2025-02-09
«Per i progetti gender nelle scuole servirà il consenso delle famiglie»
Giuseppe Valditara, ministro dell'Istruzione (Ansa)
Il ministro dell’Istruzione Valditara interviene sulle polemiche per la favola del coniglio gay imposta a Pavia. «Studieremo una proposta di legge affinché, sui temi sensibili, i genitori siano informati preventivamente».Il «consenso informato» contro le derive ideologiche della scuola. È questa la risposta del ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, dopo le polemiche suscitate dalla favola Il giorno specialissimo di Marlon Bundo, con tanto di coniglio gay, proposta alle elementari di Pavia quale possibile percorso didattico. È solo una delle tante prevaricazioni che subiscono i genitori in nome di una falsa educazione alla «non discriminazione», o alla lotta contro bullismo e omofobia. Iniziative come «Far bene per stare bene», sono funzionali al rafforzamento di uno sparuto gruppo di Lgbt, però influenti e appoggiati dalla sinistra. Se entrano in classe gli indottrinamenti, significa che sono i presidi, i professori a sostituirsi alla famiglia nelle scelte educative, lasciando spazio a «esperti esterni» che promuovono lezioni gender a piccolissimi allievi. La Verità ha più volte ribadito la necessità di arginare la propaganda Lgbt, ristabilendo in famiglia il primato educativo. Senza interventi del governo, mamme e papà mai avranno la garanzia che nella scuola dei loro figli non si insegni che «non importa se ami una coniglietta o un coniglietto», ovvero che i sessi non sono solo due ma fluidi; o che è normale che il protagonista maschio di un libro inizi la sua «nuova vita da principessa». Il ministro Valditara, da noi interpellato, sa come muoversi per impedire che altri tentativi di indottrinamento entrino in classe. «La Costituzione affida con l’articolo 30 il diritto dovere di educare i figli innanzitutto ai genitori», premette. «Occorre rendere concreto sempre questo diritto». E vigilare sul suo rispetto.L’unica strada da percorrere è a livello legislativo. «Dobbiamo studiare una proposta di legge che realizzi un consenso informato, cioè stabilisca che laddove la scuola intenda affrontare temi eticamente particolarmente sensibili, in particolare nella sfera della sessualità, i genitori debbano essere adeguatamente e preventivamente sempre informati», spiega Valditara. Potrà accadere all’interno dei consigli di classe, o comunque secondo le modalità che verranno stabilite. L’importante, sottolinea il ministro, è che i genitori «possano esprimere il loro consenso, e laddove la loro posizione sia minoritaria, possano ottenere in parallelo altri momenti formativi alternativi, rispetto ai temi trattati». Il consenso informato sarà richiesto «in particolare per gli studenti del primo ciclo di studi, data l’età dei bambini e dei ragazzini», tiene a precisare. Il ministero dell’Istruzione è consapevole dell’urgenza con la quale deve essere bloccata la diffusione di iniziative pro gender, partendo proprio dalle primarie, dove sono più gravi gli effetti di un indottrinamento. L’auspicio è che una norma ad hoc possa entrare in vigore già dal prossimo anno scolastico, stabilendo che gli istituti debbano sempre mettere a conoscenza dei genitori offerte formative «esterne», quali l’educazione affettiva spesso trattata con approccio ideologico e politico, e tenere conto delle loro decisioni a riguardo. «Come nel caso del percorso Orientamento sessuale e identità di genere», che a Pavia proponeva pure il progetto «Far bene, star bene». Spesso questi percorsi vengono proposti all’insaputa dei genitori, proprio perché docenti, dirigenti e associazioni Lgbt che promuovono questi progetti «sanno benissimo che nella maggior parte dei casi, le famiglie non sarebbero minimamente d’accordo con tali iniziative e non darebbero il loro assenso alla presenza dei loro figli in aula», sottolinea Pro Vita.Domani si conoscerà se e quali istituti di Pavia hanno aderito all’iniziativa che vede conigli gay e principesse uomo, ma comunque rimane grave che debba scoppiare un caso mediatico per riportare l’attenzione su un’ideologia che si cerca di imporre nelle scuole. Una «deriva ideologica», l’ha definita il vicepresidente del Senato, Gian Marco Centinaio, già vicesindaco leghista di Pavia. Come quella che ha portato un «Babbo Natale» a regalare lo scorso dicembre agli alunni di una scuola media di Lucca un libro contenente storie di adolescenti gay, trans e figli di «due mamme».E tra le questioni aperte, c’è sempre il moltiplicarsi di istituti, ormai più di 200 in tutta Italia, che approvano la «Carriera Alias» sostituendo il nome anagrafico di ragazzi e ragazze sugli atti scolastici ufficiali con un nome di fantasia, che tutti nella scuola sono tenuti a utilizzare. Nessuna legge prevede questa abilitazione, eppure la procedura viene adottata con il finto pretesto di tutelare il desiderio di fluidità nei più giovani. Il ministero dell’Istruzione dovrà affrontare parecchi malcontenti, disciplinando e limitando l’alias, ma è necessario imporre anche da noi una svolta contro l’ideologia di genere ripristinando la «verità biologica», così come ha disposto il presidente americano Donald Trump.