2024-08-29
Quello strano viavai di barche che la notte raggiungono le Ong
Per gli attivisti a traghettare i migranti è la Guardia costiera libica, in passato loro bestia nera. Ma la tesi non sta in piedi.Mentre lamentano la «criminalizzazione del soccorso in mare», da qualche tempo le Ong sono protagoniste di un copione sempre più frequente. O di strane coincidenze. Nave umanitaria, barcone carico di migranti, misteriosi scafi libici nei dintorni. Una scena apparsa anche il 23 agosto durante i soccorsi della Geo Barents di Medici senza frontiere che dopo aver sbarcato 191 migranti a Salerno è stata raggiunta da un fermo amministrativo per non aver informato il Centro di coordinamento del soccorso marittimo italiano (Mrcc) e aver messo in pericolo la vita delle persone.«Una barca non identificata è arrivata nell’area, una persona vi è saltata sopra e si è allontanata» scrive la Ong su X. Situazione simile al 3 agosto quando raccontava di due imbarcazioni nere che si sarebbero identificate come Guardia costiera libica. È questa l’altra costante di questi soccorsi che avvengono quasi sempre di notte e in area Sar libica. La presenza di imbarcazioni che gli umanitari identificano come «Guardia costiera libica», ma dai comportamenti piuttosto curiosi. Lo scorso 6 febbraio la Ocean Viking scrive a Mrcc che la motovedetta della «Guardia costiera libica» presente in loco l’avrebbe autorizzata al recupero dei migranti. E il 29 luglio, durante un soccorso effettuato dalla Life Support di Emergency, i libici sarebbero addirittura rimasti a guardare. Un comportamento incredibilmente zen per la tanto vituperata «Guardia costiera libica» finanziata dall’Europa per riportare i migranti in Libia e proprio per questo più volte al centro di forti tensioni con le Ong. Il mistero sembra trovare una risposta nelle immagini pubblicate dalle navi umanitarie. Sulla scena non ci sono le motovedette ufficiali della Guardia costiera, bensì barchini in vetroresina, talvolta militari, tipici di milizie e trafficanti. Eppure, le uniche che sembrano non accorgersene sono le Ong che si dicono addirittura stupite che i libici, recuperino i barconi una volta vuoti. Classico comportamento dei trafficanti.Ma la cosa più curiosa in questo inedito modus operandi, è che se negli anni passati le Ong ben si guardavano dal pubblicare le immagini di queste imbarcazioni sui social, oggi sono proprio loro a immortalarle. Non senza un accorgimento però: parlarne come di avventori qualsiasi o di guardacoste in piena regola. Forse un escamotage per tutelarsi di fronte a eventuali contestazioni da parte delle autorità italiane o accuse di connivenza con il traffico di esseri umani. Del resto le Ong hanno già mostrato una certa propensione alle sceneggiature. Nota quella dei «pescatori», termine con cui, se interrogate sul punto, erano solite chiamare facilitatori e trafficanti che scortavano i migranti presso le proprie navi. Pescatori senza canne e reti da pesca ma pronti a mostrare cassette di pesce di fronte a telecamere troppo curiose.Molto frequenti fino al 2020, i barchini in questione sembrano riconducibili alle milizie di Zawiya. La scritta «AS» visibile su alcune imbarcazioni ricomparse quest’anno, rimanderebbe infatti ad Al Nars, membro della milizia che opera proprio dalla raffineria di Zawiya dove il grande capo è ancora Abdul-Rahman Milad, alias Bidja. Qui la catena del traffico si sarebbe riorganizzata dopo che a maggio dello scorso anno il governo di unità nazionale guidato da Abdulhamid Dbeibeh aveva bombardato con i droni la milizia di Al Maya. Oggi sembra di essere di fronte ad una nuova messinscena, con i libici pronti recitare il ruolo dei carnefici, in perfetta coerenza con l’immagine della Libia-lager portata avanti dalle Ong«Sono state viste persone saltare in acqua, alcune sono state spinte fisicamente da un uomo che poi ha portato via la barca» scrive Medici senza frontiere su X. Stessa scena il 9 luglio, quando mentre i soccorritori intimano ai libici di allontanarsi, i migranti si lanciano in acqua dando vita a quella che Sos Méditerranée descrive come una fuga disperata dai loro carcerieri. In realtà i libici non stanno affatto trattenendo i migranti, peraltro tutti provvisti di giubbotti salvagente come da prassi prima di ogni trasbordo. Perché i libici dovrebbero spingere i migranti in acqua non è chiaro, ma di certo questo offre una sponda alle Ong. Commentando il fermo, Riccardo Gatti della Geo Barents scrive che quando ci sono vite umane in pericolo bisogna intervenire immediatamente. Tradotto: se ci sono uomini in mare, le Ong non possono certo perdere tempo ad avvisare Mrcc. Sempre che la dinamica non sia parte di un tacito accordo, come sembra invece suggerire l’episodio del 16 luglio quando un uomo a bordo di uno scafo fa cenno alla alla Aita Mari di avvicinarsi. Su X la Ong Salvamento Marítimo Humanitario parla di «salvataggio teso» e come al solito si dice «stupita» che i libici recuperino l’imbarcazione dei migranti. «Una nuova strategia delle mafie?»” si chiede. Dal video non è chiaro. La clip sembra tagliata proprio per non fornire risposte che invece arrivano dalla versione completa pubblicata dalla tv spagnola dove la dinamica sembra avere tutti i contorni di una vera a propria consegna concordata. Distinzioni che alle Ong sembrano importare poco. Ciò che conta è portare i migranti in Italia.
Viktor Orbán durante la visita a Roma dove ha incontrato Giorgia Meloni (Ansa)
Francesca Albanese (Ansa)
Emanuele Fiano (Getty Images)