2024-12-01
Ribelli e jihadisti avanzano in Siria. L’Onu se ne va, i vescovi restano
Voci di golpe a Damasco: le forze governative si sarebbero scontrate fra loro.Ieri la città di Aleppo è caduta quasi completamente sotto il controllo di milizie jihadiste e ribelli filo turchi, protagonisti di una rapida offensiva lanciata mercoledì scorso. In meno di tre giorni, i combattenti hanno occupato oltre settanta località, costringendo alla fuga le forze governative fedeli al presidente Bashar Al Assad. Mentre scriviamo queste milizie stanno compiendo notevoli progressi tanto che hanno conquistato la città di Suran e ora si dirigono verso la città di Hama dove le forze di Assad, quelle russe e iraniane, si stanno ritirando verso la provincia di Homs, in Siria. Secondo quanto riferito dall’Osservatorio siriano per i diritti umani, le truppe regolari si stanno ritirando senza opporre una significativa resistenza. Il bilancio provvisorio dei combattimenti è drammatico: più di 300 morti in maggioranza ribelli ma ci sono anche una trentina di civili, tra cui donne e bambini. Da parte loro, le forze governative descrivono il ritiro come una «manovra tattica finalizzata a preparare una controffensiva per riconquistare il territorio perduto». Tuttavia, la situazione sul campo resta critica: migliaia di civili (si parla di cinquantamila) stanno abbandonando Aleppo in cerca di sicurezza, mentre le Nazioni Unite hanno iniziato l’evacuazione del personale presente in città. Chi rimane invece sono i vescovi e gli otto francescani di tutte le confessioni cristiane presenti ad Aleppo con monsignor Hanna Jallouf, vescovo dei latini e francescano, che dopo aver visitato i conventi e delle comunità ha dichiarato all’Ansa: «Abbiamo oggi deciso di rimanere tutti con la nostra gente e stanno tutti bene, grazie a Dio. Ora siamo tutti dentro per il coprifuoco e questa mattina c’era molto caos per le strade, la gente ha paura. Tutto è successo in due giorni ma può darsi che ci fosse già un accordo per fare tutto questo». Nel pieno del caos che dilania Aleppo, i combattenti curdi e quelli filo turchi si sono di fatto contesi il controllo dell’aeroporto della città. Quelli in corso sono i primi combattimenti di grande portata in Siria da diversi anni. Dopo la guerra civile scoppiata nel 2011, il regime di Assad, con il sostegno di Russia e Iran, aveva riconquistato gran parte del territorio, inclusa la città di Aleppo nel 2016. Tuttavia, vaste aree della provincia di Idlib - ora interamente caduta nelle mani dei ribelli - e settori delle province di Aleppo, Latakia e Hama sono rimasti sotto il controllo di gruppi jihadisti. Tra questi, il gruppo Hayat Tahrir Al Sham, dominato dall’ex ramo siriano di Al Qaeda, è attualmente alla guida di questa offensiva. Mosca continua a fornire supporto militare a Damasco tanto che ieri gli aerei da guerra del regime siriano e della Russia hanno preso di mira le aree residenziali nella città di Idlib, tra cui la scuola Salah Al Din e la stazione di servizio Al Andani. Gli attacchi hanno causato la morte di 4 civili e il ferimento di altre 25 persone, tra cui 8 bambini e 6 donne. Durante la giornata di ieri c’è stato un colloquio telefonico tra i ministri degli Esteri di Russia e Iran sugli sviluppi della situazione in Siria. I due hanno espresso «profonda preoccupazione per la pericolosa escalation» e hanno concordato «sulla necessità di intensificare gli sforzi congiunti per stabilizzare la situazione». Analoga telefonata tra il ministro russo Lavrov e il turco Fidan. Anche in questo caso si sono sottolineati «i pericolosi sviluppi della situazione». Infine, si rincorrono voci di un possibile tentativo di colpo di Stato a Damasco. La Guardia repubblicana siriana e la quarta divisione dell’Esercito arabo siriano (forze di Assad) si starebbero scontrando nella capitale della Siria, più precisamente nel quartiere di Kafr Sousa, a Damasco.
Jose Mourinho (Getty Images)