2018-12-18
«Renzi informava De Benedetti». Imputato il broker dell’Ingegnere
L'intermediario del padrone di «Repubblica» comparirà davanti a un giudice. Il pm aveva chiesto tre volte di archiviarlo ma ieri il gip Gaspare Sturzo ha messo fine al tira e molla e ha imposto al pm l'imputazione coatta per l'analista finanziario, con un'ordinanza di rigetto dell'archiviazione. L'accusa: aver speculato sulle dritte di Palazzo Chigi.Chissà cosa farà adesso il sostituto procuratore di Roma, Stefano Pesci. Per ben tre volte ha chiesto l'archiviazione dall'accusa di ostacolo alla vigilanza per Gianluca Bolengo, amministratore delegato della società di intermediazione finanziaria Intermonte sim, in pratica il broker di fiducia di Carlo de Benedetti, editore onorario del gruppo Gedi e all'epoca patron della Romed, la cassaforte finanziaria di famiglia. Ma ieri il gip Gaspare Sturzo ha messo fine al tira e molla e ha imposto al pm l'imputazione coatta per l'analista finanziario, con un'ordinanza di rigetto dell'archiviazione. E lo ha fatto smontando pezzo per pezzo la ricostruzione garantista dell'accusa, che aveva cercato di sminuire la portata delle informazioni privilegiate raccolte da De Benedetti in un colloquio avuto con Matteo Renzi a Palazzo Chigi. Il gip bacchetta più volte l'operato del pm e ironizza anche sullo sforzo linguistico e dialettico per giustificare la sua triplice richiesta di archiviazione. Per settimane inquirenti e media di complemento ci avevano raccontato che le notizie soffiate da Renzi all'imprenditore sulla soglia di uno degli ascensori della presidenza del Consiglio erano generiche e che in realtà, se qualche informazione concreta era arrivata, questa era partita dalla Banca d'Italia. Ma il gip pare di opposto avviso, anche grazie alla nuova trascrizione della telefonata tra Bolengo e De Benedetti del 16 gennaio 2015 e al rinvenimento dentro al fascicolo di due nuove intercettazioni, ritenute rilevanti, datate 19 e 21 gennaio 2015, da cui risulterebbe evidente, secondo la toga, che l'informazione era «qualificata», avendo come fonte Renzi, e che era «temporalmente circostanziata». In più indicava lo «strumento» con cui sarebbe stata attuata la riforma (il decreto), il suo «contenuto» (eliminazione del voto capitario) e il «tempo dell'approvazione» («una o due settimane»). Dunque ci troveremmo di fronte a una soffiata proibita per cui Bolengo avrebbe dovuto fare denuncia alla Consob. Cosa che non è successa. Adesso, entro 10 giorni, il pm Pesci dovrà formulare l'imputazione per ostacolo agli organi di vigilanza e sarà suo onere valutare «se dall'esame degli atti come valutati dal giudice, emergano fatti di rilievo penale a carico delle persone citate». Infatti per Sturzo tre manager della Intermonte (Bolengo, Luca Vannini, Giuseppe Lombardi) e l'amministratore delegato della Romed, Roberto Tronci, erano a conoscenza della provenienza delle informazioni privilegiate raccolte da De Benedetti a Palazzo Chigi, ma non ne parlarono alla Consob. Resta aperto un quesito: l'ingegnere e l'ex premier verranno indagati per insider trading? Questo il giudice non può chiederlo. Ma, a voler leggere tra le righe, l'invito sembra chiaramente quello. Intanto sulla posizione di Bolengo dovrà esprimersi un giudice per l'udienza preliminare, che dovrà decidere se dare ragione al pm o al gip sull'accusa mossa a Bolengo di «non aver ottemperato all'obbligo di avvisare la Consob innanzi a un'operazione ragionevolmente sospetta che andava obbligatoriamente comunicata». Per il giudice Sturzo l'ad di Intermonte dopo la prima chiacchierata del 16 gennaio e i successivi articoli di stampa che confermavano le previsioni dell'ingegnere, avrebbe dovuto comprendere che le informazioni ricevute dal suo cliente «non fossero soltanto vanterie del De Benedetti, ma assai probabilmente, circostanze effettivamente da questi acquisite da informazioni privilegiate avute tramite il presidente Renzi». Ma Bolengo, per il gip, non condivise questo sospetto con la Consob per «non mettere in forse il redditizio rapporto personale con De Benedetti e con la Romed». Ma quali sono secondo il giudice le nuove prove che smentirebbero la ricostruzione del pm Pesci? Anzitutto una nuova versione dell'intercettazione di Bolengo e De Benedetti (inizialmente mal trascritta, sembra, dalla Consob), da cui emergerebbero «difformità testuali non irrilevanti». In essa l'ingegnere spiega che il decreto sulle Popolari «passa… avanti… ho parlato ieri con Renzi, passa». Dove quell'«avanti» confermerebbe che De Benedetti è sicuro del fatto suo. Nella stessa conversazione l'ingegnere chiede espressamente quali siano «i riflessi sul mercato» della riforma e Bolengo «fatte proprie queste informazioni, date per certe da De Benedetti» si offre di «far studiare il cosiddetto basket di “maggior impatto"», privato di quei titoli in difficoltà di alcune banche popolari (viene citata la Popolare di Vicenza) che De Benedetti definisce «cose “imbarrate"». Un paniere di titoli, offerto soltanto alla Romed e non ad altri clienti. Per il giudice il riascolto della telefonata da parte della polizia giudiziaria elimina ogni dubbio sul fatto che «sia indiscutibilmente Carlo De Benedetti a dare il proprio assenso» all'investimento deciso dopo la soffiata di Renzi. Del resto, in un'altra telefonata, l'ad della Romed, Tronci, al telefono ammette che il basket di Popolari l'ha fatto «Ing con Bolengo». Ma oltre alla nuova trascrizione ci sono altre due conversazioni di De Benedetti con l'ad di Intermonte che si erano perse nel mare magnum degli allegati, tutti depositati senza indice, e che paiono confermare il senso dato da Sturzo alla prima telefonata. Il 19 gennaio, alla vigilia del varo del decreto, De Benedetti rassicura Bolengo sull'arrivo della riforma «radicale» delle Popolari: «Lui m'ha detto che lo fa passare (…) Lui me lo dava per scontato» sottolinea, dove «lui» sarebbe Renzi. Poi l'editore chiede se il decreto «fa reagire le Popolari», cioè, spiega Sturzo, se ci sarà «un aumento di valore dei titoli delle suddette società». Infine si informa se sia stato preparato il «basket» di azioni e di che importo; Bolengo conferma che è stato fatto venerdì 16 gennaio (il giorno della prima telefonata), per un controvalore di 5 milioni. Due giorni dopo Bolengo esulta: «Altra cosa sulle Popolari è passato come aveva detto». De Benedetti concede all'interlocutore un «sì».Sturzo smonta un altro «assunto» del pm nelle «sue ripetute richieste di archiviazione» e cioè che le notizie soffiate da De Benedetti a Bolengo «fossero già note al mercato». Per il gip non era così. Anche perché il 16 gennaio Renzi aveva annunciato la rivoluzione bancaria nella sede del Pd «con modalità generiche e, prudentemente, tali da non dettagliare i particolari della riforma, i tempi e soprattutto lo strumento del decreto legge».Ma per il giudice un'altra prova che Bolengo abbia «dato luogo a un'operazione sospettata di essere stata decisa da Carlo De Benedetti sulla base di informazioni privilegiate» è una conversazione tra Lombardi (che al pari di Bolengo era in quel momento socio di Intermonte) e tale Andrea Mosconi di Banche Generali. I due fanno riferimento alla «tessera numero 1 del Pd» (De Benedetti) e sottolineano ironicamente il successo dell'operazione di investimento nelle Popolari a ridosso del varo del decreto, ripetendo cinque volte l'avverbio «casualmente». Lombardi è piuttosto esplicito: «Pensa che, casualmente, tu puoi immaginare chi, ne ha fatto un bel baskettone, casualmente, il giorno prima che venisse fuori la cosa, tipo venerdì, poi altrettanto casualmente, però, le ha chiuse lunedì, oddio, facendoci un 15% secco». Seicentomila euro di guadagno pulito con un caffè a Palazzo Chigi. Davvero un ottimo investimento.
content.jwplatform.com
Scioperi a oltranza e lotta politica: dopo aver tubato con Conte e Draghi, il segretario della Cgil è più scatenato che mai.
Emmanuel Macron (Getty Images). Nel riquadro Virginie Joron
L'evento organizzato dal quotidiano La Verità per fare il punto sulle prospettive della transizione energetica. Sul palco con il direttore Maurizio Belpietro e il vicedirettore Giuliano Zulin, il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, il presidente di Ascopiave Nicola Cecconato, il direttore Ingegneria e realizzazione di Progetto Terna Maria Rosaria Guarniere, l'Head of Esg Stakeholders & Just Transition Enel Maria Cristina Papetti, il Group Head of Soutainability Business Integration Generali Leonardo Meoli, il Project Engineering Director Barilla Nicola Perizzolo, il Group Quality & Soutainability Director BF Spa Marzia Ravanelli, il direttore generale di Renexia Riccardo Toto e il presidente di Generalfinance, Boconi University Professor of Corporate Finance Maurizio Dallocchio.