2021-08-27
Un altro cadavere inguaia la Lamorgese
Il ritrovamento del corpo di una donna potrebbe essere legato al rave viterbese consentito dal ministro dell'Interno e che ha messo in imbarazzo il governo. Non è impensabile un ridimensionamento della responsabile del Viminale, difesa a spada tratta dal Pd.Un giallo legato al rave di Viterbo? Il cadavere non ancora identificato di una giovane donna è stato rinvenuto nei pressi di Livorno da alcuni giorni. Un caso su cui le indagini sono ancora in corso, anche se - stando agli inquirenti - non si può escludere che la morte possa essersi verificata in un altro luogo e che il corpo possa quindi essere stato spostato in un secondo momento. Ora, tra le ipotesi degli investigatori - che stanno indagando per occultamento di cadavere e non per omicidio - figura quella secondo cui la donna potrebbe aver partecipato alla recente festa abusiva nel viterbese, dove era già morto un ragazzo nel lago di Mezzano. Nel frattempo è stata eseguita ieri l'autopsia sulla donna all'istituto di medicina legale di Pisa e i risultati saranno noti tra alcuni giorni. In attesa di maggiore chiarezza su questo caso, è evidente che la questione del rave viterbese continui a tenere banco. Non solo a livello di ordine pubblico. Ma anche - se non soprattutto - sul piano politico. Non dimentichiamo infatti che questa vicenda abbia letteralmente gettato il ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, nell'occhio del ciclone. Negli scorsi giorni, la titolare del Viminale è stata infatti duramente attaccata dai leader del centrodestra. «Rave party con morti e feriti che durano giorni, orde di baby gang che terrorizzano da tempo la riviera romagnola e non solo […] Lamorgese, dove sei?», si era chiesto il segretario della Lega, Matteo Salvini. Dura anche la leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, che, intervistata da La Verità, aveva tuonato: «Stiamo valutando di presentare una mozione di sfiducia contro il ministro Lamorgese. Come può un governo che impedisce alla gente di andare al bar, che chiude le attività economiche, che non consente ai ragazzi di andare a scuola o in discoteca, consentire a migliaia di scappati di casa di bivaccare ammassati tra la droga per giorni? In qualunque nazione normale, il capo del Viminale si sarebbe dimesso». In tutto questo, Salvini ha annunciato di aver chiesto un incontro a tre, insieme al premier Mario Draghi e alla stessa Lamorgese. È abbastanza chiaro che il leader della Carroccio punti a una sorta di depotenziamento della titolare del Viminale. Un obiettivo che potrebbe anche riuscire a conseguire. Non è infatti assolutamente detto che i rapporti tra Draghi e la Lamorgese siano troppo idilliaci. E questo per una serie di ragioni. È innanzitutto plausibile ritenere che il premier non abbia granché gradito la questione del rave viterbese. Una questione oggettivamente imbarazzante. Non solo perché ha dimostrato l'impotenza dello Stato nell'arginare una situazione di inaccettabile anarchia. Ma anche perché, in piena pandemia, quell'evento illegale ha rappresentato un enorme rischio sanitario. Senza considerare la beffa per i cittadini italiani, a cui lo Stato invece impone l'esibizione del green pass per accedere a bar e ristoranti. Insomma, il rave viterbese ha rappresentato un imbarazzo per l'intero governo. E di questo Draghi non può non essere consapevole. Ma non è finita qui. Perché il rave potrebbe non risultare l'unico fattore di attrito tra il premier e la titolare del Viminale. Palazzo Chigi non ha infatti probabilmente troppo gradito la confusione mostrata - a inizio agosto - dal ministro sulla spinosa questione del controllo dei green pass: un'altra situazione incresciosa che le attirò varie critiche. Se è quindi al momento scarsamente probabile che Draghi chieda le dimissioni della Lamorgese, non è neppure impensabile che possa essere favorevole a un suo ridimensionamento. Ed è verosimilmente su questo che il leader del Carroccio punta a far leva, magari - chissà - per rafforzare la posizione del sottosegretario all'Interno, il leghista Nicola Molteni. Certo: è pur vero che la Lamorgese possa contare sul sostegno di Enrico Letta. Non è d'altronde un caso che il leader del Pd stia cercando di togliere il Viminale dai riflettori, e negli ultimi giorni abbia approfittato dell'assist involontariamente servito dal sottosegretario all'Economia, Claudio Durigon, chiedendone a gran voce le dimissioni. Un Durigon che - diciamocelo - con la sua proposta di intitolare il parco di Latina al fratello di Benito Mussolini ha commesso un grave errore, dandosi la proverbiale zappa sui piedi e creando - tra l'altro - significativi malumori all'interno dello stesso Carroccio. Ciò detto, i dem dovrebbero spiegare perché si ostinano a difendere un ministro dell'Interno sulle cui effettive capacità si nutrono sempre più dubbi. Un ministro che non è stato in grado di gestire un pericoloso abuso come quello del rave di Viterbo e che, anche in materia migratoria, ha finora svolto un lavoro fondamentalmente insufficiente (basti soltanto guardare alla situazione di Lampedusa nelle ultime settimane). Letta sembra quindi preda di uno stravagante strabismo politico. E non si capisce se stia operando per il bene del governo o per interesse di partito.
Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo in occasione del suo incontro con il premier greco Kyriakos Mitsotakis.