2023-09-01
Ragazzina stuprata a Milano da sette egiziani
Una zona del quartiere Gallaratese di Milano
Aveva conosciuto i giovani aggressori (due minori) a Riccione: «Sono stata bastonata».Prima l’hanno picchiata con bastoni e spranghe. Poi, in sette, avrebbero abusato di lei, all’epoca appena quattordicenne: due sono minorenni, tre maggiorenni, mentre altri due non sono ancora stati identificati. Sono tutti ragazzi egiziani con piccoli precedenti per furti e rapine: risultano indagati per violenza sessuale di gruppo.È una storia di degrado, emarginazione, droga e violenza quella che arriva da una Milano spesso invisibile sui giornali, quella delle zone abbandonate della periferia dove immigrati di seconda e terza generazione vivono spesso senza famiglia. Anche Milano ha le sue Caivano. La vittima, oggi quindicenne, aveva conosciuto i suoi aguzzini la scorsa estate in vacanza a Riccione. Con due di loro aveva avuto una breve relazione. Poi si erano rivisti a Milano a settembre. Dopo una serata passata in corso Como, il branco l’aveva convinta a passare la notte in una zona abbandonata vicino a Bonola, una vecchia struttura sportiva ormai abbandonata, a nord est del capoluogo lombardo. Con lei ci sarebbe stata anche un’amica, che però non ha denunciato la violenza e di cui non sono state trovate le generalità. Qui ci sarebbe stato lo stupro, dopo il pestaggio. A turno i ragazzi avrebbero abusato di loro. La ragazza, che quella notte era fuggita da una comunità, è riuscita a denunciare il reato solo un mese più tardi, grazie all’aiuto di un’educatrice che la seguiva da tempo: un ricovero in ospedale per un’infezione ha convinto la minorenne a parlare. Un’adolescenza difficile, fatta di fughe da casa e genitori assenti, è solo il contorno di una vicenda che ha visto nei giorni scorsi l’arresto di un ragazzo egiziano di 21 anni a Rimini. La squadra mobile di Marco Calì gli dava la caccia da mesi. Un tatuaggio gli sarebbe stato fatale per il riconoscimento. Un altro ventiduenne è già stato espulso nei mesi scorsi, così come il terzo maggiorenne è stato rimpatriato in Egitto.Per i due minorenni la loro posizione è ancora al vaglio della Procura, ma sono anche loro indagati. Per risolvere il caso è stata fondamentale la testimonianza della ragazzina che, nonostante il dolore di quei giorni, è riuscita, tramite l’aiuto di una educatrice, a parlare con le forze dell’ordine e ad aiutarli a riconoscere e individuare i suoi aguzzini.A un anno di distanza la ragazza avrebbe anche interrotto il consumo di droga. E, secondo gli inquirenti, il quadro descritto era più che attendibile. «Anche i riconoscimenti fotografici effettuati appaiono di particolare affidabilità, in quanto la minore dimostra di conoscere bene gli indagati, per frequentazioni pregresse. La serietà con cui ha collaborato con le forze dell’ordine è anche comprovata dal fatto che nella prima circostanza», si legge nell’ordinanza, «aveva riconosciuto solo uno degli autori del reato e, in effetti, nel primo album fotografico sottopostole mancavano le fotografie riguardanti gli altri indagati». «Il livello di violenza esercitato, la pervicacia nel proposito criminoso fanno emergere personalità ciniche, violente, aggressive. Le condizioni di vita dei medesimi, in assoluta promiscuità in edifici abbandonati», si legge nel provvedimento del gip di Milano, Patrizia Nobile, dopo le indagini dei pm Letizia Mannella ed Elisa Calanducci, «inducono a ritenere che gli indagati non abbiano freni inibitori e che le condotte in esame, lungi dall’essere episodiche, rispondano ad istinti irrefrenabili che i medesimi assecondano, in assoluto spregio della mancanza di consenso della persona offesa (peraltro minore), anche come per assecondare logiche di sopraffazione proprie del branco».Secondo Riccardo De Corato, ex vicesindaco di Milano e componente della commissione d’inchiesta sulla Sicurezza e sul degrado delle periferie in Italia, «il controllo del territorio è fondamentale. Per attuare ciò ed evitare che vi siano zone franche come l’ex palestra di Bonola, è necessario che le aree e gli edifici disabitati siano debitamente recitanti in modo da impedire che vi sia accesso. E se i proprietari non sono d’accordo, i Comuni devono recintare le aree o gli edifici con le spese a carico dei proprietari».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)