2021-10-05
Parte il maxiprocesso tra Vaticano e Caraibi
Il cardinale Angelo Becciu. Sullo sfondo il palazzo di Sloane St. a Londra (Ansa-Getty Images)
Al via le udienze per la compravendita del palazzo di Londra. Tra i dieci imputati il cardinale Becciu, l'esperta d'intelligence Cecilia Marogna e l'uomo d'affari Raffaele Mincione. E dalla pista che porta a Santo Domingo potrebbero arrivare sorprese.Entra nel vivo oggi, con un'udienza blindatissima, il processo sulla presunta distrazione dei fondi della Santa Sede destinati alla beneficenza e all'obolo di San Pietro. Solo un ristrettissimo numero (12, secondo alcune fonti) di giornalisti accreditati provenienti da tutto il mondo potrà infatti presenziare all'udienza, mentre il resto del mondo dell'informazione a quanto sembra dovrà lavorare basandosi sulle informazioni che i colleghi condivideranno con loro e con le agenzie. Alla sbarra, dopo un'inchiesta nata da una denuncia dell'Istituto per le opere di religione e dell'Ufficio del revisore generale, durata due anni e conclusa all'inizio dell'estate, il cardinale Angelo Becciu, il suo ex segretario monsignor Mauro Carlino, il broker Enrico Crasso, l'ex direttore dell'antiriciclaggio vaticana Tommaso Di Ruzza, la sedicente esperta di intelligenge Cecilia Marogna, l'uomo d'affari Raffaele Mincione, l'avvocato milanese Nicola Squillace, l'ex braccio destro di Becciu e funzionario della Segreteria di Stato, Fabrizio Tirabassi, il broker Gianluigi Torzi e infine l'ex presidente dell'Aif Renè Bruelhart. La posizione di quest'ultimo è stata riunita al filone principale solo a luglio, durante una prima udienza interamente dedicata a questioni procedurali. Pesante l'elenco complessivo dei capi d'accusa che riguardano a vario titolo gli imputati: truffa, peculato, abuso d'ufficio, appropriazione indebita, riciclaggio e autoriciclaggio, corruzione, estorsione, pubblicazione di documenti coperti dal segreto, falso materiale di atto pubblico, falso in scrittura privata. A luglio, nel comunicare la chiusura delle indagini, la Santa Sede aveva spiegato che «le attività istruttorie […] hanno consentito di portare alla luce una vasta rete di relazioni con operatori dei mercati finanziari che hanno generato consistenti perdite per le finanze vaticane, avendo attinto anche alle risorse, destinate alle opere di carità personale del Santo Padre». Tra gli episodi contestati, i fondi che la Segreteria di stato del Vaticano trasferiva alla Logsic, società slovena riconducibile a Cecilia Marogna, che sulla carta dovevano servire a salvare ostaggi rapiti in Paesi stranieri. Ma dagli estratti conto della società, depositati agli atti dell'inchiesta condotta dal Promotore di giustizia dello Stato della Città del Vaticano, sfociata nella citazione in giudizio emessa dal presidente del Tribunale Giuseppe Pignatone, emergerebbe una realtà fatta di acquisti di beni di lusso unita a grandi e piccole spese quotidiane. Secondo l'accusa, almeno 575.000 euro provenienti dalle casse vaticane sarebbero stati destinati «anche ad acquisti voluttuari incompatibili con le finalità impresse dalla Segreteria di Stato all'atto dell'affidamento alla predetta Logsic». Dettagli importanti anche se a tenere banco sarà sicuramente un altro episodio contestato, quello dell'acquisto tramite il fondo di Mincione di un immobile a Londra, un ex magazzino di Harrods nell'esclusivo quartiere di Chelsea. In realtà la Segreteria di Stato non ha acquistato direttamente il palazzo, ma le quote di un fondo che faceva capo all'uomo d'affari, Athena Capital Commodities Fund. L'accusa qui dovrà districarsi lungo complessi intrecci societari e valutare per ciascuna operazione l'importo delle commissioni e gli eventuali storni a favore di singoli funzionari o finanziari coinvolti nelle transazioni. Secondo le accuse mosse dai rappresentanti dell'Ufficio del promotore di giustizia (equivalente della Procura), Gian Piero Milano, l'aggiunto Alessandro Diddi e l'applicato Gianluca Perone, il cardinale Becciu avrebbe anche spinto per far elargire finanziamenti a fondo perduto in favore della cooperativa Spes, che operava per conto della Caritas di Ozieri, in provincia di Sassari (diocesi originaria di Becciu) di cui titolare e rappresentante legale risulta essere il fratello Tonino. Un filone tanto interessante quanto delicato. D'altronde il cardinale sardo parzialmente declassato e poi reintegrato con l'interezza dei diritti cardinalizi resta se non necessariamente perno della vicenda, sicuramente al centro. Lo si nota anche dall'attenzione che dedica la stampa alla sua figura con articoli, come nel caso di ieri (alla vigilia della ripresa del processo) molto allineati tra loro. Per chi osserva la vicenda dall'esterno resta al momento pendente la domanda di fondo: che fine hanno fatto i soldi? Gli inquirenti di Oltretevere infatti stanno seguendo il vecchio adagio di Giovanni Falcone, «follow the money», inoltrando rogatorie, non solo nei Paesi citati nella nota di quest'estate, ma anche nella Repubblica Dominicana. E proprio dagli esiti di quella richiesta potrebbero arrivare sorprese. Lo scorso anno la gendarmeria di Stato ha infatti aperto un canale di cooperazione con Santo Domingo, «dove sono stati individuati interessi economico finanziari di soggetti coinvolti nelle indagini». Non a caso, sempre agli atti, c'è un intero fascicolo dedicato ad Andrea Crasso (non indagato), uno dei due figli di Enrico (il consulente della Santa Sede), sposato con una dominicana e titolare di un'azienda di vendita di immobili a Santo Domingo (Divanda investment). Anche Andrea era legato alla banca Bsi, lo storico istituto di credito che insieme a Credit Suisse ha gestito per anni i soldi della Segreteria di Stato. A Santo Domingo si è ora sviluppato un canale di comunicazioni, spunto interessante visto che fino ad oggi l'isola è stata considerata una cassaforte sicura e discreta. Vedremo quali feedback entreranno nel dibattimento.
Nel riquadro la prima pagina della bozza notarile, datata 14 novembre 2000, dell’atto con cui Gianni Agnelli (nella foto insieme al figlio Edoardo in una foto d'archivio Ansa) cedeva in nuda proprietà il 25% della cassaforte del gruppo
Papa Leone XIV (Ansa)
«Ciò richiede impegno nel promuovere scelte a vari livelli in favore della famiglia, sostenendone gli sforzi, promuovendone i valori, tutelandone i bisogni e i diritti», ha detto Papa Leone nel suo discorso al Quirinale davanti al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «Padre, madre, figlio, figlia, nonno, nonna sono, nella tradizione italiana, parole che esprimono e suscitano sentimenti di amore, rispetto e dedizione, a volte eroica, al bene della comunità domestica e dunque a quello di tutta la società. In particolare, vorrei sottolineare l'importanza di garantire a tutte le famiglie - è l'appello del Papa - il sostegno indispensabile di un lavoro dignitoso, in condizioni eque e con attenzione alle esigenze legate alla maternità e alla paternità».
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