
Il capo del Cremlino ringrazia Leone per l’aiuto a risolvere la crisi, però rifiuta un faccia a faccia con Zelensky. «Voglio la diplomazia, lui cerca l’escalation». Trump: «Reagirà ai blitz ucraini, la pace non sarà immediata».ha tuonato, sarebbe come «negoziare con terroristi». «Dubito che, dopo gli ultimi attacchi, ci siano possibilità di summit o cessate il fuoco con l’Ucraina», ha dichiarato il capo del Cremlino. E niente tregua: a suo parere, consentirebbe alle forze nemiche, foraggiate dagli occidentali, di riorganizzarsi.Eppure, ancorché furioso dopo gli smacchi in Siberia e in Crimea, il leader della Federazione si è intrattenuto in una telefonata storica con il Papa. Putin lo ha chiamato e manifestato apprezzamento per la disponibilità di Leone XIV ad aiutare a risolvere la crisi ucraina. Stando al resoconto del Cremlino, «ha confermato l’interesse a raggiungere la pace attraverso mezzi politici e diplomatici», ma ha anche ribadito che «occorre affrontare le cause profonde della crisi» e ha lamentato il fatto che «il regime di Kiev sta scommettendo sull’escalation del conflitto». Nel pomeriggio, il segretario di Stato, Pietro Parolin, aveva espresso «enorme tristezza e dolore che non si riesca a stabilire un contatto diretto tra le due parti». È la prima volta che il nuovo pontefice scende in campo in modo così diretto; nemmeno Francesco, nonostante le sortite sull’«abbaiare della Nato ai confini della Russia», si era spinto a tanto. Le linee del Cremlino, ieri, erano bollenti. Anche Trump ha avuto una «conversazione positiva» con l’omologo russo, «ma non tale da portare a una pace immediata». Mosca ha definito lo scambio «positivo» e «produttivo». Il tycoon ha scritto di aver discusso delle incursioni ucraine contro i bombardieri strategici: «Il presidente Putin ha detto - e in maniera molto forte - che dovrà rispondere». All’America, le avventure di Zelensky non sono piaciute granché. Martedì, la Casa Bianca aveva precisato di non essere stata informata in anticipo dei blitz. E lo ha ripetuto Trump a Putin ieri. L’inviato Usa, Keith Kellogg, ha confermato che il pericolo che la situazione sfugga di mano è cresciuto «vertiginosamente»: «Quando si attacca la parte del sistema di sopravvivenza nazionale di un avversario, ovvero la sua triade, la triade nucleare, significa che il livello di rischio aumenta, perché non si sa cosa farà l’altra parte». La versione più recente della dottrina russa prevede l’impiego di armi atomiche, qualora un bombardamento colpisca mezzi «la cui inabilitazione comprometta azioni di risposta attraverso forze nucleari». È il caso dei bombardieri distrutti domenica. Il presidente Usa avrà chiesto rassicurazioni a Putin?La portavoce del ministero degli Esteri di Mosca, Maria Zakharova, ha accusato i Paesi occidentali di assistere con armi e intelligence gli ucraini nella pianificazione degli attacchi sul territorio russo. Il viceministro, Serghej Ryabkov, si è appellato agli Stati Uniti e alla Gran Bretagna, affinché fermino l’escalation. Secondo Zelensky, l’operazione Spiderweb in Siberia non sarebbe stata completata se il Cremlino avesse accettato un cessate il fuoco. Può darsi che a Kiev l’abbiano concepita quale strumento di pressione, ma al momento ha complicato le trattative. L’unico aspetto sul quale entrambe le parti si mostrano disponibili a collaborare è lo scambio di prigionieri: il prossimo fine settimana dovrebbe cominciare un altro, che potrebbe riguardare fino a 1.200 persone. Dopodiché, Zelensky ha sonoramente bocciato il memorandum degli invasori, liquidandolo come un «ultimatum inaccettabile» e accusando la Federazione di voler portare avanti i colloqui «solo per ritardare nuove sanzioni». Addirittura, ha affermato che insistere con il confronto tra le attuali delegazioni a Istanbul «non ha senso». Collegato in video con la riunione del gruppo di contatto Nato nel formato Reimstein, alla vigilia della ministeriale, il condottiero in mimetica è stato durissimo: «Non dobbiamo permettere alla Russia di offuscare la realtà o ingannare il mondo. Mosca deve essere costretta alla diplomazia». La sua speranza, condivisa con gli europei, è che il tycoon imponga sanzioni: le ha chieste al segretario di Stato Marco Rubio, insieme alle contraeree, il suo braccio destro, Andriy Yermak. L’altro desiderio di Zelensky, cioè l’adesione all’Alleanza atlantica, è ben più irrealistico, anche se egli ha incassato l’invito ufficiale al vertice dell’Aja di fine giugno.Il segretario generale dell’organizzazione ha chiarito che la questione non sarà materia di trattativa: «L’impegno a un percorso irreversibile verso la Nato resta», ha precisato l’olandese Mark Rutte, «ma non è mai stato promesso a Kiev l’ingresso come parte di un negoziato di pace». L’ambasciatore americano, Matthew Whitaker, ha tagliato corto: «L’adesione dell’Ucraina non è attualmente all’ordine del giorno e non siamo gli unici alleati a sostenere questa posizione».Nonostante le ultime spettacolari missioni, la situazione della resistenza, sul campo, è molto complicata. Lo prova il primo via libera del Parlamento, la Verkhovna Rada, al disegno di legge che consente l’arruolamento volontario degli ultrasessantenni. Se l’Ue non avesse deciso di prorogare al 4 marzo 2027 il regime di protezione umanitaria per i rifugiati di guerra, verrebbe da sospettare che la solerzia nel preparare un piano di coordinamento per i rimpatri sia funzionale a restituire a Zelensky manovalanza bellica. In realtà, sia Ursula von der Leyen sia il commissario alla Migrazione, Magnus Brunner, hanno garantito che le persone fuggite dal conflitto saranno rimandate indietro «appena sarà sicuro farlo», ossia a pace stipulata. «Abbiamo disperatamente bisogno che gli ucraini tornino a casa una volta finita la guerra», ha dichiarato il vicepremier, Oleksiy Chernyshov. «Dobbiamo sviluppare l’economia».Oltreoceano, il nervosismo per la piega che hanno preso gli eventi è palpabile. Ieri, il numero uno del Pentagono, Pete Hegseth, ha disertato il vertice del gruppo di contatto, ufficialmente per altre incombenze. Rutte ha assicurato che «gli Usa restano impegnati» e che «non ci sono piani per il ritiro» delle loro truppe dall’Europa. Intanto, Bloomberg ha svelato che Washington avrebbe negato ai volenterosi il supporto aereo per la loro missione postbellica: un ceffone a Emmanuel Macron e a Friederich Merz, che oggi sarà a Washington. L’ambasciatore Whitaker ha avvisato gli alleati che «Mosca sta preparando la sua prossima mossa» e che la Nato dovrà superarla in capacità belliche. Rutte, il quale ha promesso una reazione «devastante» a un eventuale attacco di Putin, si è concesso una citazione storica piuttosto imprudente, viste le frizioni con Mosca: gli alleati, ha proclamato, sono «più potenti dell’impero romano o dell’impero di Napoleone», anche se alla Nato «serve un po’ di manutenzione» per diventare «più forte, più equa e più letale». L’imperativo è aumentare le spese militari. E l’Ue non se lo fa ripetere. La Commissione ha suggerito di autorizzare «trasferimenti di progetti» dal Recovery fund al fondo Edip per la Difesa. Nemmeno il Pnrr è più sacro e intoccabile. «Miracolo» dello zar.
Julio Velasco e Alessia Orro (Ansa)
Dopo il trionfo alle Olimpiadi, le italiane del volley riportano a casa il prestigioso trofeo a 23 anni dal successo di Berlino. Il re Mida argentino è il terzo coach nella storia del nostro sport a detenere insieme entrambi gli ori.
Rod Dreher (Getty Images)
L’intellettuale americano ospite alle Tavole di Assisi: «Siamo bloccati nella parte del cervello che vede la verità solo se è scientifica. Ma per trovare Dio bisogna pregare e osservare tutto il bello della Chiesa».
Ansa
Per monsignor Savino, numero due della Cei, l’eucaristia è «inclusiva». I fedeli a San Pietro sperano nel saluto del pontefice. I trans peruviani: «Aprirà il suo cuore».