2021-01-16
Pure gli alunni emiliani nel tira e molla del Tar
Annullata l'ordinanza che chiudeva le scuole fino al 23. Il rischio, come in Lombardia, è di una nuova serrata con i prossimi dati dell'Iss. Gli studenti protestano: tre licei occupati a Milano, presidio in Veneto. Luca Zaia: «Sui banchi a febbraio, se non ci sono rischi»Nel vortice delle schizofreniche disposizioni del governo contro l'avanzamento dell'epidemia, ancora una volta a pagare il prezzo più caro dell'incertezza sono gli studenti della Penisola. L'ultimo dpcm, in vigore da oggi fino al 5 marzo, dispone il ritorno a scuola di circa 840.000 studenti delle superiori in cinque Regioni (256.000 nel Lazio, 13.000 in Molise, 197.000 in Emilia Romagna, 176.000 in Piemonte e 199.000 in Puglia), con un'alternanza al 50% in classe fino a un massimo del 75%. Nelle Regioni rosse i ragazzi rimarranno a casa, relegati alla didattica a distanza, dalla seconda media.Il rischio di rifar suonare la campanella per poi richiudere i cancelli degli istituti è però tutt'altro che lontano. L'esempio più lampante e rappresentativo del grottesco tira e molla sulla pelle degli studenti è stato fornito dal caso della Lombardia, dove mercoledì scorso il Tar ha accolto il ricorso del comitato «A scuola!» contro l'ordinanza della Regione dell'8 gennaio che disponeva la Dad al 100% per tutte le scuole secondarie fino al 24 gennaio, definendola «contraddittoria e irragionevole». Gli alunni della regione di Attilio Fontana sarebbero dunque dovuti tornare sui banchi lunedì, se non fosse che da domani la Lombardia, a causa dell'inasprimento dei parametri adottati dal ministero della Salute, torna a essere zona rossa. Quindi non solo resteranno chiuse le scuole superiori, ma anche i ragazzini di seconda e terza media che erano rientrati in classe lunedì 11 saranno costretti a restare a casa.Ma anche in Emilia Romagna, ieri, i giudici amministrativi hanno annullato l'ordinanza regionale che chiudeva le scuole superiori in presenza fino al 23 gennaio, con sorpresa del governatore, Stefano Bonaccini: «Non prevedevo che il Tar avrebbe annullato un provvedimento di carattere sanitario. Da lunedì prossimo riprenderanno le lezioni in presenza al 50%. Qui le sentenze si rispettano», sottolineando tuttavia la sua perplessità, «Ritengo incomprensibile come si possa affidare a singole ordinanze regionali e ad altrettante singole sentenze dei Tar la soluzione della questione scuola, così cruciale per il Paese. Noi ci siamo assunti la nostra responsabilità, adesso tocca al governo. C'è un problema epidemiologico. Da domenica diventeranno rosse due Regioni e la Provincia autonoma di Bolzano e 12 Regioni arancioni. Dalle 5 che erano se ne aggiungono 7 in arancione, e due Regioni e una provincia autonoma in rosso, tra cui quella Lombardia che ha visto poche ore fa un pronunciamento del Tar come quello dell'Emilia-Romagna, per riaprire le scuole, mentre da lunedì non solo la Lombardia non riaprirà le superiori, ma sarà costretta come da dpcm a chiudere anche in presenza seconda e terza media. In Sicilia c'è un pronunciamento del Tar che da ragione alla Regione invece che darle torto». L'Emilia Romagna, a differenza della Lombardia, ha schivato la zona rossa, rimanendo arancione, con un valore Rt però alto, pari a 1,13. Non è da escludere quindi a priori l'ingresso della regione in zona rossa dopo il prossimo monitoraggio dell'Iss, con il conseguente ritorno alla Dad per gli studenti. I quali, in tutta Italia, continuano a protestare per il trattamento ricevuto in questi mesi, sfiancati dal proseguimento delle lezioni dietro uno schermo, tra finte promesse disilluse e retromarce. A Milano, gli studenti hanno occupato martedì il liceo Manzoni, mentre ieri mattina alcune decine di alunni sono entrati nei licei Tito Livio, Volta e Severi per chiedere di tornare in presenza il prima possibile. Una cinquantina di ragazzi del Severi si sono sottoposti, a proprie spese, grazie a una colletta, al tampone rapido: «Abbiamo messo in pratica ciò che avrebbero dovuto fare le istituzioni» spiega un appartenente ai collettivi. Studenti in piazza anche a Senigallia e a Cividale (Udine), mentre a Marghera, nel Veneziano, alcuni genitori, docenti, studenti e personale Ata, hanno tenuto un presidio davanti alla sede della Protezione Civile per chiedere la riapertura in sicurezza delle scuole. Nella Regione di Luca Zaia, da domani arancione, in base all'ordinanza del governatore, le scuole superiori non riapriranno filo al primo febbraio, ma «solo se non ci sono rischi. Sennò si valuterà lo scenario epidemiologico» chiarisce Zaia, «Gli studenti hanno ragione se protestano, e non è certo loro colpa se le scuole sono chiuse». Una posizione logica quanto in controtendenza in un periodo in cui i giovani vengono additati come i principali untori, colpevoli di uscire e alimentare la fantomatica movida, mentre sono privati da quasi un anno delle risposte e dell'educazione che spetta loro.
Jose Mourinho (Getty Images)