
Il settore è azzoppato dal Green deal e l’ennesimo piano per la siderurgia è carente.L’Europa corre al riarmo, ma sarà una corsa in salita, considerate le difficoltà del settore dell’acciaio. La Commissione ha presentato un piano, l’ennesimo, per il sostegno alla siderurgia europea, considerato però insufficiente da parte dei rappresentanti dell’industria. Il piano della Commissione vede negli alti costi energetici il problema dell’industria, e spinge per incentivare i PPA e le fonti rinnovabili. È in corso anche la revisione delle regole sugli aiuti di stato e sarà limitata la quantità di acciaio che può essere importata senza dazi, riducendo da 1% a 0,1% le quote aggiuntive esenti da dazi. Altre misure per ridurre l’import di acciaio del 15% sono attese ad aprile, assieme alla revisione del meccanismo del Cbam, la tassa sul carbonio alla frontiera. Si parla anche di disincentivare l’esportazione di rottami fuori dall’Unione. Il piano di riarmo europeo, ribattezzato Prontezza 2030, fa emergere la distanza tra i proclami e la realtà. I Paesi della «coalizione dei disponibili» non se la passano benissimo, quanto ad acciaio. Le politiche green dell’Unione europea, ricalcate dalla Gran Bretagna, hanno azzoppato il settore negli ultimi anni. La produzione di acciaio dell’Ue è scesa da 182 milioni di tonnellate nel 2021 a 149 milioni nel 2024, con un calo del 18%. L’attuale utilizzo della capacità produttiva di acciaio è di circa il 67%, in calo rispetto al 78% del 2021. Il consumo di acciaio in Ue nel 2024 è sceso del 14% rispetto al 2021, con una redditività media in calo dal 9% del 2021 al -0,4% del 2024. Circa l’80% del fabbisogno europeo è coperto da produzione europea (dati Commissione europea).È della settimana scorsa la notizia che in Gran Bretagna chiuderà anche l’ultimo altoforno in grado di produrre acciaio primario. La British Steel (che in realtà è cinese, appartiene al gruppo Jingye) ha rifiutato un piano di salvataggio del governo britannico da 500 milioni di sterline e chiuderà anche gli ultimi due altiforni attivi nel Regno Unito, a Scunthorpe. Si parla di 3.500 licenziamenti, più l’impatto sull’indotto. Dopo la chiusura dell’altro altoforno a Port Talbot lo scorso anno, il Regno Unito dovrà affidarsi interamente alle importazioni e ai rottami di acciaio utilizzati nei forni ad arco elettrico. Trasporti, infrastrutture, edilizia e armamenti diventano dipendenti dalle importazioni: a questo punto i rottami diventano strategici. In Germania, i due partiti che formeranno la coalizione di governo, Cdu e Spd, stanno trattando sul programma di governo e sugli aiuti al settore siderurgico. Il Green deal resta pienamente operativo e la Germania non ha intenzione di rinunciarvi, a parole. La conversione degli altiforni dal carbone all’idrogeno è risultata impraticabile, come dimostra il fallimento dei relativi progetti di Thyssen-Krupp. Ma i due partiti prevedono di sussidiare con fondi pubblici la cattura e lo stoccaggio con sistemi CCS della CO2 prodotta dagli altiforni. La settimana scorsa, poi, la Commissione ha dato il via libera ad un piano di aiuti del governo di Berlino da 5 miliardi di euro per decarbonizzare le industrie tedesche.Dunque, Green deal (che scoraggia la produzione di acciaio primario), dazi Usa e strapotere della Cina sono i problemi dell’acciaio europeo. La produzione annuale del più grande produttore (e consumatore) di acciaio al mondo è ancora sopra il miliardo di tonnellate. Nel 2024 le aziende cinesi hanno subito un tracollo nei profitti a causa del calo della domanda nazionale, dunque la produzione in eccesso si riversa sui mercati mondiali.Donald Trump ha già imposto dazi del 25% sulle importazioni di acciaio negli Stati Uniti, cosa che hanno fatto anche Vietnam e Corea del Sud con valori diversi. I dazi degli altri però rischiano di rovesciare sull’Europa i flussi di sovra-produzione cinese. Il governo di Pechino ha annunciato che imporrà delle riduzioni della produzione nazionale, ma non ci sono ancora dettagli in merito. Secondo alcune stime servirebbero tagli alla produzione di 150 milioni di tonnellate in tre anni.La combinazione di elementi appare pericolosa per l’Europa: aumento della domanda di acciaio per armamenti, con restrizioni all’import ma incapacità di produrre quanto occorre se non a prezzi alti per i costi ambientali. I prezzi sono destinati a salire, a meno di usare acciaio cinese per fare i carri armati.
(Ansa)
L’idea di introdurre il voto a maggioranza nell’Unione mina i diritti incomprimibili dei Paesi membri. Il «no» pronunciato in Aula dal presidente del Consiglio è pesante tanto quanto quello contro il Mes.
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 24 ottobre con Carlo Cambi
Antonio Tajani (Ansa)
Il ministro si sgancia dalla posizione del premier: «Lecito pensarla diversamente» Ma così il leader di Forza Italia si allinea a chi vorrebbe un’Europa a due velocità.
Fabrizio Pregliasco (Imagoeconomica)
Il prezzemolino tv talebano dei vaccini ammette finanziamenti da Pfizer, Moderna, Novavax, Janssen, Bayer, Sanofi e altri. Poi, incalzato dai parlamentari, osa dire: «Sono più indipendente perché prendo soldi da tanti».






