2021-12-12
Renzi fa un assist al centrodestra: «Tocca a voi, tiriamo fuori un nome»
Giorgia Meloni e Roberto Mancini (Ansa)
Il leader di Italia viva ad Atreju: «Il presidente della Repubblica bisognerebbe eleggerlo tutti insieme». E Matteo Salvini lancia subito il tavolo per il Colle: «Chiamerò i segretari dei partiti, dal più piccolo al più grande».Ad Atreju, nel giorno in cui ha fatto visita il Ct della Nazionale Roberto Mancini, a giocare da bomber, al suo esordio alla kermesse, è stato Matteo Renzi. Benché si sia sforzato di contrastare i retroscena degli ultimi giorni, il feeling con il centrodestra con vista sul Quirinale è apparso alla fine della fiera tutt'altro che presunto. Al dibattito sul presidenzialismo cui era invitato assieme a Marcello Pera, Sabino Cassese e Luciano Violante, pur dicendo di non sentirsi «a casa sua», l’ex-premier ha fatto ben poco per marcare la differenza con il popolo del centrodestra convenuto a Piazza Risorgimento. Anzi, le parole più dure (non a caso sottolineate da applausi scroscianti) Renzi le ha riservate al Pd, sottolineando di sentirsi affezionato «a un’idea di sinistra alla Tony Blair e Bill Clinton, non quella che ora in Italia sta diventando più vicina a quella estremista di Jeremy Corbyn».Ma è sulla partita del Quirinale che il leader Iv ha marcato la differenza coi suoi ex alleati, scoprendo le carte su uno degli scenari possibili, e cioè che il prossimo presidente della Repubblica, per la prima volta nella storia d’Italia, possa essere scelto al di fuori del recinto del centrosinistra, con una convergenza tra la sua pattuglia parlamentare e il centrodestra. Più chiaro di così, Renzi, non poteva essere, quando ha affermato che «oggi la destra ha dei numeri in maggioranza: da Fdi a Forza Italia il 45 per cento dei grandi elettori. Stavolta», ha proseguito, «il ruolo di king maker tocca a voi. Il punto è se il centrodestra prende una iniziativa insieme o no, o si incarica di fare una proposta complessiva o, se non lo fa, dal 20 gennaio in poi», ha concluso, «si devono cercare le ragioni migliori per trovare tutti insieme un arbitro».l’assist a berlusconi Ma il numero uno di Iv si è spinto anche oltre, non derubricando a candidatura di bandiera quella di Silvio Berlusconi, che stavolta potrebbe sconfiggere una sorte che, almeno su questo fronte, è stata finora piuttosto ostile: «Tutte le volte che Berlusconi ha vinto le elezioni», ha detto Renzi, «ha avuto la sfiga di non poter correre a presidente della Repubblica. Ha vinto tre volte le elezioni, e quelle volte non si è mai votato per il capo dello Stato». Non si scopre invece su Mario Draghi, che «è un grandissimo presidente del Consiglio, e se farà il presidente della Repubblica farà molto bene anche quello. L’importante», ha ribadito incassando una volta in più il gradimento dei presenti, «è dire che il presidente della Repubblica bisognerebbe eleggerlo tutti insieme, da Giorgia Meloni ai 5 stelle, da Enrico Letta a Matteo Salvini, perché al prossimo giro si vada tutti insieme a scrivere delle regole che aiutino la democrazia ad essere decidente».Il presidenzialismoNel crescendo di amorosi sensi con la platea, Renzi non ha negato nemmeno una strizzata d’occhio al tema del presidenzialismo, tanto caro a Fdi che ha promosso una petizione ad hoc già firmata da Salvini e Berlusconi: «Penso che scegliere chi ti governa», ha affermato, «sia un bene per la democrazia, ma non è che potete avere solo il presidente della Repubblica eletto direttamente, va preso tutto il pacchetto», laddove per pacchetto si intendono la riforma costituzionale rimasta al palo con la sconfitta al referendum del dicembre 2016 che comportò anche le sue dimissioni da premier. Quasi in contemporanea, dalla Puglia arrivavano le parole del leader della Lega, Salvini, a rafforzare l’impressione che tra i due vi sia qualcosa di più solido di una sintonia. A margine dell’assemblea regionale del Carroccio, l’ex ministro dell’Interno ha sottolineato che «il centrodestra è centrale, non solo strategicamente ma numericamente» e che «la La Lega ha l’onore di guidare un centrodestra che ha le carte giuste per essere protagonista della scelta di un presidente che, finalmente, non abbia in tasca la tessera del Pd. Un presidente della Repubblica scelto in condivisione». Poi, l’annuncio: «Da lunedì (domani, ndr) chiamerò tutti i segretari dei partiti, tutti, dal più piccolo al più grande, per dire “sediamoci intorno a un tavolo e parliamone”».LETTA: «UN VOTO RAPIDO»Dal versante opposto, il segretario del Pd, Enrico Letta, a Firenze per un incontro sull’Unione europea, si è detto ottimista sulle possibilità di una scelta larga, rapida, non divisiva: «Sono sicuro», ha detto, «che il nostro Paese avrà a fine gennaio un presidente o una presidente eletto a larga maggioranza e rapidamente dalle Camere riunite in seduta comune, e non con vecchi modelli come capitò in passato con lunghe settimane di votazione. Serve un segnale e fare questa scelta in modo tale che sia anche una scelta rapida e credo che sia una scelta che debba avvenire nel nome dell’Europa», ha concluso.
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