2022-01-13
Ricciardi smentito dalla sua ricerca: il Covid è meno letale dell’influenza
Walter Ricciardi (Getty images)
Il consigliere di Roberto Speranza è contrario a gestire il virus cinese come l’infezione comune. Eppure, un suo studio del 2019 rileva che la mortalità media della sindrome stagionale è maggiore di quella attuale del Sars Cov 2.Gestire il Covid come un’influenza? «Un pio desiderio». Commentando i recenti annunci del governo spagnolo, martedì il professor Walter Ricciardi ha di fatto bocciato la ricetta targata Pedro Sanchez per provare a convivere con il virus. Nel corso di un’intervista a un’emittente radiofonica, qualche giorno fa il premier spagnolo ha espresso l’intenzione di «aprire, gradualmente e con cautela, il dibattito a livello tecnico ed europeo, per iniziare a valutare l’evoluzione di questa malattia con parametri diversi da quelli che abbiamo finora». Ormai in Spagna più del 90% degli abitanti con più di 12 anni ha ricevuto il siero, e Sanchez vorrebbe rinunciare a tracciare ogni singola infezione per focalizzarsi su chi ha reale bisogno di cure. Esattamente come succede ogni anno in occasione della stagione influenzale. Una svolta che però che fa storcere il naso al consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza. «È il desiderio di tutti, ma non ci sono le condizioni», ha spiegato l’ex presidente dell’Iss, «la fattibilità di una strategia del genere deve essere confermata da evidenze scientifiche che in questo momento non mi pare che ci siano».Chissà se a parlare oggi è lo stesso Walter Ricciardi che alla vigilia dello scoppio della pandemia, ad agosto del 2019, cofirmava uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Internation journal of infectious diseases dedicato proprio al tema della mortalità influenzale. Una ricerca della quale si è già discusso ai primi del 2020 e le cui conclusioni, interpretate alla luce dei nuovi dati di mortalità della pandemia, si rivelano sorprendenti. Occorre prima di tutto precisare che, come spiega l’Istituto superiore di sanità, il sistema di sorveglianza non restituisce i decessi per influenza in tempo reale. Motivo? L’attribuzione da parte dell’Istat della causa principale del decesso a seguito della codifica delle schede di morte richiede mediamente due anni. Nel frattempo, perciò, si possono fare solo stime. Le fonti a cui fanno riferimento i tecnici sono due: l’eccesso di mortalità dal Sistema di sorveglianza della mortalità giornaliera (Sismg) basato su venti città campione e relativo agli over 65, e le forme gravi e complicate di influenza confermata in laboratorio nei pazienti ricoverati in terapia intensiva. «Nessuno dei due sistemi di monitoraggio», precisa l’Iss sul proprio sito, «fornisce un numero totale di decessi che l’influenza stagionale provoca ogni anno». Grazie alle due metodologie utilizzate, i morti attribuibili ogni all’influenza sono pari a circa 8.000 unità.E qui veniamo allo studio precedentemente citato, firmato da un team di ricercatori provenienti dall’Ospedale Bambino Gesù, dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali e dall’Istituto superiore di sanità, tra i quali per l’appunto Walter Ricciardi. Obiettivo della pubblicazione, stabilire con un discreto margine di precisione l’impatto dell’influenza in termini di mortalità per le stagioni 2013/14, 2014/15, 2015/16 e 2016/17. Basandosi sui dati presenti sulle piattaforme Euromomo e Flumomo, gli scienziati hanno stimato una media annuale di 5,29 milioni di casi di sindrome simil-influenzale (influenza-like illness), e complessivi 68.000 morti per i periodi presi in considerazione. Più nel dettaglio, i decessi stimati sono stati pari a 7.027 unità nel 2013/14, 20.259 nel 2014/15, 15.801 nel 2015/16 e ben 24.981 nel 2016/17. Tanto per dare un’idea della differenza con i dati ufficiali, nel corso dell’ultima stagione presa in considerazione dai ricercatori il monitoraggio dell’andamento delle forme gravi e complicate di influenza confermata ha fatto registrare appena 230 casi gravi e 68 decessi. Nelle quattro annate, Ricciardi e colleghi hanno riscontrato una media di circa 17.000 morti all’anno correlabili all’influenza e alle sindromi influenzali, che salgono a circa 20.000 se si considerano solo le ultime tre. Un dato assai inferiore rispetto agli 85.000 decessi a seguito da contagio di Sars-CoV-2 nel periodo compreso tra ottobre 2020 e aprile 2021 (considerando i mesi della sorveglianza influenzale), ma assolutamente in linea con gli 8.400 decessi circa riscontrati da ottobre 2021 a oggi. Lo studio offre inoltre uno spaccato della mortalità per influenza per fascia d’età. Colpisce un dato: i ricercatori stimano nella fascia pediatrica (0-14 anni) si siano verificati in media 32 decessi l’anno, con un picco di 51 decessi nella stagione 2016/17. Ovvero il doppio rispetto ai morti con Covid nella stessa fascia d’età, calcolati però da inizio pandemia. Cifre che fanno riflettere, se pensiamo la pressione alla quale sono stati sottoposti i nostri ragazzi negli ultimi due anni. Grazie al combinato disposto tra vaccinazione e diffusione della variante Omicron, in definitiva, il Covid rimane una malattia da non sottovalutare, ma con un tasso di mortalità ormai sotto controllo e paragonabile a quello di una stagione influenzale.Qualche giorno prima di Natale, il virologo della Emory University di Atlanta Guido Silvestri ha affermato che «il Covid per le persone pienamente vaccinate ha una letalità ormai simile se non inferiore a quella dell’influenza», e ha puntato il dito contro la strategia del terrore: «Il costante panico mediatico e la continua minaccia di nuove restrizioni sta facendo danni enormi sia a livello socio-economico che psicologico». Un panico che il professor Walter Ricciardi non manca di alimentare appena gli si presenta l’occasione anche a costo di smentire le «evidenze scientifiche» da lui stesso ottenute e pubblicamente diffuse.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
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