2025-04-12
Prodi non chiede scusa alla cronista e frigna contro «i giornali di destra»
Il Prof minimizza ancora la tirata di capelli. E rilancia: «Io colpito perché voce libera».Sul servilismo dei giornalisti di sinistra, un giorno, bisognerebbe scrivere un trattato. Impresa ardua, a onor del vero, perché non basterebbero quattro o cinque tomi a esaurire la materia. Prendiamo Corrado Formigli, che l’altro ieri ci ha offerto un saggio imbarazzante su come certi colleghi pretendono di fare giornalismo. Ospite nel suo studio di La7 c’è Romano Prodi. Su di lui, com’è noto, pende tuttora la penosa vicenda della tirata di capelli a Lavinia Orefici, inviata di Quarta Repubblica, rea di aver posto all’ex leader dell’Ulivo una domanda scomoda sul Manifesto di Ventotene. Un fatto davvero increscioso, per cui il prode Mortadella non ha mai chiesto scusa. Ebbene, durante l’ospitata a Piazza pulita, Formigli interroga Prodi sull’accaduto. Ma, naturalmente, non lo fa con il suo solito piglio inquisitorio e incalzante. Tutt’al contrario, stende un bel tappetino rosso al suo interlocutore, che può così profondersi in un’autodifesa priva di contraddittorio. Un format molto amato a sinistra, quello di parlarsi addosso in assenza di controparte. E infatti non è un caso che, posti di fronte a domande scomode, i professorini liberal vadano in escandescenza, fino a tirare i capelli alla malcapitata di turno.Di fronte all’atteggiamento comprensivo del conduttore, Prodi inizia ridimensionando la vicenda: «Non ho intimidito nessuno», sostiene subito il Mortadella. Il riferimento è alle dichiarazioni della stessa giornalista di Mediaset che, dopo il fattaccio, aveva parlato del «tono aggressivo e intimidatorio» dell’ex premier, per poi concludere di essersi «sentita offesa come giornalista e come donna». Malgrado ciò, con Formigli compiacente, Prodi insiste: «Lei crede che quella mossa sia stata aggressiva? Ho risposto alla domanda, non ho intimidito nessuno». Il meglio di sé, comunque, il Mortadella lo dà inventandosi una bizzarra teoria del complotto. Se si è parlato tanto della tirata di capelli - è la tesi del Professore - non è perché il fatto sia grave in sé. No, il caso è stato montato ad arte dai «giornali di destra che da anni mi attaccano». La domanda assist, ovviamente, era stata posta così da Formigli: «Lei crede di essere stato vittima di una trappola o di aver sbagliato?». Messa in questi termini, Prodi ha effettivamente risposto: tutta colpa dei giornali di destra brutti e cattivi. E pure di Giorgia Meloni, che «mi ha attaccato due volte», ha aggiunto il Prof. Che poi si è addirittura dato una spiegazione sui motivi di tutto questo accanimento: «Alla fine io sono una voce libera e questo viene sopportato male, quindi basta un piccolo incidente per farne un affare di Stato». Un martire, insomma. Tanto vale farlo santo. Ma alla fine della fiera, chiede il conduttore, Prodi ha chiesto scusa a Lavinia Orefici? «Uno si scusa di una malefatta, ma una cosa così piccola… al massimo si dice “sì vabbè, pazienza”, ma niente di più», sentenzia il Mortadella. Che poi aggiunge: «È interessante come si è costruito tutto questo scandalo, vuol dire che alla fine qualche fastidio lo do». Ricapitolando, Prodi fa una figura di palta colossale. All’inizio nega il fatto («le ho messo una mano sulla spalla»). Poi, sbugiardato dai video, ridimensiona il fatto («non ho intimidito nessuno»). E, infine, si rifiuta persino di porgere le sue scuse. La vicenda farebbe anche ridere, vista la goffaggine del personaggio. A irritare, semmai, è la servile acquiescenza dei Formigli di turno. Che, pur di difendere il compagnuccio di partito, non si fanno problemi a calpestare la loro professione.
Mark Zuckerberg (Getty Images)
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