2022-06-06
Quei rapporti tesi tra Biden e i sauditi
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Il presidente americano ha rimandato la sua visita in Israele e in Arabia saudita. I suoi rapporti con Riad non sono d’altronde mai stati idilliaci.Joe Biden ha posticipato il suo viaggio in Medio Oriente al mese prossimo. A riferire la notizia è stata Nbc News sabato scorso, citando funzionari della Casa Bianca. Originariamente, il presidente americano avrebbe dovuto recarsi in Arabia saudita e in Israele, a seguito del tour europeo che questo mese lo porterà in Germania e Spagna. Secondo Nbc News, il motivo del rinvio non sarebbe chiaro. Possono tuttavia essere fatte delle congetture. Newsweek, per esempio, ha ventilato delle correlazioni con le tensioni che stanno emergendo in Iran, dove sabato scorso l’ayatollah Ali Khamenei ha pronunciato parole molto dure contro non meglio precisati “nemici”. Ricordiamo che, ad aprile 2021, l’amministrazione Biden ha avviato dei colloqui indiretti con Teheran, per cercare di ripristinare il controverso accordo sul nucleare, da cui Donald Trump si era sganciato nel 2018: colloqui che – è bene ricordarlo – vedono giocare un ruolo centrale ancora oggi la Russia. Come vanno letti questi segnali? Biden ha posticipato la visita in Israele e in Arabia saudita – che dell’Iran sono nemici giurati – per evitare di compromettere i negoziati in corso con gli ayatollah? Un’altra ipotesi è che le ruggini tra l’attuale Casa Bianca e Riad siano ancora troppo forti per permettere al presidente americano di effettuare un viaggio nel breve termine dai sauditi. Ricordiamo che, appena entrato in carica, Biden ha radicalmente raffreddato le relazioni con Riad. Innanzitutto ha peggiorato i rapporti con il principe ereditario saudita, Mohammad bin Salman, in riferimento all’assassinio del giornalista Jamal Khashoggi nel 2018 (tra l'altro, secondo Cnn, proprio l'imbarazzo per questo caso, oltre all'irritazione espressa dai famigliari delle vittime dell'11 settembre, sarebbe alla base del rinvio del viaggio). In secondo luogo, sono sorte turbolenze tra Washington e Riad sia a causa della distensione di Biden con l’Iran sia per le sue posizioni sul conflitto nello Yemen. Tutto questo ha portato i sauditi ad avvicinarsi maggiormente a Russia e Cina: il che ha irrobustito politicamente l’Iran e rafforzato indirettamente Hamas. A causa della sua scarsa lungimiranza, Biden si è tuttavia trovato costretto a tornare sui propri passi già a partire dalla scorsa estate, quando gli Stati Uniti hanno iniziato a registrare seri problemi di caro energia: una situazione aggravatasi quest’anno a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina. Il presidente ha in tal senso più volte esortato Riad ad aumentare la produzione di petrolio, ottenendo risposte fredde da parte saudita. Addirittura, lo scorso marzo, il Wall Street Journal rivelò che le leadership di Riad e Abu Dhabi avevano respinto la richiesta di una telefonata, avanzata dalla Casa Bianca. Non solo: pochi giorni dopo, fu riportato che l’Arabia saudita aveva intensificato le trattative con la Cina per effettuare alcune vendite del suo greggio in yuan anziché in dollari. Un siffatto vicolo cieco ha spinto Biden a un ulteriore cortocircuito: il presidente ha infatti allentato la pressione americana su Caracas, sperando di ricavarne benefici sul piano energetico. Peccato però che il Venezuela non sia soltanto un regime autocratico ma anche un Paese molto vicino alla Russia e all’Iran sul fronte politico, economico, energetico e della difesa. Niente dunque di più facile quindi che l’inquilino della Casa Bianca sia stato costretto a rimandare il suo viaggio mediorientale proprio a causa della persistente irritazione saudita.