2025-03-14
Dal cachemirino alla Tesla in leasing La «resistenza» è un affare di lusso
L’auto da 47.000 euro («Sono pure pochi») dei Fratoianni è solo l’ultimo sfizio della sinistra che predica povertà e vive nell’agioAh, l’aurea saggezza popolare romana, con i suoi frizzanti motti. Tipo: farsi sorprendere come er gatto cor sorcio 'n bocca.Al di sopra della linea Gotica, si usano altre perifrasi: farsi scoprire con le dita nella marmellata, essere colti «in flagrante».Ma dove? A sinistra. Ma quando? Spesso. Ma chi? Be’, quanto all’ultimo caso: Nicola Fratoianni, segretario di Avs, Alleanza Verdi e Sinistra, ed Elisabetta Piccolotti. Marito e moglie nella vita. Uniti nella lotta alla Camera dei deputati, essendo entrambi parlamentari. Buon per loro (e per le loro «entrate» casalinghe, da cui il feroce soprannome appioppato al duo da Luigi Mascheroni: i Fratoiannez).Lui viene interpellato dal Foglio: «È vero che possedete una muskiana Tesla?». E mette la testa sotto la sabbia: «Non è mia. È di mia moglie. Se vuole sapere qualcosa, chiami lei».Detto, fatto.E Piccolotti cosa replica?Che sì, «purtroppo» è così: ha comprato la Tesla modello Y, ma anni fa.Sicché «siamo rimasti fregati». Perché, ha dato problemi?Macché: «Funziona».Quindi? Eh, signora mia, il fatto è che «l’abbiamo presa prima che Elon Musk diventasse nazista».E qui, ti cadono davvero le braccia (tese o non tese nel saluto del Terzo Reich).Anche perché questo improvviso afflato antifascista non si era manifestato nel settembre scorso, quando negli studi de La7, dibattendo sull’orrenda deriva trumpiana di Musk, davanti a Italo Bocchino che la sfruculiava: «Io ho una Tesla parcheggiata qui fuori», Piccolotti fece la compagna in barile, guardandosi bene dal confessare di averne una pure lei.«Ce ne libereremo», ha ora promesso.Che già così fa ridere: ve lo immaginate Enrico Berlinguer ordinare a braccianti e operai di boicottare le Fiat, perché prodotte dal nemico di classe Gianni Agnelli, l’odioso Avvocato? Speriamo intanto che Fratoianni & Piccolotti non passino a una Volkswagen, cioè dalla padella alla croce uncinata. Perché nonostante sia letteralmente la «macchina del popolo» (in teoria, l’universo di riferimento de «i Vianella di Montecitorio»), è pur sempre l’utilitaria a basso costo il cui progetto fu commissionato da Adolf Hitler a Ferdinand Porsche.Comunque la venderanno, la quattroruote maledetta. Non subito, però: «Ora non è possibile, perché l’abbiamo presa col leasing». Motivo per cui «l’ho pagata anche poco». Cioè? «47.000 euro». Ehhh?Rendendosi conto che una somma del genere, per quanto da pagare a rate, non è esattamente alla portata di impiegati e lavoratori dipendenti - stipendio medio annuo lordo: 30.000 euro, o poco più - Piccolotti è corsa ai ripari.Autoproducendo un video (come una Chiara Ferragni qualsiasi, allo scoppiare del pandoro-gate) in cui ha specificato di non aver detto che quella cifra era «poco», bensì che «la Tesla costa meno di altre auto con le stesse caratteristiche».Come se questo potesse attenuare il più che prevedibile giramento di pale eoliche delle masse. Già disturbate da un suo precedente svarione. Eh sì, perché Piccolotti è pure recidiva.Nel febbraio 2024, prendendo la parola in Aula, davanti ai ritardi dei lavori causati da un groviglio burocratico imputabile a un sottosegretario, sbottò, con inconsapevole sprezzo del ridicolo: «Mi sono svegliata alle 6, per essere qui alle 8!».Ciumbia. Un evento nigro signanda lapillo, da ricordare sul calendario.Un’autentica connessione con il famoso Paese reale «che tira la carretta», proprio. Sempre dalla parte degli ultimi, e pazienza se sfortunatamente tutto quello che Fratoianni tocca diventa (Soumah)oro.Del resto, negli anni la sinistra ha dimostrato con più di un esempio di saper predicare bene. E basta. All’insegna di un’ipocrisia di fondo: concedersi ciò che in genere ha sempre rinfacciato agli avversari (il lusso, magari in simil-pelle, vedi alla voce: Daniela Santanchè; gli affari pubblici che diventano privati, o viceversa).Tralasciamo il subcomandante Fausto Bertinotti e il suo maglioncino di cachemire: «Me lo regalò mia moglie, che lo comprò al mercatino dell’usato», e chissà se l’ambulante rilasciò doveroso scontrino fiscale.Ma ve lo ricordate Antonio Di Pietro nel 2012? Report infilzò l’Italia dei valori (immobiliari), per la gestione un po’ pasticciata di conti e investimenti nel mattone, tra partito e famiglia.E lui, il simbolo di Mani Pulite, dando l’impressione di lavarsene le mani e di dissociarsi - come Fratoianni - dalla consorte, che se ne uscì alla René Magritte, con un surreale: «Mia moglie non è mia moglie».E Roberto Angelini, il chitarrista di Propaganda Live su La7? Nel 2021, in un post sui social, si lamentò del «tradimento» di una «pazza incattivita dalla vita» che lo aveva denunciato accusandolo di farla lavorare senza contratto nel suo ristorante. La poveretta, messa alla gogna, fu sommersa di melma, mentre il culturame «de sinistra» si mobilitò a favore dell’artista, per una raccolta fondi di solidarietà.Peccato la signora non fosse un’irriconoscente e una delatrice: era stata fermata per un controllo dalla Guardia di finanza, che poi aveva scoperchiato l’inguacchio. Tanto che Angelini, con un’intervista a Domani, fece dietrofront: «Ho sbagliato: ho avuto la “sensazione” di essere stato denunciato. Sono un coglione che assume in nero», e per questo il talkshow lo sospese (per una settimana, poi: Robe’, torna, scurdammoce o passato).E Giovanna Melandri? Passò il Capodanno 2007 in Kenya. Per la precisione: a Malindi. Per la precisione: in una villa privata. Per la precisione: quella di Flavio Briatore. «Infrequentabile» per definizione.Quando la notizia si sparse, la «cugina di campagna» (copyright by Pier Luigi Celli, già direttore generale della Rai, alludendo alla sua parentela con Giovanni Minoli) negò. Smise di farlo davanti all’evidenza delle foto diffuse da Chi, con lei ad annacarsi in pista, con etnico kaffetano bianco.Non c’entra, ma c’entra, l’altro episodio che consegnò Melandri «all’avanspettacolo / e alla cronaca rosa» (cit. Renato Zero).Sempre Chi pubblicò nel 2002 immagini di lei e del compositore premio Oscar Nicola Piovani a giocare ai cuoricini sul Lungotevere.Il settimanale Io Donna, con un articolo di Candida Morvillo del 2015: «Il compagno della deputata, Marco Morielli, padre di sua figlia (e suo marito dal 2009, nda), abbozza. Anzi, fa di più: consegna alla storia del costume italiano una battuta memorabile. Questa: “Siamo giovani, siamo aperti, io sono di sinistra”». Citando il film del regista francese François Truffaut: Non drammatizziamo...è solo questione di corna. Anche se sulla rive gauche (au caviar) si preferisce ribattezzarle, musicalmente, «divagazioni sul tema».