2023-07-14
Su RaiPlay la serie tv norvegese «Rumors»
True
Prodotta dalla televisione di Stato norvegese, è nata come Rykter, nel 2022, con lo scopo dichiarato di capire e indagare i meccanismi social. I giudizi, la diffidenza, il bisogno acritico di conformarsi alle mode sono i veri protagonisti della fiction in streaming da venerdì 14 luglio.All’estero, è stata commercializzata come «Rumors», «Pettegolezzo», e nessun titolo avrebbe potuto essere più efficace per produrre la miriade di immagini, di sensazioni, i disagi sommersi che la serie tv vuole evocare. Rumors, prodotta dalla televisione di Stato norvegese, è nata come Rykter, nel 2022, con lo scopo dichiarato di capire e indagare i meccanismi social: non quelli patinati sottesi alla professione di influencer, quelli ordinari, i meccanismi quotidiani e l’insieme di piccoli gesti sedimentati al punto da essersi trasformati in una nuova normalità. Una normalità di cui Erik, protagonista dello show, ha fatto le spese sulla propria pelle. Il ragazzino, appena adolescente, ha dovuto lasciare la propria città natale per sfuggire a quel mostro che è il cyberbullismo. Si è trasferito altrove, nel cuore il desiderio di poter ricominciare da zero, di poter costruire un’identità lontano dalla collettività virtuale. Avrebbe dovuto essere al riparo, sull’isola remota di Vesterøy. Invece, fra le poche persone di quella comunità, fra i suoi ragazzi e le sue scuole, non ha trovato altro che l’eterno ripetersi dell’uguale. I giudizi, la diffidenza, il bisogno acritico di conformarsi alle mode sono i veri protagonisti di Rumors, in streaming su RaiPlay da venerdì 14 luglio. Non è Erik, il suo fulcro. Non sono i ragazzi di Vesterøy, Thea, l’influencer della comitiva, Mathias e Sara, così belli, innamorati, così ricchi. Sono, piuttosto, le dinamiche interne al gruppo a costituire il cuore dello show, la sua relazione con il mondo circostante. Rumors, che in Norvegia è arrivata alla seconda stagione, è il tentativo di utilizzare un linguaggio noto – quello della serialità – per interpretare le fragilità e i bisogni delle nuove generazioni, le sue difficoltà. È Skam (nata, ricordiamolo, in Norvegia, come webserie), solo stretta attorno alla tematica social. Senza la religione di mezzo, senza le prospettive congiunte dei ragazzi suoi protagonisti. Rumors è la storia di Erik e del gruppetto con il quale pensava di potersi rifare una vita. Ma, in senso lato, è la storia di chiunque si imbatta nella diffidenza della rete, una diffidenza che nasce propria da quella diversità che tanto va elogiando. Erik si è trasferito a Vesterøy senza alcun profilo social attivo. Non ha detto granché delle ragioni che lo hanno spinto al trasloco. Non ha approfondito il suo passato. E Internet non è servito a colmare le lacune. Così, i vuoti lasciati dal non-detto sono stati riempiti in altro modo: con voci, con bugie, con la stessa trama di cattiverie dalla quale il ragazzo aveva cercato di fuggire. Perché non è Erik e nemmeno Vesterøy, il punto di Rumors. È la ricerca compulsiva e affannosa di un’identità, l’affermazione di un sé che non può né sa prescindere dall’approvazione collettiva. Rumors è la storia di una crescita zoppa, di un io (tanti, troppi io) messo a tacere per comodità e inesperienza, per seguire la strada che altri, e chissà perché poi, hanno tracciato per lui.
Il segretario della Uil Pierpaolo Bombardieri (Ansa)
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