2019-06-09
Pure Tria boccia i minibot ma sono scritti nel contratto. E M5s e Lega lo bastonano
Il ministro in scia a Mario Draghi e Ignazio Visco: «Il Mef è contrario, li vuole il Carroccio». In realtà sono a pagina 21 del documento gialloblù. I vicepremier: «Dia soluzione alternativa».Lo spiraglio giusto lo ha aperto Dario Franceschini. Alla Cultura rispolverò la legge per saldare le tasse in opere d'arte. È il veicolo per inserire altri strumenti.Lo speciale contiene due articoli. Dal governatore Ignazio Visco al governatore della Bce Mario Draghi. Dal presidente di Confindustria Vincenzo Boccia fino, ultimo della lista ieri mattina, al ministro dell'Economia Giovanni Tria. Prosegue indefesso - anche se maldestro - il fuoco di sbarramento contro i titoli di Stato di piccolo taglio e senza scadenza utilizzabili per il pagamento delle imposte con i quali la Lega di Matteo Salvini vorrebbe sbloccare i pagamenti delle pubbliche amministrazioni. Il leader leghista parla dei minibot come di una «soluzione che piace agli italiani» mentre Giancarlo Giorgetti la ritiene una soluzione «possibile. Via Nazionale ribadisce che sono strumenti di debito mentre Francoforte sostiene salomonicamente che o sono moneta - e quindi sono illegittimi - o sono debito - e quindi brutti. Converrete che chi di mestiere fa il banchiere centrale difficilmente può avere delle incertezze in questo campo. Un po' come se un medico di fronte ad un fegato dicesse ai suoi assistenti: «O è un fegato oppure un polmone». La verità è che sia Banca d'Italia che la Bce non possono rivelare apertamente che i minibot sono perfettamente legittimi in quanto non sussistendo alcun obbligo ad accettarli come corrispettivo di un pagamento (ad eccezione dello Stato nella riscossione delle imposte) non possono essere assimilabili alla moneta. Ieri, dicevamo, Tria è intervenuto a margine del G20 di Fukuoka sostenendo che i minibot sono «una cosa che sta nel loro (della Lega, ndr) programma: il ministero dell'Economia ha girato un parere negativo». Affermando in particolare «che in un'interpretazione, quella del debito, non servono, mentre nell'altra (che siano una valuta alternativa, ndr), ovviamente, si fanno i trattati e quindi non possono essere fatti». Affermare, però, che si tratti di una faccenda perimetrabile all'esclusivo interesse leghista non è corretto. Il ministro Tria, infatti, accettando di far parte del governo ha parimenti accettato anche i termini del contratto gialloblù, che dell'esecutivo sono architrave, seppur traballante a volte. E il documento a pagina 21 cita «l'istituto della compensazione tra crediti e debiti nei confronti della pubblica amministrazione, da favorire attraverso l'ampliamento delle fattispecie ammesse, e la cartolarizzazione dei crediti fiscali, anche attraverso strumenti quali titoli di stato di piccolo taglio, anche valutando nelle sedi opportune la definizione stessa di debito pubblico». Al ministro Tria e alle sue perplessità ha risposto con durezza il vicepremier e capo politico grillino, Luigi Di Maio: « Il Mef dice che sono inutili e che è sufficiente pagare le imprese, allora lo faccia. O che studi un piano per iniziarlo a fare! Perché qui stanno sempre tutti zitti, fermi, immobili, poi appena qualcuno propone qualcosa si svegliano e dicono “ah, no, non si può fare". Se lo strumento per pagare le imprese non è il minibot, il Mef ne trovi un altro. Ma lo trovi, perché il punto sono le soluzioni, non le polemiche, né le presunte ragioni dei singoli. Ripeto, una parola: soluzioni». Anche Matteo Salvini va giù duro: «I minibot sono una proposta, si possono discutere, ma sul fatto che sia urgente pagare le decine di miliardi di euro di arretrati e di debiti che la pubblica amministrazione ha nei confronti di imprese e famiglie deve essere chiaro a tutti, in primis al ministro dell'Economia. È una questione di giustizia». Anche Giorgetti, ieri, è tornato sull'argomento. Da Rapallo, al congresso dei giovani di Confindustria, ha risposto a chi paragonava la sua proposta ai soldi del Monopoli: «Al Monopoli giocavo anche io da piccolo: si gioca minimo in due e fino a sei, ho studiato bene le regole, e se dai fiducia alla moneta, questa acquista valore». Ha poi aggiunto, stemperando i toni: «È evidente che si tratta di proposte che devono essere condivise. Non è una proposta imprudente, ma da discutere. Se poi qualcuno ha interesse ad enfatizzare, e non è Draghi, per far alzare lo spread...». Dal canto suo il premier Giuseppe Conte, sul Fatto, prova a uscirne da avvocato (di sé stesso): «È una iniziativa parlamentare che non ho ancora discusso con i promotori della Lega, ma da giurista mi sembra evidente che presenta diverse criticità».Tornando all'argomentazione di Boccia che non serve creare nuovo debito, è sufficiente rilevare che i minibot estinguerebebro un debito già presente nei libri contabili della pubblica amministrazione. Al posto di un debito (non inserito nei calcoli Eurostat) se ne inserisce un altro (il minibot appunto) conteggiato da Bruxelles. Ma a meno che il retropensiero sia quello di non pagare mai questi debiti, nel momento in cui questi venissero saldati ecco che Eurostat se ne accorgerebbe. Lo Stato dovrebbe infatti racimolare i fondi con emissioni di Btp oppure utilizzando disponibilità liquide che -per definizione- eroderebbero la posizione finanziaria netta.Si consideri infine che molte altre sono le tipologie di debito estinguibili coi minibot. Ad esempio, i tanti crediti di imposta che i contribuenti ricordano al momento della dichiarazione dei redditi scalandoli dalle tasse dovute. Crediti esigibili solo (a) in futuro ed a patto che (b) la dichiarazione sia così capiente da beneficiarne. Con la semplificazione della flat tax tutte queste detrazioni saranno però abolite ed immediatamente cartolarizzate in minibot spendibili da subito. Un affare per tutti i contribuenti che potrebbero utilizzarli per fare la spesa nei negozi di prossimità o pagandoci le imposte.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/pure-tria-boccia-i-minibot-ma-sono-scritti-nel-contratto-e-m5s-e-lega-lo-bastonano-2638744612.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="lo-spiraglio-giusto-lo-ha-aperto-franceschini" data-post-id="2638744612" data-published-at="1757680031" data-use-pagination="False"> Lo spiraglio giusto lo ha aperto Franceschini Minibot a parte, si possono pagare le tasse in modo diverso da quello «tradizionale»? Sì. L'ipotesi è esplicitamente prevista da una vecchia legge del 1982 (512 del 2 agosto, per la precisione) che consente al contribuente di adempiere ai suoi doveri fiscali con mezzi diversi dal denaro, quali - per esempio - le opere d'arte. Non è escluso che tale provvedimento torni improvvisamente d'attualità, visto il dibattito nazionale e internazionale apertosi sulla necessità di trovare metodi per saldare i debiti della Pa dopo l'infortunio parlamentare del Pd, che ha contribuito al voto unanime sui minibot senza rendersi conto di cosa stesse approvando. L'applicazione di questa norma risalente a 37 anni fa, peraltro, non sarebbe una novità in senso stretto: nell'ottobre 2014 - governo Renzi - è stata infatti ricostituita un'apposita commissione presso il ministero dei Beni Culturali che permette proprio il pagamento, totale o parziale, delle tasse attraverso la cessione di opere d'arte. «Un atto necessario», sosteneva l'allora ministro della Cultura, Dario Franceschini, «per dare ai contribuenti la possibilità di onorare le imposte dirette e le imposte di successione cedendo allo Stato beni culturali vincolati e non vincolati» (quadri, opere d'arte contemporanea, sculture, archivi, siti archeologici, ville, libri antichi). Tale commissione ha appunto il compito di stabilire le condizioni e il valore della cessione. «In questo modo», concludeva lo stesso Franceschini, «lo Stato adempie ad un duplice obiettivo: da un lato, in un momento di crisi, consente ai cittadini di assolvere ai propri obblighi fiscali tramite la cessione di opere d'arte, dall'altro, torna ad acquisire patrimonio storico e artistico». La legge esiste da oltre 30 anni, ma di fatto giaceva inutilizzata, salvo casi sporadici. Uno di questi risale al 2010, anno in cui erano state esaminate proposte di cessione importanti da questa Commissione riguardanti sculture in bronzo, oli e pitture su tela, aree di interesse archeologico e così via. Fra tutte andò a buon fine la pittura su tela di Alberto Burri, denominata «Bianco e Nero», stimata circa 100.000 euro e acquisita dalla Galleria Nazionale dell'Umbria, dove è attualmente esposta. Come appare ovvio, il pagamento di un'imposta tramite un'opera d'arte è una procedura quanto mai macchinosa, dovendo l'oggetto essere valutato di interesse nazionale e di importo sufficiente a saldare il debito. Molto, molto più semplice sembra da questo punto di vista il pagamento con titoli di Stato di cui si è tornati a parlare in questi giorni: questi infatti portano il loro valore scritto «in faccia». Per questo lo stesso veicolo legislativo usato da Franceschini potrebbe subire una «spolverata» politica nel futuro prossimo. A ben vedere i minibot, più che uno strumento per uscire dall'euro come molti temono, sembrano - nell'ottica dei pagamenti dei debiti della Pa - un modo per sopravviverci dentro indenni.