2024-09-29
Renzi & Calenda mandano in tilt la Schlein
Elly Schlein e Giuseppe Conte (Imagoeconomica)
Il leader di Iv si tira fuori dalla campagna elettorale ligure ma resta un nemico per Giuseppe Conte che dà un ultimatum al segretario dem: scegli tra lui e noi. Elly tace anche rispetto all’appello di Carlo Calenda (condiviso da M5s) di portare in Aula John Elkann per Stellantis.Le guerre stellari nel centrosinistra non potevano che avere tra i protagonisti lo Jedi, anzi la Gedi, il gruppo editoriale di proprietà degli Elkann, da sempre azionista (politicamente parlando) di riferimento di tutto ciò che in Italia si oppone al centrodestra. Azionista le cui quote, però, valgono sempre meno, poiché ormai a coprire le difficoltà di Stellantis sono rimasti solo Maurizio Landini e Elly Schlein, ultimi mohicani di un’epoca che non c’è più, quella nella quale a dare la linea politica al centrosinistra era La Repubblica. Oggi il quotidiano diretto da Maurizio Molinari, così come La Stampa, pure di proprietà degli Elkann, non hanno più l’autorevolezza di una volta, e così nel giorno in cui Matteo Renzi ufficializza l’addio al campo largo in Liguria la coalizione che dovrebbe (condizionale assai d’obbligo, considerate le circostanze) contendere al centrodestra il governo dell’Italia si divide su una iniziativa che riguarda proprio Stellantis. Carlo Calenda, che da mesi non le manda a dire agli Elkann, e che ha più volte denunciato una censura nei suoi confronti da parte dei giornali della Gedi, ha scritto una lettera ai leader dell’opposizione per chiedere di fare fronte comune in relazione alla crisi industriale di Stellantis: hanno risposto tutti tranne la Schlein, che si è data alla macchia e ha mandato in avanscoperta Antonio Misiani, responsabile economico dem. A pensar male si fa peccato ma spesso, soprattutto quando si parla del Pd, ci si azzecca, e quindi è lecito ipotizzare che Elly non voglia fare sgarbi agli Elkann, i cui giornali ne glorificano puntualmente le gesta. Ha risposto invece all’appello di Calenda quel Giuseppe Conte che ha preso la palla al balzo della incomprensibile fissazione della Schlein di far ritornare in coalizione Matteo Renzi (un ritorno che secondo alcuni è stato benedetto proprio dagli Elkann), e ha vinto il braccio di ferro in Liguria, dove Andrea Orlando dovrà fare a meno di Italia viva: «In Liguria», annuncia Renzi, «a questo punto stiamo fuori dalla campagna elettorale perché non facciamo più in tempo, ce l’hanno detto all’ultimo minuto, altrimenti avremmo fatto una lista. Quindi, che vinca il migliore tra Bucci e Orlando o che perda il peggiore, dipende dai punti di vista. Mi pare che quello che è successo in Liguria dimostri che la posizione di Conte ha vinto rispetto alle aperture di Schlein. È una contraddizione che oggi esiste sulla leadership del centrosinistra. È evidente che Conte utilizza Italia Viva per attaccare la leadership di Schlein». Si potrebbe anche ribaltare la considerazione di Renzi, sostenendo che da quando è ritornato ad avvicinarsi al centrosinistra, grazie al ritrovato rapporto con Elly, la leadership di quest’ultima sta andando a rotoli e la fragile unità del centrosinistra pure, tanto che verrebbe quasi da pensare che sia stata Giorgia Meloni a suggerire la svolta a sinistra di Italia viva. Conte, dicevamo, torna così a randellare la segretaria dei Dem: «È possibile», dice Giuseppi ad Accordi e Disaccordi, su Nove, «che stai lavorando con il Pd e con Avs e da un giorno all’altro ti ritrovi Matteo Renzi senza neppure essere stato avvertito che questa è la scelta del Pd? Lo chiariscano, a questo punto non sono io che devo porre un veto, Schlein deve dire: io voglio stare con Matteo Renzi. Lo dica esplicitamente. Se vuole averci alleati, ci deve parlare chiaramente. È questo è il suo progetto? Noi non ci staremo. Ma non possiamo ritrovarcelo a tutti i tavoli non appena ci giriamo dall’altra parte. Stiamo parlando di una forza politica, Italia viva, che ha l’1-2% e che, tutti i sondaggi lo stanno dicendo, fa a perdere 4-5 punti all’intera coalizione. Poi tra l’altro c’è l’aggiunta che è una forza politica deliberatamente orientata a distruggere il movimento, quindi vuol dire che il Pd sta accettando che il movimento sia distrutto. Perché a questo punto», aggiunge Conte, «qui un pensiero maligno è necessario tirarlo fuori. Quindi si vuole distruggere il M5s? Il M5s non ci starà». Renzi ci ha messo un paio di settimane a mandare a gambe all’aria il campo largo. Sentite ancora Conte: «Non si può andare avanti a colpi di ipocrisia», sottolinea Giuseppi, «ci sono dei problemi col Pd, perché il pensiero che non viene esplicitato è: noi del Pd, forti del risultato delle elezioni europee, possiamo arrivare anche al 30%, e tutte le altre forze politiche si predisporranno con meccaniche di resistibilità a fare i cespugli per consentirci di governare in alternativa alla Meloni». «Ad Andrea Orlando e al Pd», conferma Conte tornando alla Liguria, «abbiamo detto che in Liguria non è possibile imbarcare chi il giorno prima era a sostegno di Bucci. O loro o noi». La Schlein ha scelto, a malincuore, il M5s, banalmente perchè i sondaggi lo accreditano anche in Liguria di una percentuale molto più alta di quella di Iv. A quanto risulta alla Verità da fonti ben informate sui fatti liguri, il M5s avrebbe tra l’altro fatto presente al Pd che gli elettori pentastellati, in caso di alleanza con Renzi, si sarebbero ridotti al lumicino. Da Genova si segnala una certa preoccupazione nell’entourage di Orlando, che una lista in più a suo sostegno l’avrebbe gradita eccome: i sondaggi segnalano una partita aperta con il centrodestra guidato da Marco Bucci.
Alessandro Benetton (Imagoeconomica)