2019-12-16
Red Ronnie: «Ridicolo cantare “Bella ciao” nell’Italia dei nuovi invasori»
Il critico musicale: «Giusto opporsi all'ondata di stranieri che colonizzano la cultura, l'economia, le visioni del mondo. Per anni ho avuto la tessera Pci, ora no: troppa falsità».«Prima di cantare Bella ciao, chiediamoci chi è davvero l'invasore». Red Ronnie, al secolo Gabriele Ansaloni, non ha dubbi: «La musica deve cambiare». Luminare della critica musicale, padre dello storico programma Roxy bar, oggi il conduttore bolognese ripropone sulla sua Web tv lo sterminato repertorio di interviste con gli artisti di tutto il mondo. E si rifiuta di intonare Bella ciao in chiave antileghista. Perché non si unisce al coro?«In Italia siamo abituati a intonare i ritornelli senza pensare. Prendiamo 'O surdato 'nnamurato: un brano che tutti eseguono in allegria. Ma il testo è di una tristezza indicibile, narra di guerra e di morte». Quindi?«Quindi abbiamo il dovere di comprendere i testi che cantiamo. Non ha senso cantare Bella ciao per contestare Matteo Salvini. Il testo recita: “Una mattina mi son svegliato, e ho trovato l'invasor"». Appunto. L'invasore non è Salvini? «Ma no. Anzi, Salvini semmai combatte le nuove invasioni». Nuove invasioni?«Intanto assistiamo a un'invasione culturale ai nostri danni. Per dire, io non sono propriamente cattolico: ma non riesco a comprendere quelli che considerano il crocifisso nelle scuole come un'offesa alle sensibilità altrui». E poi?«E poi siamo vittime di un'invasione economica, quando lasciamo che poteri stranieri comprino a mani basse aziende italiane. Un'invasione alimentare, quando ci vengono imposti cibi che arrivano dall'altra parte del mondo, fuori dalle regole. Questi sono i veri invasori, oggi. Quando poi sento cantare Bella ciao dai commissari europei, allora lì mi metto direttamente a ridere». Perché?«Quelli sono gli ultimi che possono farci la morale. Dovrei forse prendere lezioni da Jean Claude Juncker, l'ex premier di un Paese fondato sui paradisi fiscali?». Insomma, qualcuno è ossessionato da Salvini?«Sembra che ogni azione politica venga compiuta in funzione di combatterlo. Lo stesso governo è nato con l'obiettivo di impedire le elezioni, che con buona probabilità sarebbero state vinte dalla Lega. O sbaglio?».Si è parlato di rischio democratico, Salvini chiedeva «pieni poteri»…«A Ferrara, alle comunali, ha vinto il leghista Alan Fabbri, e i convegni culturali, la vita democratica, va tutto avanti lo stesso, nel rispetto reciproco». Basta questo a tranquillizzarla?«Sventolare il rischio fascismo è un po' come quando Silvio Berlusconi diceva che i comunisti mangiavano i bambini. Non è vero, anche perché veri comunisti in giro non ne vedo più. Sono rimasti i comunisti vista mare».Vista mare?«Molto attenti al conto corrente, vacanze a Capalbio, però poi si divertono a fare gli alternativi». Scusi, ma lei non era di sinistra? «Io ho avuto per anni la tessera del Pci in tasca. Poi un giorno ho smesso di identificarmi in quella parte politica: troppa falsità». È successo tutto in un giorno? «Diciamo che la svolta arrivò una sera, in Sardegna. Apro un giornale locale, e leggo che Massimo D'Alema era attraccato con il suo yacht a quattro alberi, per esprimere solidarietà ai minatori del Sulcis». Si fece delle domande. «Mi chiedo ancora oggi come ha potuto comperare quella barca. Ma soprattutto realizzai che era finita un'epoca: quella della sinistra portatrice degli interessi delle fasce emarginate». Pensa che solo i poveri possano difendere i poveri? «Penso che non puoi andare a trattare con gli operai dell'Ilva in Ferrari. Non sopporto l'ipocrisia. Prendiamo Giorgia Meloni: al di là delle sue idee, sta dimostrando una sua coerenza personale, che apprezzo». Ha apprezzato anche i 5 stelle, in qualità di antivaccinista convinto? «In principio hanno ribaltato il modo di fare politica. Ma dov'è finita la battaglia sulla trasparenza? Perché non hanno insistito sulle consultazioni in streaming, come fecero con Matteo Renzi e Pier Luigi Bersani? Alla fine ho paura che si siano uniformati. Detto questo, resto un anarchico: il mio manifesto politico è Imagine di John Lennon». Un anarchico sovranista?«Intanto mi pare che essere sovranisti non porti molto bene. Bettino Craxi rivendicò la sovranità italiana a Sigonella, e opponendosi all'estradizione dei terroristi dell'Achille Lauro. Ma con quei comportamenti, firmò la sua condanna». E lei? «Siamo un Paese sottomesso. Se essere sovranisti significa rivendicare il diritto di contare nella terra dove sono nato e cresciuto, allora per me è un complimento. Anzi, a questo punto sono io che mi metto a cantare Bella ciao. È la mia canzone, non la loro». «Loro» sono il popolo delle sardine, quelle partite proprio da Bologna, in piazza Maggiore?«Vedere i ragazzi radunarsi in piazza è sempre bello. Poi però li senti parlare: “La nostra priorità non è fare un partito...". Usano il vocabolario dei vecchi. E questo accade spesso. I giovani di Forza Italia sono come quelli della federazione giovanile del Pci: già anziani. Costretti ad accettare le regole del gioco degli adulti che comandano sulle loro teste». In realtà persino la rockstar Patti Smith si è schierata con le sardine, al grido di People have the power. «Temo abbia sbagliato parola. Più che people, avrebbe dovuto dire Prodi has the power». Prodi Romano? «Mi danno l'impressione, questi ragazzi, di essere strumentalizzati. Gestiti da altri, sopra di loro. E poi Patti Smith la conosco bene. Questi artisti stranieri si lasciano spesso irretire da ciò che leggono sul nostro Paese. Non approfondiscono, peccano di superficialità». Come mai in tv ha paragonato il leader della Lega a Vasco Rossi?«In realtà ho solo detto che condannare Salvini perché è andato a torso nudo al Papeete, non va bene. È lo stesso atteggiamento di chi all'inizio attaccava Vasco Rossi, definendolo “un animale"». Un politico può davvero improvvisarsi deejay?«I tempi gloriosi degli hippy mi hanno insegnato che non si possono giudicare le persone in base all'aspetto. Se proprio devo farlo, giudico più pericolosi quelli ben pettinati e incravattati». La musica in Italia è in mano ai progressisti? «La musica è in mano a persone che vogliono semplicemente fare soldi, ma si vergognano di ammetterlo. Per il resto, non è un mistero che la sinistra si sia sempre considerata depositaria della riflessione culturale nel nostro Paese». Con quali risultati? «Ricordo una conferenza stampa di Walter Veltroni, credo fosse ministro dei Beni culturali. Convocò tutti i cantautori italiani, un grande spot. Ma poi finì lì. Come direttore dell'Unità, difese l'americana Mtv, sulla pelle dell'italiana Videomusic. Paradossalmente l'unico ad avanzare una legge sulla musica è stato un leghista». Parla di Alessandro Morelli, che voleva incentivare le canzoni italiane in radio? «Proposta magari non perfetta. Ma intanto si è preso la briga di interessarsi al settore. Un settore che incide per il 3% del Pil. Ma nessuno ne parla». Insomma, lei è anche un sovranista musicale?«Ma no, io amo la cultura musicale straniera, mi occupo di rock da decenni. Ma credo sia giunto il momento di dare più spazio agli artisti italiani emergenti. Quelli che oggi sono costretti a riproporre i successi del passato, cancellando il nostro futuro musicale». Mancanza di idee? «Se Lucio Battisti fosse nato in quest'epoca, non farebbe il musicista. Lo ha ammesso lo stesso Mogol. Oggi ci sarebbero in giro potenziali Fabrizio De André, Gino Paoli, Lucio Dalla: ma non emergono». Perché?«È il sistema che li scarta. Ricordiamoci sempre che la musica non è solo un tappeto meraviglioso di emozioni, ma esercita anche un fortissimo potere politico. È scomoda. Genera movimenti. Pensiamo a Woodstock, o al Live Aid. Pensiamo all'album Sun city, che con i ribelli più grandi, da Bob Dylan a Bruce Springsteen, ha contribuito alla fine dell'apartheid in Sudafrica. Pensiamo a Bono Vox che bacchetta la Casa Bianca sul debito africano». Dunque, è una cospirazione? «Si è deciso scientificamente di depotenziare l'industria musicale. Da un lato, consentendo di scaricare musica gratis da Internet. E poi annientando gli eroi musicali, che esibendosi interpretavano un disagio giovanile, una voglia di ribellione». E oggi? «Con una gigantesca operazione di marketing, hanno sostituito gli eroi del passato con Paris Hilton e i trapper, quelli che parlano solo di stronzate, lusso e macchinoni. Tutto per addormentare le coscienze. Questo vale anche per l'Italia, che ha smarrito i suoi storici cantautori». Ci vorrebbe un Jimi Hendrix anche nella politica italiana. «Uno fuori dagli schemi, dalle regole, un vero rivoluzionario? Purtroppo, deve ancora nascere».