Dal 2022, emolumenti e fondi per pagare i collaboratori saliranno del 4,4%. La scelta viene giustificata con il balzo dell’inflazione provocato proprio dalle politiche dell’Ue, che da un lato fa la guerra a Vladimir Putin e dall’altro spinge sulla transizione a tappe forzate.
Dal 2022, emolumenti e fondi per pagare i collaboratori saliranno del 4,4%. La scelta viene giustificata con il balzo dell’inflazione provocato proprio dalle politiche dell’Ue, che da un lato fa la guerra a Vladimir Putin e dall’altro spinge sulla transizione a tappe forzate.L’Europa smart, proiettata nel futuro, alfiere della flessibilità e della gig economy, quando c’è di mezzo il trattamento economico dei suoi deputati riscopre improvvisamente l’italianissima e arcaica scala mobile. Sì, proprio quella che Bettino Craxi volle abolire a mezzo referendum a metà degli anni Ottanta, diventando immediatamente nemico giurato della sinistra veterocomunista ma, al contempo, intuendo felicemente la connessione tra questo meccanismo obsoleto e la spirale inflazionistica. Quando si tratta di pochi privilegiati e non di milioni di salariati, però, l’inflazione può trasformarsi da una calamità da scongiurare a un’occasione da sfruttare per aumentarsi lo stipendio. Ed è incredibilmente quello che hanno fatto a Bruxelles - pensando forse in modo ingenuo che nessuno se ne sarebbe accorto - dove il bureau del Parlamento Ue (che corrisponde grosso modo agli uffici di presidenza dei nostri due rami del Parlamento) ha deliberato ieri l’altro di aumentare le dotazioni su cui ogni eurodeputato può contare per i rimborsi spese e per pagare gli stipendi dei propri assistenti.Un vero e proprio «tesoretto», che come tutti sanno di fatto si aggiunge allo stipendio vero e proprio, soprattutto per quegli europarlamentari (e ce ne sono) che con una gestione disinvolta e poco commendevole del budget per assistenti e spese vive riescono a far finire molti di quei soldi direttamente nelle proprie tasche. Ebbene, l’aspetto lunare di tutta questa vicenda è che il cavallo di Troia individuato dai cervelloni di Bruxelles per procedere a questo aumento mascherato di stipendio è stato uno dei maggiori flagelli che proprio la stessa Ue ha innescato a danno del potere d’acquisto della gente comune, e non certo dei parlamentari. In pratica, muovendo dall’inflazione che è tornata a galoppare e dai tassi ufficiali rilevati da Eurostat, l’amministrazione dell’Europarlamento ha fatto scattare l’indicizzazione automatica dei plafond per i rimborsi, agganciandoli agli stessi tassi. Con il risultato che, mentre le altre categorie di cittadini stanno scontando l’impennata delle bollette, determinata a sua volta dal vorticoso aumento del prezzo di gas ed elettricità e non affiancata da un incremento dei salari, proprio chi non deve fare i conti con le bollette a fine mese, dall’inizio del 2022, si troverà in tasca un cospicuo gruzzolo aggiuntivo. E per dare al tutto un sapore estremamente beffardo, come non considerare che, alla base del ritorno in grande stile dell’inflazione che sta mangiando i salari dei cittadini europei, c’è proprio la politica scriteriata della transizione ecologica a tappe forzate, che ha gravato l’approvvigionamento energetico di imposte e ostacoli burocratici, proprio nel momento in cui la ripartenza delle attività produttiva presupponeva l’esatto contrario? E chi ha scatenato la tempesta perfetta, se non proprio le stesse istituzioni comunitarie che oggi provvedono a dotare i propri parlamentari di un paracadute non necessario per il carovita? È opinione dei maggiori analisti, infatti, che la gestione del dossier energia da parte dell’Ue sia stato tanto disastroso da generare il picco del prezzo del gas, con una guerra commerciale e diplomatica al principale fornitore della materia prima (la Russia di Vladimir Putin) e lo stigma lanciato a forza di tasse senza alcuna gradualità sul carbone, che ha dirottato tutta la richiesta sul gas, facendo impennare i prezzi, in maggior misura per i Paesi (Italia in primis) lontanissimi dall’autosufficienza energetica. Detto questo, veniamo al merito di quanto stabilito dall’amministrazione dell’Europarlamento: nella delibera numero 8 del 2021 (che non mancherà di fare scandalo), si legge che «in seguito alla riunione del bureau dello scorso 13 dicembre è stato deciso di incrementare gli importi generali dei rimborsi per spese generali, di viaggio per la sussistenza quotidiana del 4,4%, in linea con il tasso d’inflazione notificato da Eurostat». Non è tutto, perché al punto successivo si informa che anche il limite massimo mensile rimborsabile per le spese per gli assistenti parlamentari è stato portato a 26.107 euro lordi, mentre il plafond mensile per i salari degli assistenti parlamentari è stato ritoccato in base a una tabella che assegna un tetto differente a seconda delle varie nazionalità, verosimilmente agganciato al trattamento economico dei Parlamenti della nazione di provenienza. Per la cronaca, il plafond relativo agli assistenti degli europarlamentari italiani è di 8.698 euro lordi, e fa parte della fascia più alta di retribuzione, mentre le cifre più basse (per modo di dire) sono appannaggio delle nazionalità il cui Parlamento fornisce stipendi più bassi. Da questo punto di vista, si distinguono i Paesi dell’Est come la Bulgaria, fanalino di coda con 3.117 euro, la Romania (4.019 euro) e l’Ungheria (3.914 euro).
Lo scorso 25 novembre è stata presentata alla Fao la campagna promossa da Focsiv e Centro sportivo italiano: un percorso di 18 mesi con eventi e iniziative per sostenere 58 progetti attivi in 26 Paesi. Testimonianze dal Perù, dalla Tanzania e da Haiti e l’invito a trasformare gesti sportivi in aiuti concreti alle comunità più vulnerabili.
In un momento storico in cui la fame torna a crescere in diverse aree del pianeta e le crisi internazionali rendono sempre più fragile l’accesso al cibo, una parte del mondo dello sport prova a mettere in gioco le proprie energie per sostenere le comunità più vulnerabili. È l’obiettivo della campagna Sport contro la fame, che punta a trasformare gesti atletici, eventi e iniziative locali in un supporto concreto per chi vive in condizioni di insicurezza alimentare.
La nuova iniziativa è stata presentata martedì 25 novembre alla Fao, a Roma, nella cornice del Sheikh Zayed Centre. Qui Focsiv e Centro sportivo italiano hanno annunciato un percorso di 18 mesi che attraverserà l’Italia con eventi sportivi e ricreativi dedicati alla raccolta fondi per 58 progetti attivi in 26 Paesi.
L’apertura della giornata è stata affidata a mons. Fernando Chica Arellano, osservatore permanente della Santa Sede presso Fao, Ifad e Wfp, che ha richiamato il carattere universale dello sport, «linguaggio capace di superare barriere linguistiche, culturali e geopolitiche e di riunire popoli e tradizioni attorno a valori condivisi». Subito dopo è intervenuto Maurizio Martina, vicedirettore generale della Fao, che ha ricordato come il raggiungimento dell’obiettivo fame zero al 2030 sia sempre più lontano. «Se le istituzioni faticano, è la società a doversi organizzare», ha affermato, indicando iniziative come questa come uno dei modi per colmare un vuoto di cooperazione.
A seguire, la presidente Focsiv Ivana Borsotto ha spiegato lo spirito dell’iniziativa: «Vogliamo giocare questa partita contro la fame, non assistervi. Lo sport nutre la speranza e ciascuno può fare la differenza». Il presidente del Csi, Vittorio Bosio, ha invece insistito sulla responsabilità educativa del mondo sportivo: «Lo sport costruisce ponti. In questa campagna, l’altro è un fratello da sostenere. Non possiamo accettare che un bambino non abbia il diritto fondamentale al cibo».
La campagna punta a raggiungere circa 150.000 persone in Asia, Africa, America Latina e Medio Oriente. Durante la presentazione, tre soci Focsiv hanno portato testimonianze dirette dei progetti sul campo: Chiara Concetta Starita (Auci) ha descritto l’attività delle ollas comunes nella periferia di Lima, dove la Olla común 8 de octubre fornisce pasti quotidiani a bambini e anziani; Ornella Menculini (Ibo Italia) ha raccontato l’esperienza degli orti comunitari realizzati nelle scuole tanzaniane; mentre Maria Emilia Marra (La Salle Foundation) ha illustrato il ruolo dei centri educativi di Haiti, che per molti giovani rappresentano al tempo stesso luogo di apprendimento, rifugio e punto sicuro per ricevere un pasto.
Sul coinvolgimento degli atleti è intervenuto Michele Marchetti, responsabile della segreteria nazionale del Csi, che ha spiegato come gol, canestri e chilometri percorsi nelle gare potranno diventare contributi diretti ai progetti sostenuti. L’identità visiva della campagna accompagnerà questo messaggio attraverso simboli e attrezzi di diverse discipline, come illustrato da Ugo Esposito, Ceo dello studio di comunicazione Kapusons.
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Mark Zuckerberg (Getty Images)
Un mio profilo è stato cancellato quando ho pubblicato dati sanitari sulle pratiche omoerotiche. Un altro è stato bloccato in pandemia e poi eliminato su richiesta dei pro Pal. Ne ho aperto un terzo: parlerò dei miei libri. E, tramite loro, dell’attualità.
Se qualcosa è gratis, il prodotto siamo noi. Facebook è gratis, come Greta è pro Lgbt, pro vax, anzi anti no vax, e pro Pal. Se sgarri, ti abbatte. Il mio primo profilo Facebook con centinaia di migliaia di follower è stato cancellato qualche anno fa, da un giorno all’altro: avevo riportato le statistiche sanitarie delle persone a comportamento omoerotico, erroneamente chiamate omosessuali (la sessualità è una funzione biologica possibile solo tra un maschio e una femmina). In particolare avevo riportato le statistiche sanitarie dei maschi cosiddetti «passivi».
A Fuori dal coro Raffaella Regoli mostra le immagini sconvolgenti di un allontanamento di minori. Un dramma che non vive soltanto la famiglia nel bosco.
Le persone sfollate da El Fasher e da altre aree colpite dal conflitto sono state sistemate nel nuovo campo di El-Afadh ad Al Dabbah, nello Stato settentrionale del Sudan (Getty Images)
Donald Trump torna a guardare all’Africa. Il presidente americano si è infatti impegnato ad agire per cercare di portare a termine il sanguinoso conflitto civile che agita il Sudan da oltre due anni.
«Pensavo fosse solo una cosa folle e fuori controllo. Ma ora capisco quanto sia importante per te e per molti dei tuoi amici qui presenti il Sudan. E inizieremo a lavorare sul Sudan», ha dichiarato l’inquilino della Casa Bianca, rivolgendosi al principe ereditario saudita, Mohammad bin Salman. Ricordiamo che la guerra civile in corso è esplosa nell’aprile del 2023 tra le Forze armate sudanesi e il gruppo paramilitare Rapid Support Forces. Secondo The Hill, «più di 150.000 persone sono morte nel conflitto, circa 14 milioni sono state sfollate e si prevede che circa metà della popolazione di 50 milioni di persone soffrirà la fame quest'anno».






