2020-10-16
«Renzi ha cancellato il volontariato. Fondazioni dissanguate dalle tasse»
L'affondo di Giuseppe Guzzetti: imposte quadruplicate, niente contributi per le iniziative sociali.Giuseppe Guzzetti era l'ospite d'onore sul palco del Museo nazionale di scienze e tecnologia di Milano che mercoledì sera ha ospitato la presentazione del libro Fondazioni 3.0. Da banchieri a motori di un nuovo sviluppo del giornalista di Repubblica, Andrea Greco, e Umberto Tombari, ex presidente della Fondazione Cr Firenze. Classe 1934, il grande vecchio delle fondazioni, ex presidente dell'Acri e della Cariplo si è mostrato in grande forma con tanto di scarpe da jogging e il piglio di sempre. Un lungo e appassionato intervento il suo, partito citando il presidente della Repubblica Sergio Mattarella sulle fondazioni definite «ancora della democrazia» che si regge su tre pilastri: lo Stato, il mercato ovvero le aziende private e il terzo settore, ovvero il no profit. Di cui si occupano, appunto, gli enti. «Se va in crisi il terzo pilastro, vanno in crisi anche le democrazie». E ancora: «Se è forte il terzo, l'interlocuzione con il primo pilastro cioè lo Stato diventa molto importante, ma questo rapporto non deve essere solo quello di dare servizi facendo supplenza laddove pubblico non interviene, deve essere rapporto di pari dignità». E poi, dopo una riflessione sul concetto di «comunità» e sulla necessità di portare avanti battaglie sociale come quella contro la povertà infantile, Guzzetti ha lanciato la stoccata: «Ma lo sapete che le fondazioni oggi devono pagare 580 milioni di tasse? Nel 2010 ne pagavano 100, poi è arrivato il signor Renzi che le ha quadruplicate a 440 milioni. Ora siamo già a 580 milioni di euro portati via al volontariato, sottratti alle erogazioni». Le fondazioni non devono dunque rivendicare soldi del Recovery fund, «ma potrebbero a buon diritto chiedere un alleggerimento dei milioni di tasse che pagano», ha tuonato Guzzetti. L'ultima relazione dell'associazione delle 86 fondazioni di origine bancaria mostra che gli oneri fiscali a carico degli enti sono saliti a 510 milioni di euro nel 2019 dai 323 del 2018 (nel 2017 erano 487 milioni e 354,6 milioni nel 2016). Le imposte e tasse seguitano pertanto a costituire il «primo settore» di intervento delle fondazioni, assorbendo un ammontare di risorse ben maggiore di quelle, pari a 240,6 milioni, destinate all'arte, attività e beni culturali. E stato soprattutto il governo Renzi a lanciare la stangata: nello stesso rapporti dell'Acri si ricorda «il progressivo inasprimento, dal 12,5% al 26%, intercorso tra il 2012 e il 2014, dell'aliquota per la tassazione delle rendite finanziarie». Si è poi aggiunto l'aumento dal 5% al 77,74% della base imponibile dei dividendi incassati, introdotto con la legge di Stabilità del 2015, con efficacia a partire dai dividendi messi in distribuzione dall'inizio del 2014. Il provvedimento, varato a fine 2014, comportò, per quell'esercizio, un onere fiscale aggiuntivo di 100 milioni di euro, che fu mitigato con il riconoscimento di un credito di imposta di pari importo, da fruire in via compensativa in tre rate annuali a partire dal 2016. Dal 2015 la maggiore imposizione sui dividendi ha, invece, esplicato in pieno il proprio effetto, in quanto il riconoscimento del suddetto credito di imposta aveva valore solo per l'esercizio 2014. Una stangata ingiusta secondo Guzzetti: «Quando ho detto al presidente del Consiglio dell'epoca, Renzi, chi glielo facesse fare di quadruplicare le tasse alle fondazioni mi ha risposto che aveva bisogno di soldi e li ha presi dove c'erano. Li ha presi ai programmi che le fondazioni fanno con il terzo settore come supplenza al pubblico».
Crollano le forniture di rame, mercato in deficit. Trump annuncia: l’India non comprerà più petrolio russo. Bruxelles mette i dazi sull’acciaio, Bruegel frena. Cina e India litigano per l’acqua del Tibet.
Elly Schlein (Imagoeconomica)