2021-04-19
«Quota 100.000 dosi al giorno in Lombardia entro aprile. Senza le furbate di Zingaretti»
Lo zar dei vaccini in Regione, Guido Bertolaso: «Supereremo presto gli obiettivi di Francesco Paolo Figliuolo, rispettando le precedenze per età e parlando con gli indecisi uno per uno. Aria? Non l'ho voluta io».«Purtroppo abbiamo solo 15 minuti: ce la facciamo?». Guido Bertolaso, responsabile della campagna vaccinale in Lombardia, ci riceve trafelato nel quartier generale milanese dell'Unità di crisi, tra una riunione e l'altra.Come procedono le vaccinazioni? «Da questo lunedì raggiungiamo quota 65.000 somministrazioni giornaliere. In Lombardia negli ultimi giorni abbiamo avuto un'accelerazione straordinaria. E per fortuna vediamo un trend in crescita in tutto il Paese». Il target del generale Figliuolo, 500.000 vaccinazioni giornaliere, sembra ancora lontano. «Per rispettare gli obiettivi del commissario straordinario la Lombardia deve attestarsi sulle 80.000 dosi al giorno: a fine mese arriveremo a centomila, molto più di quanto richiesto. Abbiamo inoltre preso l'impegno di vaccinare in 48 ore, tra oggi e domani, tutti gli ultracentenari lombardi che mancano all'appello. Si tratta di 272 persone». Parliamo delle classifiche regionali: le guarda ancora? «Sinceramente? Guardo più che altro la classifica della serie A per seguire il piazzamento della Roma. Le altre mi sembrano un po' farlocche…».Comunque adesso la Lombardia senza ben piazzata sulle prime dosi somministrate, un po' meno nel ciclo completo. Nella gara tra Lazio e Lombardia, è come se Zingaretti continuasse a lanciarle frecciate…«Sente il bisogno di vantarsi facendo paragoni. Un chiaro segnale di complesso di inferiorità nei confronti della Lombardia». È evidente però che il Lazio ha gestito diversamente la campagna vaccinale rispetto a voi.«L'hanno gestita in modo più furbo, perché di fatto hanno aperto la vaccinazione a tutte le categorie. E così hanno gonfiato i numeri. Mi scrivono tanti giornalisti illustri di 60 anni per dirmi che nel Lazio si possono già vaccinare. Ma così non si fa». E in Lombardia?«Abbiamo sempre seguito un principio: prima gli over 80. Pur con tutti i problemi che ci sono stati». Problemi è dire poco. Ci sono state settimane di caos. «Credo di essere stato quello che più di tutti ha ammesso le mancanze che si sono verificate». Qual è stato l'errore più grande? «Aver affidato ad Aria la gestione della campagna vaccinale. Ho criticato le lacune organizzative fin dal primo momento, quando mi accorsi che 300 anziani vennero convocati per errore al centro vaccinale. Con la piattaforma di Poste italiane è cambiato tutto». «Aria», cioè la società che gestiva la vecchia piattaforma delle prenotazioni, è stata al centro della bufera nei giorni scorsi. «Quello che mi diverte assai è che adesso sembra che quella società l'abbia voluta io». Invece?«Invece non l'avevo mai sentita nominare. Sono arrivato qui ai primi di febbraio, mi sono trovato davanti i responsabili di Aria e di Lombardia informatica. Non li ho certo scelti io. Ho dovuto accettarlo». Colpa dunque dei vertici regionali? Lei non avrebbe potuto azzerare da subito la situazione? «Impossibile. Consideriamo Mario Draghi, che arriva a Palazzo Chigi e si ritrova Speranza ministro della Salute. È comunque il ministro che ha portato avanti tutte le pratiche. Che cosa puoi fare? Non puoi mica mandarlo via il giorno stesso. È difficile, devi dargli la possibilità di dimostrare qualcosa». Astrazeneca di nuovo sul banco degli imputati. È vero che in Lombardia molti anziani lo rifiutano? Il direttore generale Welfare aveva parlato di un 15% di «respingimenti», l'assessore Moratti del 5. «I lombardi non lo rifiutano, ma certamente sono preoccupati, vista la confusione che si è fatta. Ma per fortuna abbiamo medici e infermieri eccellenti. In altre regioni si limitano a dire: o prendi il vaccino, o vai fuori dalle scatole. Prendere o lasciare. Qui invece ci prendiamo la briga di spiegare, raccontare e convincere le persone a procedere con Astrazeneca. Tutto ciò porta via del tempo, e le code che si vedono in questi giorni dipendono solo da questo». Speranza dice che Astrazeneca è sicuro, ma mezza Europa è scettica, e a Bruxelles puntano tutto su Pfizer e Moderna. Di chi dobbiamo fidarci?«Aifa ed Ema dicono che Astrazeneca si può usare sugli over 60, e questo stiamo facendo. Per noi Astrazeneca, Pfizer e Moderna hanno la stessa efficacia. So che in altre regioni chi si vaccina può scegliere la marca, ma questo è profondamente sbagliato. È una campagna vaccinale, non un autosalone dove scegli tra la Fiat o la Mercedes». Se Astrazeneca subisse altri stop, la campagna vaccinale ne risentirebbe?«Gli effetti avversi abbinati alla vaccinazione sono estremamente limitati, e non c'è ancora nessuna prova che la causa sia da ricercare nel vaccino. Certamente occorre continuare a indagare».Ci conviene puntare sullo Sputnik russo? Con gli Usa che impongono sanzioni a Mosca non sarebbe un azzardo politico?«Erdogan è un dittatore, ma non per questo è vietato fare le vacanze in Turchia. Putin è una cosa, lo Sputnik un'altra. Su diverse riviste scientifiche ufficiali sono stati pubblicati riscontri positivi sull'efficacia di questo vaccino. Rappresentanti dell'Ema sono andati a Mosca in questi giorni a controllare gli impianti di produzione. Vedremo a fine mese quali saranno le conclusioni. Ma se i centri produttivi dovessero corrispondere agli standard europei, non vedo perché precludersi la possibilità di averlo». Intorno ai vaccini, troppi soldi e troppe mire politiche? «Certo, sui vaccini è in corso una guerra geopolitica. E questo mi dà molto fastidio. Non mi piace neanche questo tentativo europeo di recuperare oggi il tempo perso. Non c'è alcun dubbio: l'Europa ha fallito, soprattutto nella fase delicata in cui si doveva decidere come e dove acquistare il vaccino». Intanto pare di capire che tutti stiano puntando sui vaccini a mRna. Il tanto atteso vaccino italiano dello Spallanzani rischia di essere superato?«È un vaccino che in ogni caso arriverà fuori tempo massimo. Non sarà un modello che troverà tantissimi acquirenti». Nicola Zingaretti ha detto che quel vaccino «è una sua scommessa motivo d'orgoglio per il Paese». «Ognuno cerca di far brillare le medagliette che riesce a contraffare. Comunque, a me interessa che vi siano i vaccini necessari per tutti gli italiani. Oggi siamo sulla buona strada: tra maggio, giugno e luglio la missione sarà compiuta». E poi? «Vedremo cosa fare dei vaccini che arriveranno in autunno. Una volta messo in sicurezza il Paese, ci porremo il dovere morale di vaccinare il Terzo Mondo». Dal 26 aprile si allenta la morsa del lockdown, all'insegna del «rischio ragionato» di Draghi. Riaprono, tra le altre cose, bar e ristoranti. È stata sconfessata clamorosamente la linea rigorista? «Bisogna essere equilibrati: non possiamo dire liberi tutti. Ma non potevamo neanche continuare a blindare il Paese, altrimenti qui si muore di fame». Al posto del ministro Speranza, lei si dimetterebbe? «Non ho mai conosciuto un politico abituato alle dimissioni. Ricordo solo il dc Zamberletti, ma erano altri tempi».Come chiede Giorgia Meloni, Speranza andrebbe sfiduciato? «Questo creerebbe problemi al governo. Che oggi è l'unico governo possibile». Sarebbe utile una commissione di inchiesta sugli errori compiuti all'inizio dell'epidemia, il piano pandemico italiano, le ombre sull'Oms? «Certo, sarebbe giusto indagare e poi giudicare. Non solo. Più che sulla prima ondata, io farei soprattutto un'indagine sulla seconda».Quella di ottobre-novembre? Perché?«Su quella finestra temporale nessuno ragiona. Non dimentichiamoci che la seconda ondata ha mietuto più morti della prima». Si potevano evitare?«Assolutamente sì. Forse la prima ondata è stata presa sottogamba, ma nessuno aveva esperienze precedenti. In seguito, invece, c'è stata una gestione scellerata, soprattutto in relazione all'estate».Diciamo che lei non avrebbe passato l'estate a scrivere un libro sulla sconfitta del virus. Libro peraltro mai pubblicato. «Stendiamo un velo pietoso: anche sull'intera gestione governativa dello scorso anno».Il governo Draghi ha dato sufficiente discontinuità rispetto a Conte?«Per me è già un bel cambiamento di rotta il fatto di aver dato poteri a un uomo con le palle come il generale Francesco Paolo Figliuolo. Per fortuna l'epoca delle primule, che sono sfiorite ancor prima di nascere, si è chiusa. Se vogliamo restare in ambito botanico, mi auguro che inizi l'epoca della rosa camuna, simbolo della Regione Lombardia: concretezza e velocità». A proposito di velocità, quando prevede che la Lombardia raggiungerà l'immunità di gregge?«Penso proprio che la otterremo per fine giugno. Per allora avremo garantito almeno una dose a tutti i cittadini lombardi. E la Lombardia sarà come Israele». I lombardi sono migliori dei loro rappresentanti?«Un popolo tosto, testardo. Ma con un cuore grande». Possiamo ammettere che la gestione della comunicazione sui vaccini è stata disastrosa? Troppi virologi in tv non hanno aiutato? «Che volete farci. Siamo un Paese di 60 milioni di allenatori di calcio. E da oggi anche di virologi…».Intanto si continua a far circolare il suo nome come candidato del centrodestra a sindaco di Roma. Non ci sta neanche pensando sopra? «L'ho detto tante volte e lo ribadisco: mi chiamo fuori, per me è un discorso chiuso. Ho passato tutta la mia vita a servire lo Stato. Una volta terminato il lavoro qui in Lombardia, mi occuperò della mia famiglia. E tornerò a fare il nonno a tempo pieno».
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