2021-10-05
Tra Prodi, Quirinale e Santa Sede la Via della seta passa da Bologna
Il cardinale Matteo Zuppi, Romano Prodi e Luigi Di Maio (Ansa)
Di Maio e il segretario vaticano Parolin «benedicono» un convegno dove si discute di Occidente e Cina. Nel capoluogo emiliano si incrociano le mire del Professore e di Sant'Egidio per Colle e soglio pontificio.Tutte le strade portano a Bologna? È probabilmente al capoluogo dell'Emilia-Romagna che si sta guardando per due partite della massima importanza: la presidenza della Repubblica e il prossimo conclave. Null'altro che una suggestione? Può darsi. Eppure qualche significativo segnale si inizia a scorgere. Sotto questo aspetto, è interessante un convegno, tenutosi il 30 settembre, dal titolo «Occidente e Cina: dialogo e collaborazione tra XX e XXI secolo». Organizzato dall'Istituto Luigi Sturzo e dal Centro World History dell'Università Cattolica, all'evento hanno preso parte - tra gli altri - lo storico Agostino Giovagnoli, il vice capo missione dell'ambasciata cinese in Italia Zheng Xuan e monsignor Claudio Maria Celli.Non solo: in apertura del convegno sono stati letti dallo stesso Giovagnoli due interventi appositamente inviati dal ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, e dal segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin. Entrambi hanno dato la loro «benedizione» alla conferenza: Di Maio ha auspicato un «dialogo» con Pechino in materia ambientale e culturale, mentre Parolin ha definito la collaborazione tra Occidente e Cina «un cammino importante, utile e opportuno». Due posizioni in linea con quanto espresso nel convegno. «Oggi il dialogo e la collaborazione sono una necessità per la salvezza del pianeta in campi come l'ambiente e sul terreno della cultura i contatti sono sempre possibili e positivi», ha detto Giovagnoli nel suo intervento. Insomma, il dialogo con la Cina risulterebbe fondamentale sia per la Santa Sede che per l'Italia. E, in tal senso, la presenza di Zheng Xuan appare significativa. Ma che cosa c'entrano la presidenza della Repubblica e il prossimo conclave? Cominciamo col sottolineare che Giovagnoli è un membro della Comunità di Sant'Egidio dalla fondazione e che fa parte del comitato scientifico dell'Istituto Confucio dell'Università Cattolica. Era del resto il settembre 2018, quando il fondatore della stessa Comunità di Sant'Egidio, Andrea Riccardi, celebrò l'accordo siglato tra Santa Sede e Repubblica Popolare in un editoriale sul Corriere della Sera. Una posizione in linea con quella di Parolin, il quale -oltre ad essere vicino alla Comunità - è uno dei massimi sostenitori di quell'intesa, che difese a spada tratta, un anno fa, dalle critiche dell'allora segretario di Stato americano, Mike Pompeo. Un'intesa che, per inciso, trova tra i suoi fautori anche la figura di Celli. Ora, è noto che, nel panorama politico italiano, Romano Prodi sia uno dei più autorevoli sostenitori del dialogo tra l'Occidente e Pechino. L'ex premier è inoltre considerato vicino all'arcivescovo di Bologna, Matteo Zuppi: una vicinanza testimoniata, tra l'altro, dal loro comune sostegno al movimento politico delle Sardine. Ricordiamo che Zuppi è storicamente legato alla Comunità di Riccardi e ha non a caso ottenuto il titolo cardinalizio di Sant'Egidio, istituito da papa Francesco nel 2019. L'arcivescovo non è d'altronde l'unica figura di collegamento tra Prodi e la Comunità: l'ex premier ha infatti preso parte come relatore alla presentazione di libri di Giovagnoli e Riccardi, rispettivamente a gennaio 2017 e aprile 2021. Era invece il settembre 2019, quando, insieme a Celli e Riccardi, partecipò alla presentazione del volume L'accordo fra la Santa Sede e la Cina, di cui erano curatori Giovagnoli ed Elisa Giunipero (direttrice dell'Istituto Confucio dell'Università Cattolica). Ora, non è un mistero che Prodi e Zuppi sono oggi ufficiosamente candidati ad alcune posizioni di primario rilievo. L'ex premier è infatti considerato in corsa per il Quirinale, mentre a luglio il vaticanista Sandro Magister ha scritto che la Comunità di Sant'Egidio starebbe puntando su Zuppi non solo per la presidenza della Cei ma addirittura per la successione a Bergoglio. Da quanto visto, il collante di queste dinamiche sembrerebbe quindi muoversi su tre piani: la Comunità a livello organizzativo; il cattolicesimo progressista (e venato di terzomondismo) a livello ideologico; la Repubblica popolare cinese a livello internazionale. A tal proposito, va evidenziato che Celli sia strettamente legato all'associazione Villa Nazareth (attualmente presieduta proprio da Parolin) e che fosse quindi vicino al defunto cardinale Achille Silvestrini: protagonista della Ostpolitik vaticana, che - secondo quanto raccontato nel 2019 dallo stesso Riccardi - apprezzava Prodi e nutriva freddezza per la Cei di Ruini. Silvestrini fu tra l'altro noto mentore di Giuseppe Conte. Quel Conte che, da premier, ha portato avanti una politica piuttosto benevola nei confronti di Pechino, oltre a essere sostenuto da uno schieramento storicamente terzomondista e filocinese come il Movimento 5 Stelle: Movimento che, nonostante le forti difficoltà, esprime ancora il ministro degli Esteri. È quindi in tal senso che il messaggio inviato da Di Maio al convegno del 30 settembre potrebbe assumere un significato particolare. Sebbene dopo la caduta di Conte abbia ostentato una fede atlantista, siamo sicuri che il capo della Farnesina ha del tutto archiviato le sue pregresse sbandate filocinesi? La questione non è di poco conto. E dovrebbe essere attentamente analizzata dagli esponenti più saldamente atlantisti dell'attuale governo (dallo stesso Draghi a Giorgetti, passando per Guerini). Se il «partito» filocinese si sta veramente muovendo per convergere su Bologna, questo potrebbe rappresentare un rischio per la futura collocazione internazionale dell'Italia. Un'Italia che non può permettersi di compromettere i propri legami con Washington.