2020-09-07
Iva Zanicchi: «Quest’estate in Emilia ho capito perché la sinistra si è perduta»
La cantante: «Hanno smarrito identità e valori. La gente non si riconosce in quei leader L'Italia è depressa, in questa fase servono persone eccezionali. Come Giorgia Meloni».«Avevo giurato che non avrei più parlato di politica. Mi sono staccata da quel mondo per concentrarmi in maniera esclusiva sul mio lavoro. E invece...».E invece si finisce a parlare di referendum, delle prossime elezioni regionali che potrebbero terremotare il governo Conte, persino di un nuovo partito. Con Iva Zanicchi si torna sempre lì, alla politica, una delle sue grandi passioni. Iva Zanicchi, si prepara a riprendere il lavoro dopo l'estate passata nella sua Ligonchio, in provincia di Reggio Emilia. Come mai questa scelta? «Non so perché, ma questa mia decisione ha suscitato una certa curiosità. Ho scelto Ligonchio per via del legame che ho con le mie origini. Ogni anno ci torno volentieri: è il paese in cui sono nata, qui ritrovo le persone, la natura. Tutto, insomma. Ma al di là dell'affetto che mi lega a questa terra, quest'anno l'ho scelta per evitare di spostarmi in maniera eccessiva». È anche per questo che ha rinunciato al breve periodo che spesso si concede in Sardegna? «Quest'anno ho preferito evitare. Il coronavirus, certo, ma anche alcune dichiarazioni del governatore della Regione, Christian Solinas, che ha parlato di numero chiuso. Ecco, ho pensato che sarebbe stato più giusto non spostarsi troppo». E più sicuro, anche. Non trova? «Migliaia di italiani sono andati e tornati senza problemi dalla Sardegna. Le persone in giro, molte anche senza mascherina, le abbiamo viste ovunque. Tantissimi ragazzi hanno raggiunto la Romagna, la Toscana. Abbiamo aperto le porte. Sa com'è: quando si apre la stalla, i cavalli scappano». Il coronavirus ha stravolto le abitudini degli italiani. Le sue come sono cambiate? «Durante il periodo più nero della pandemia sono rimasta in casa, non ho fatto nulla di straordinario. Non le nascondo che nei primi giorni ho provato una certa felicità, dopo un periodo molto stressante per via dei miei impegni di lavoro». E poi? Che cosa è successo?«Poi, a poco a poco, è subentrato un pensiero poco gradevole».Di che tipo? «Direi che è cominciata un po' di depressione: l'idea di non poter uscire, di non poter ricevere le persone, di non poter vedere mia figlia e i miei nipoti mi ha angosciato. E non poco. Con il passare dei giorni, questa cosa mi ha disturbato sempre di più. Mi sono tornate in mente alcune immagini del passato, dei pensieri poco piacevoli. In quei giorni è stata dura». Soprattutto per lei che è uno spirito libero. «Amo la libertà e non è stato piacevole rinunciare alle cose semplici che ci erano precluse». È preoccupata per il futuro dell'Italia? Recentemente ha dichiarato di vedere un «Paese depresso. Non arrabbiato, ma depresso».«Lo confesso, è l'impressione che ho andando in giro. La depressione è uno stato terribile, molto peggiore della rabbia. Se sei arrabbiato, reagisci, lotti. Se sei depresso, invece, non hai voglia di lottare, ti lasci andare. Vedo un po' di rassegnazione e questo non va bene».Tra due settimane esatte si torna alle urne. Lei è una spettatrice interessata, specialmente in Toscana, dove corre per la presidenza della Regione una persona che lei conosce bene: Susanna Ceccardi. «Ho grande stima e simpatia per Susanna Ceccardi. I suoi nonni sono nati in un piccolissimo borgo che si chiama Vaglie, dove sono nata anch'io. La mia nonna paterna era una Ceccardi. Ma al di là del nostro legame di parentela, la stimo perché è una giovane donna, capace e lo ha dimostrato». Ha visto i sondaggi? Le rilevazioni la danno vicinissima al candidato per il centrosinistra, Eugenio Giani. Crede che possa riuscire a conquistare una Regione storicamente rossa come la Toscana? «La Toscana è sempre stata una regione di sinistra. Sono certa, comunque, che la Ceccardi possa far bene: ama la sua terra, ha una grande voglia. Se verrà premiata, potrà ottenere grandi risultati».L'Emilia Romagna lo scorso anno, la Toscana quest'anno: le Regioni storicamente di sinistra sono tornate contendibili anche dai candidati di destra. Come mai, secondo lei? Che cosa ha smarrito la sinistra in questi anni? «Credo ci sia una certa stanchezza. L'ho vista nella mia Emilia. Io conosco tanti uomini di sinistra, comunisti della vecchia maniera. Quelli, per intenderci, per i quali c'è ancora la falce e il martello. Ecco, credo che queste persone soffrano lo smarrimento dell'identità di sinistra».Crede che siano poco attratti dai rappresentanti della sinistra di oggi? «Certo. Come possono digerire dei leader in cui non si riconoscono? Io non sono di sinistra, ma la figura di Enrico Berlinguer mi affascinava. Mi ricordo di come Nilde Iotti infiammava le persone qui in Emilia. Di leader veri, oggi, ne vedo pochi. Forse nessuno. Non vedo una strada univoca a sinistra, vedo tanti sentierini che si perdono nel bosco. E attenzione, perché poi arriva il lupo». Il lupo? E chi sarebbe? «Di lupi ce ne sono vari. Anche se credo sia più giusto parlare di una lupa, che può anche primeggiare». Dietro questa sua metafora, c'è un riferimento a Giorgia Meloni? Le piace? La vedrebbe bene a Palazzo Chigi?«È una donna forte, che va dritta per la sua strada. La coerenza piace molto alle persone». Cosa pensa di Mario Draghi? In questi giorni si parla molto anche di lui.«Gli tirano la giacchetta da destra e da sinistra. Di questo passo, finirà che gliela strapperanno. Spero possa scendere presto in politica, abbiamo bisogno di persone come lui. Mai come in questo momento abbiamo bisogno di leader veri».Non lo immagina al Quirinale, quindi? Meglio un ruolo «operativo»? «Lo vedrei bene in un ruolo attivo, di primo piano. Il presidente della Repubblica è senza dubbio la più alta espressione della nostra democrazia, ma oggi abbiamo bisogno di una persona operativa. Non di un generale, ma di capitani, di quelli che lavorano. Adesso c'è bisogno di lavorare, di qualcuno che abbia le idee chiare, che prenda in mano le redini di questo Paese disgraziato. Abbiamo delle potenzialità enormi e siamo allo sbando. Ci vuole qualcuno che riesca davvero a governare questo Paese, e non è facile. Ecco perché penso a donne e uomini eccezionali». A proposito di gente operativa nei Palazzi, cosa pensa del referendum per il taglio dei parlamentari? Lei è favorevole al sì, non è vero?«Ho detto subito sì, prima di sentire i leader, le opinioni e le correnti. Se ben ricordo, è da dieci anni che si parla di ridurre i parlamentari. In Parlamento servono persone competenti, valide. La metà delle persone è sufficiente, non pensa?».Chi è contrario al taglio parla di «attacco alla Costituzione a colpi di demagogia». «Ma per favore. Perché deve essere antidemocratica la riduzione dei parlamentari? Cosa c'entra la democrazia? Sono convinta che, riducendone il numero, i parlamentari possano rendere meglio. In più, si risparmia anche qualcosa». Non moltissimo in realtà, sostiene qualcuno.«Io sono nata in una famiglia povera, ma molto dignitosa. Mio padre lavorava in una centrale, mia madre doveva governare la casa, con quattro figli. Risparmiava anche su una patata. Anche se fosse un solo euro, insomma, è sempre un risparmio. Non raccontiamoci balle».Dopo l'esperienza in Forza Italia, sta pensando di fondare un suo partito? Il «Partito del Tortellino», lo ha definito. «Ricevo spesso inviti per tornare in politica. Non potrei più farlo, ma ho sempre detto che, se mai avessi potuto, l'avrei fatto con il Partito del Tortellino. Del resto, c'è un precedente».Il Partito della Bistecca di Corrado Tedeschi, di chiara matrice satirica. «Lui prometteva una bistecca a tutti, io prometto un piatto di cappelletti. Una volta alla settimana. Al di là della battute, se proprio dovessi fare un partito mi piacerebbe valorizzare le cose semplici, gli aspetti fondamentali della quotidianità».Facciamo un esercizio di fantapolitica: chi sarebbe il suo vicesegretario? «Avrei diverse opzioni, a dire il vero. Se restiamo nel mondo dello spettacolo, sceglierei Orietta Berti. In cucina, tra l'altro, è fortissima. La vorrei sicuramente con me».E tra i colleghi uomini? «Per un partito nuovo che valorizza le origini e le cose semplici, vedrei bene Gianni Morandi. Lo prenderei volentieri, anche se è di sinistra, ma chi se ne frega». Come vede la ripresa dell'anno scolastico? È fiduciosa?«Ho sorriso amaramente quando ho letto dei banchi con le rotelle. Tanto vale mettere i pattini ai ragazzi, no? Non scherziamo. Il ruolo del ministro Azzolina non è di certo facile, ma abbiamo perso troppo tempo: i ragazzi devono tornare a scuola. Distanziamoli, va bene, ma lasciamo stare le cose ridicole, come le rotelle».