2019-09-20
Pronti via, il decreto Ambiente va in fumo: mancano le coperture
Il tanto sbandierato primo atto green del nuovo esecutivo si è già arenato. Lo scoglio sono ovviamente le risorse da trovare nella manovra. Senza nuove tasse i bonus rottamazione resteranno delle promesse.Il decreto legge sull'emergenza climatica, che il ministro dell'Ambiente, Sergio Costa, voleva far approvare ieri in Consiglio dei ministri, come primo atto «verde» del nuovo governo, si è subito arenato sullo scoglio più prevedibile: quello delle coperture. Il decreto, al centro di un dibattito chiesto da Costa in Consiglio dei ministri, è stato rinviato e dovrà essere riesaminato insieme agli altri dicasteri, e soprattutto a quello dell'Economia, in vista della manovra. Del resto, proprio in questi giorni ci saranno le prime riunioni per entrare nel merito della manovra. Proprio per questo non c'era alcuna necessità di premere l'acceleratore sull'approvazione. Durante gli incontri di governo si potrà discutere con più calma su come reperire le risorse per il decreto. Il decreto slittato ieri prevedeva 14 articoli suddivisi in quattro capi. Inoltre era stata prevista anche l'istituzione presso la presidenza del Consiglio di una piattaforma per il contrasto dei cambiamenti climatici.Nella bozza del decreto si intendeva destinare «un credito fiscale» pari a 2.000 euro per coloro che «rottamano autovetture omologate fino alla classe Euro 4». Il bonus avrebbe potuto essere utilizzato entro i successivi cinque anni «ai fini dell'acquisto di abbonamenti al trasporto pubblico locale e regionale e di altri servizi ad esso integrativi, inclusi i servizi di sharing mobility con veicoli elettrici o a zero emissioni, anche in favore dei familiari conviventi». Attenzione però: il beneficio sarebbe stato revocato in caso di acquisto o noleggio di «un'autovettura non a basse emissioni». L'esborso per questa norma sarebbe stato di 200 milioni di euro. Ne avrebbero potuto usufruire solo i cittadini delle città metropolitane presenti in Piemonte, Lombardia, Liguria, Veneto e Toscana arriva a Lazio, Molise e Sicilia. Le Regioni, insomma, a rischio di infrazione da parte dell'Ue in tema di inquinamento. Nel testo c'era poi un credito d'imposta fino a 5.000 euro, da riversare al consumatore, per le attività di consegna di prodotti «secondo modalità sostenibili»; una detrazione fiscale del 19% per la spesa (fino a 250 euro) delle famiglie per il servizio di scuolabus «a ridotte emissioni», incentivi alla vendita e all'acquisto di prodotti sfusi e una riforma della valutazione d'impatto ambientale.Via anche a l'aiuto per gli esercenti che realizzano punti vendita di prodotti sfusi e alla spina. L'incentivo prevedeva - per gli anni 2020, 2021 e 2022 -un contributo pari al 20% per l'acquisto delle attrezzature necessarie, nel limite complessivo di 10 milioni di euro l'anno.Nel decreto si faceva riferimento anche a un «programma sperimentale di messa a dimora di alberi, di reimpianto e di silvicoltura», per la forestazione delle aree demaniali fluviali, ma anche delle aree marginali alla viabilità e alle altre infrastrutture. Costo: 15 milioni di euro. Senza considerare il bonus verde per giardini e terrazzi: una detrazione ai fini Irpef del 36% delle spese (fino a un massimo di 5.000 euro) per lavori di «sistemazione a verde» di aree scoperte private di edifici esistenti (comprese le coperture a verde e giardini pensili), la realizzazione di impianti di irrigazione e la realizzazione di pozzi. Tra le norme più discusse, inoltre, c'era sicuramente l'articolo 6 della bozza. Quella che consisteva in un taglio di 16,8 miliardi di euro di agevolazioni fiscali per la «progressiva riduzione dei sussidi ambientalmente dannosi». L'idea era di attuare un taglio graduale del 10% fino all'annullamento entro il 2040. Le risorse recuperate dallo Stato andrebbero solo per il 50% in un fondo ad hoc al ministero dell'Economia per investimenti in tecnologia, innovazione e modelli di sviluppo sostenibile. Il resto finirebbero a rimpolpare il bilancio dello Stato. Questi tagli colpirebbero anche le agevolazioni all'acquisto dei carburanti agricoli. Il deputato della Lega Massimo Garavaglia, già viceministro al Mef, ieri ha criticato duramente la norma. «Leggo l'articolo 6 della bozza di decreto e rabbrividisco: 16,8 miliardi di euro di agevolazioni fiscali che verrebbero tagliate», ha spiegato Garavaglia. «Tra queste, come si legge nella relazione al provvedimento, 5,9 miliardi di euro sono per agricoltura e pesca. Questa tremenda mazzata viene mascherata come operazione green, ma in realtà serve anche e soprattutto per fare cassa».Il problema, insomma, è che certi punti del decreto sono sembrati molto «ideologici» e poco concreti. Mirati certamente a ridurre l'inquinamento, ma senza pensare al grande impatto economico che avrebbero avuto sull'economia italiana. Ad esempio, il ministro aveva ipotizzato di trovare i soldi dalle «aste verdi» sulle emissioni di gas serra (un meccanismo Ue attraverso cui le aziende che emettono di più sono costrette a pagare). Peccato che, così facendo, di fatto il rischio sarebbe quello di drenare soldi dal Pil italiano, colpendo dunque una economia già in difficoltà.La bozza di ieri ha creato anche il disappunto dei sindacati. La Cgil ha lamentato che sul decreto Ambiente non c'era stato alcun confronto con i sindacati. La segretaria della Cisl, Annamaria Furlan, si è detta stupita che all'incontro con il premier Conte «nessuno ci abbia accennato che fosse pronto un decreto importante». Costa comunque non si arrende di fronte allo stop di ieri: il suo obiettivo è riproporre a breve un nuovo decreto legge. Attenzione, però. Le coperture per attuare il decreto potrebbero essere trovate. In quel caso l'unica certezza per gli italiani sarebbe quella di dover pagare nuove tasse.
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