2024-08-17
Putin: «Dietro l’invasione c’è la Nato». Lukashenko evoca le armi nucleari
Aleksandr Lukashenko e Vladimir Putin (Ansa)
Kiev torna a chiedere missili a lungo raggio. Il colosso petrolifero Slb investe in Russia.Che sia eterodiretta o che si tratti di una iniziativa autonoma, l’apertura ai negoziati di Aleksandr Lukashenko segna, politicamente, una svolta inattesa nei giorni della grande offensiva ucraina a Kursk.«Sediamoci al tavolo delle trattative e poniamo fine a questa zuffa. Né il popolo ucraino, né i russi, né i bielorussi ne hanno bisogno», ha detto l’uomo forte di Minsk. «Sono loro, in Occidente, che ne hanno bisogno. Non posso rivelare questi fatti, sono assolutamente classificati, ma a volte parlano apertamente persone di alto rango», aggiunge Lukashenko sulla base - è evidente - dei dossier dei servizi segreti. «Dicono: lasciate che si colpiscano a vicenda - ucraini, russi - lasciate che tutti muoiano in questo calderone».Pur avendo autorizzato in passato il transito delle forze regolari di Mosca sul suo territorio e avendo il suo ministero della Difesa avvisato più volte Volodymyr Zelensky dell’«alto rischio» di «provocazioni» che non sarebbero state tollerate (giusto ieri, il presidente bielorusso ha ammonito: «Non vogliamo un’escalation e una guerra contro l’intera Nato, ma se si arriva a questo non avremo altra scelta: non appena qualcuno oltrepasserà il confine di Stato la risposta sarà immediata», minacciando l’uso di armi nucleari tattiche, ndr), in particolare sulla violazione dello spazio aereo bielorusso da parte di droni ucraini, Lukashenko giura di non avere rancori nei confronti di Kiev. «Ci hanno costantemente detto che non avevano bisogno della guerra con la Bielorussia. Noi comprendiamo questo e diciamo che non combatteremo contro di voi», ha assicurato.Chi invece non ha intenzione (almeno per ora) di ripiegare è naturalmente Mosca. Che, anzi, ha accusato apertamente la Nato e «i servizi speciali occidentali» di essere coinvolti nella pianificazione dell’attacco a Kursk, secondo quanto asserisce il principale consigliere di Vladimir Putin, Nikolai Patrushev. «È stato l’Occidente a portare al potere la giunta criminale in Ucraina. I Paesi Nato hanno inviato armi e istruttori militari in Ucraina e continuano a fornire informazioni d’intelligence e controllano le azioni dei gruppi neonazisti», ha sottolineato proprio nelle stesse ore in cui veniva diffusa la notizia che lo zar ha presieduto una riunione del Consiglio di sicurezza nazionale per discutere delle «nuove soluzioni tecniche» sul fronte occidentale del conflitto. Un incontro, a cui hanno preso parte i più alti apparatchik russi, che ha offerto il destro al deputato della Duma (la Camera bassa del Parlamento russo) e membro della commissione per la sicurezza, Mikhail Sheremet, di prefigurare scenari apocalittici. «Dato che è stata rilevata la presenza di armamenti occidentali, sono state bombardate infrastrutture civili con munizioni e missili di fabbricazione straniera, nonché identificata la presenza di prove inconfutabili della partecipazione su larga scala di rappresentanti di Stati stranieri all’attacco contro i territori russi, possiamo concludere che il mondo è sull’orlo di una terza guerra mondiale, la cui responsabilità sarà interamente dei Paesi occidentali».In realtà, «più che improprio, è falso affermare come fa Mosca che la Nato abbia armato Kiev. I sistemi che Volodymyr Zelensky sta utilizzando sono le donazioni che singoli Paesi, nella loro totale autonomia, hanno fatto all’Ucraina già molti mesi fa e che ora sembrano finalmente essere giunti alla piena operatività», è stato il commento all’Adnkronos del generale Leonardo Tricarico, ex capo di Stato maggiore dell’Aeronautica militare e attuale presidente della Fondazione Icsa. «Sul piano più generale le scorribande ucraine in territorio russo non capovolgeranno le sorti di questa lunga guerra destinata a rimanere in condizioni di sostanziale stallo al netto dei contenuti avanzamenti o arretramenti dell’uno o dell’altro», ha suggerito Tricarico. «In questa fase però i dividendi più significativi sono stati staccati da Zelensky».E non è un caso, forse, che il surriscaldamento dell’atmosfera abbia portato a un lungo colloquio telefonico tra il ministro della Difesa ucraino, Rustem Umerov, e il segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Lloyd Austin. Come riporta l’agenzia di stampa Rbc Ucraina, le parti hanno discusso delle attuali operazioni delle forze armate di Kiev e delle priorità nella fornitura di assistenza nel campo della sicurezza, nonché della necessità di soddisfare le richieste belliche di Kiev. A cominciare dal sistema missilistico tattico a lungo raggio (Atacms) che Zelensky vorrebbe utilizzare per penetrare ancor di più nella regione di Kursk. Secondo la Cnn, gli States lo avrebbero, però, fermato e la motivazione non risiederebbe nel rischio di un’escalation, ma nella circostanza che il numero di tali sistemi che Washington può fornire a Kiev è limitato e sarebbe, invece, più strategico usare questi missili per colpire la Crimea.L’Alleanza atlantica, quindi, non indietreggia ma anzi va avanti con maggiore forza: tanto che la prossima conferenza del comitato militare della Nato si terrà a Praga, nella Repubblica Ceca, dal 13 al 15 settembre con la partecipazione dei capi di Stato maggiore della Difesa di tutti i Paesi dell’Alleanza. Una location che, dicono gli esperti, potrebbe apparire come una provocazione per il Cremlino.Tuttavia gli insondabili sentieri sotterranei disegnano mappe incomprensibili ai comuni mortali. Come dimostra la scelta dell’americana Slb, la più grande società di servizi per giacimenti petroliferi al mondo, che ha deciso di investire in Russia, dopo l’uscita dei suoi principali rivali occidentali, firmando nuovi contratti e assumendo centinaia di dipendenti nel Paese. D’altronde si sa: i soldi non hanno colore né nazionalità. Né partono per il fronte.
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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Chi ha inventato il sistema di posizionamento globale GPS? D’accordo la Difesa Usa, ma quanto a persone, chi è stato il genio inventore?
Piergiorgio Odifreddi (Getty Images)