2022-01-05
Due comitati per il no ai referendum su eutanasia legale e cannabis libera
Fondati dai bioeticisti Assuntina Morresi e Angelo Vescovi per fermare i Radicali.L’impegno per un mondo migliore va ben al di là della lotta alla pandemia di Covid-19 e la salute pubblica è solo un elemento, benché fondamentale, del bene comune. Senza pace e giustizia, dignità e libertà, non c’è salute che tenga infatti.È quanto devono aver pensato i bioeticisti, già noti dai tempi dei Family day, Assuntina Morresi e Angelo Vescovi fondando, come hanno fatto a fine dicembre, e presiedendo 2 comitati per il No: no all’omicidio del consenziente e no alla droga legale.Il primo comitato, quello presieduto dalla Morresi, si oppone al referendum dei Radicali (e dei poteri forti) in favore della cosiddetta «eutanasia legale». Ma secondo la docente dell’università di Perugia, che è anche membro del Comitato nazionale di bioetica, «il referendum che i promotori chiamano “per l’eutanasia” è in realtà un tentativo di introdurre non l’eutanasia, ma appunto l’omicidio del consenziente, e quindi l’assoluta disponibilità della vita umana». Già l’aborto, in 40 anni di legalizzazione, ha prodotto milioni di vittime innocenti. E secondo la stima del Worldometer, il calcolatore di nascite e morti in tempo reale, l’aborto è stata la prima causa di morte nel mondo intero nel 2021.Ora se legittimiamo anche l’omicidio, seppur in casi limite e dietro la richiesta esplicita di chi dovrà morire, si introdurrà una falla di non lieve entità nel nostro sistema, sia giuridico sia morale. E le crepe iniziano sempre piccole e poco visibili. Del resto, ricorda la Morresi, «nessun Paese, anche tra quelli che hanno emanato leggi sull’eutanasia, ha cancellato questa fattispecie di reato». Sarebbe come introdurre la licenza di furto, ma solo per chi ha perso lavoro, o la licenza di occupazione della casa altrui, ma unicamente per chi ha subito, giustamente o meno, uno sfratto. Gli abusi sarebbero dietro l’angolo.Il secondo comitato, presieduto dal biologo e direttore di clinica Angelo Vescovi, vuole dire un forte no alla liberalizzazione e alla banalizzazione della cannabis, vista ormai, negli ambienti del nichilismo, come uno svago innocente e comunque da non punire, né disincentivare. Però scrivono sul sito del comitato, «il referendum sulla droga, presentato come una liberalizzazione delle cosiddette droghe leggere (definizione scientificamente inappropriata), apre invece alla libera coltivazione di ogni tipo di droga e al libero traffico di quelle cosiddette leggere».Non esiste, e oggi lo sappiamo tutti, una droga leggera sotto ogni punto di vista. Come non esiste un oggetto leggero o pesante in sé. Droga leggera significa solo che si tratta di sostanza più leggera, e meno pesante, di un’altra. Ma la farmacologia di base insegna che qualcosa di più leggero può divenire perfino più nocivo di qualcosa di meno leggero, se se ne fa un uso ripetuto e mal dosato. E ciò è facilissimo nel clima di liberalizzazione voluto dai Radicali e dai media. Una sola domanda ci preme in guisa di conclusione. Avvenire, il quotidiano dei vescovi, schierato al 101% in senso anti populista, elogia e approva le battaglie dei due comitati. E sta bene, ci mancherebbe. Ma è strano che gli ambienti cattolici, oggi così segnati in senso progressista, divengano a giorni alterni contigui ai conservatori, quando si parla di vita, famiglia, moralità e altri principi non negoziabili. Ma se questi principi sono al cuore della dottrina sociale della Chiesa, come mai sono proprio i conservatori, da Donald Trump a Jair Bolsonaro, da José Antonio Kast a Viktor Orbán, a essere i più malvisti tra i politici degli anni recenti? O, forse, la difesa dell’immigrazione e dell’euro valgono più delle battaglie pro life e pro family?
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)