2018-09-11
Rimanere chiusi la domenica fa bene ad affari e famiglia
La liberalizzazione di Mario Monti ha impoverito sia i lavoratori sia i commercianti: dal 2012 sono falliti 50.000 esercizi. Va bene, lo confesso: io ho nostalgia. Ho nostalgia delle domeniche in cui, al massimo, erano aperti i negozi per comprare i pasticcini e i fiori da portare alla mamma. Ho nostalgia della Santa Messa delle 11, la visita al cimitero e poi tutti insieme a casa, a mangiare l'arrosto, mica le schifezze del fast food. Ho nostalgia persino di Tutto il Calcio Minuto per Minuto, pensate un po', quando la domenica era la domenica davvero e tutte le partite cominciavano alle 15. Mica come adesso che hanno frantumato il calendario. E non solo quello, purtroppo. Quindi se volete dirmi che sono un passatista, conservatore, nemico del progresso e della nuova civiltà, ditemelo pure. Me ne vanto. Se la nuova civiltà è quella per cui la famiglia, per stare insieme, deve andare al negozio Vodafone del centro commerciale o nel reparto surgelati alla ricerca disperata di sofficini Findus, ebbene sì: io preferisco la civiltà vecchia. E penso che un Paese dovrebbe difendere le cose buone che ha, prima di trasformarsi in un maxi Auchan, dove le uniche relazioni sociali possibili, sono «paga in contanti o con il bancomat?» oppure «ce l'ha la fidelity card»? Eravamo il Paese dei centri storici, dei negozi antichi, delle botteghe tradizionali, dell'incontro al bar in piazza, della vita sotto il campanile. Adesso invece abbiamo desertificato tutto. Abbiamo ucciso il cuore delle nostre città. Abbiamo trasformato le vie del commercio in cimiteri a cielo aperto, dove trovare un'insegna accesa è più difficile che trovare Jean-Claude Juncker sobrio, e per incontrare qualcuno disponibile a fare due chiacchiere dobbiamo andare all'Esselunga. Dall'ombra del campanile all'ombra della cassa-veloce-solo-nove-pezzi. E volete convincermi che ci abbiamo guadagnato? Sento dire che senza apertura domenicale si perderebbero posti di lavoro. Sarà. Però allora mi dovete spiegare perché, da quando la domenica al lavoro è stata liberalizzata nel 2012 da quel sant'uomo di Mario Monti, i posti di lavoro nel commercio sono diminuiti. Un altro miracolo di super Mario, come lo chiamavano i giornalisti adoranti? La verità è che negli ultimi otto anni, anche grazie a queste misure che sono velenose per i piccoli commercianti, hanno chiuso 50.000 negozi. Cinquantamila. In compenso abbiamo più gente sfruttata e sottopagata, che brucia la domenica per un tozzo di pane. Quel cervello di un bocconiano le ha azzeccate proprio tutte, non vi pare?Perché, poi, in effetti ai giganti del commercio non basta uccidere le piccole botteghe storiche (che non possono certo tenere il ritmo di apertura sette giorni su sette). Macché: vogliono anche sfruttare i dipendenti con paghe da fame. E se loro non ci stanno, pazienza, si troverà pur sempre un immigrato per sostituirli, non è vero? L'ultima motivazione intelligente per dire sì all'apertura domenicale è che, bloccandola, si favorirebbero le vendite online. E qui si rasenta il sublime. In effetti: hanno permesso ai giganti del Web qualsiasi porcheria, hanno lasciato fare loro di tutto, elusione delle tasse e paradisi fiscali compresi, senza regole e senza limitazioni, e adesso li vogliono combattere tenendo aperta l'Ipercoop alla domenica? Fa talmente ridere che l'unico negozio che mi viene voglia di tenere aperto sette giorni su sette, a questo punto, è quello dei battipanni. Per poterne avere sempre uno a disposizione e battere sul loro popò, come faceva la mia mamma. A proposito di nostalgia.