava i suoi ieri, a sinistra, sono volati (ancora) gli stracci, in particolare tra Lfi e i suoi dissidenti che sono stati epurati dal partito. Ieri mattina, gli epurati da Jean-Luc Mélenchon, hanno presentato ufficialmente il loro nuovo movimento, battezzato «Après» ovvero: Associazione per una repubblica ecologica e sociale. Nel frattempo altri esponenti del Nouveau front populaire (Nfp), di cui Lfi è il componente più importante e che ha presentato i nomi di Manuel Bompard, Clémence Guetté, Jean-Luc Mélenchon, et Mathilde Panot come candidati premier. Fabien Roussel, leader del Partito comunista, ha proposto per il premierato il nome di Huguette Bello, presidente dell’isola-regione d’Oltremare della Réunion. Poi, però, Roussel ha confermato «una situazione di blocco».La prossima settimana, alcuni passaggi obbligati istituzionali potrebbero contribuire a chiarire la situazione. Martedì Macron accetterà le dimissioni di Attal. Il 18 luglio si aprirà ufficialmente la nuova legislatura, con l’elezione del presidente e delle altre cariche. Il 2 agosto inizieranno le ferie parlamentari. Quindi, il nome del premier arriverà o prima di questa data o partire da fine agosto.
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