2025-07-02
Richiesta pesante dell’accusa: nove anni a Grillo jr e i suoi amici
Il procuratore: «I ragazzi e le ragazze hanno tutti sofferto molto È una vicenda più grande di loro». In casi simili pene più basse.Nove anni di reclusione per ciascuno dei quattro imputati. È la richiesta formulata dal procuratore capo di Tempo Pausania Gregorio Capasso al termine della sua requisitoria (quasi otto ore spalmate su due udienze) nel processo per violenza sessuale di gruppo a carico di Ciro Grillo, Edoardo Capitta, Vittorio Lauria e Francesco Corsiglia, accusati di avere abusato di una studentessa e di avere scattato fotografie a sfondo sessuale all’amica di lei, mentre dormiva. Il pubblico ministero ha riconosciuto agli imputati le attenuanti generiche in ragione della giovane età all’epoca dei fatti (avevano tutti 19 anni). Ha richiesto anche la confisca dei beni (gli smartphone sequestrati) e il risarcimento in favore delle due presunte vittime. Nel ragionamento dell’accusa, la quantificazione della pena è partita da una base di 8 anni più 1 anno per la continuazione. Prima dell’intervento delle parti civili, però, il pm deve essersi accorto che i fatti risalivano al 2019, quando ancora non era entrata in vigore la riforma del Codice rosso. E ha ripreso la parola per correggersi, precisando di aver voluto dire che la pena base era 6. E che per la continuazione prevedeva 3 anni. Alla fine il risultato è sempre 9. Ma una continuazione di3 anni è una proposta contro cui i difensori degli imputati potranno opporre argomenti validi. L’inchiesta ha avuto come oggetto due capi di imputazione. Il primo si riferisce a tre episodi distinti: un iniziale approccio da parte di Corsiglia, che sarebbe stato respinto dalla ragazza; un rapporto sessuale, sempre con Corsiglia, che secondo la ricostruzione accusatoria sarebbe avvenuto alla presenza degli altri tre imputati; infine, un terzo episodio, qualificato come rapporto di gruppo, documentato anche da alcuni video sequestrati. Per il pm a questo momento, almeno come regista dei filmati avrebbe partecipato anche Corsiglia, ricostruzione negata da tutti gli altri imputati. Il secondo capo d’accusa riguarda, invece, l’altra ragazza, fotografata mentre dormiva. In questo episodio sono coinvolti Grillo, Capitta e Lauria. Nel corso delle due udienze dedicate alla requisitoria, Capasso ha definito il processo «non facile», sottolineando come la vicenda abbia avuto un impatto personale anche sui presunti stupratori. «Tutti questi ragazzi e ragazze sono stati coinvolti in una vicenda più grande di loro per la quale hanno sofferto e stanno soffrendo», ha detto in aula. È seguita l’arringa degli avvocati di parte civile. Il legale Vinicio Nardo, che rappresenta l’amica della studentessa, ha definito il comportamento degli imputati come «esercizio mentale di potere sulla persona che stava dormendo». Secondo il legale, la ragazza fotografata si è sentita «usata, un oggetto», anche in assenza di contatto fisico esplicito. «Manca solo la piaga sulla pelle», ha detto, «ma quella sull’anima c’è tutta». Il legale ha anche espresso, nel corso del suo intervento, comprensione personale nei confronti di Ciro Grillo, prossimo a diventare padre. «Mi immedesimo in lui», ha detto, «ma resta il fatto che quella notte una ragazza dormiva mentre succedevano i fatti del processo». Successivamente ha preso la parola l’avvocato Giulia Bongiorno, che assiste la presunta vittima dello stupro di gruppo: «È mio dovere richiamare puntualmente alcuni atti», ha esordito, citando un messaggio contenuto nelle chat degli imputati: «La mia assistita è stata ripetutamente definita “troion…" non perché lo era all’inizio, ma ma perché lo diventa dopo tanto così di vodka». Secondo Bongiorno, «giuridicamente basterebbero queste parole per definire tutto». La legale ha ripercorso il lungo esame della sua assistita in aula, sottolineando che le sono state rivolte 1.675 domande in un interrogatorio durato complessivamente 35 ore, durante il quale la ragazza si è commossa 18 volte. «Ha sempre risposto in modo coerente», ha sottolineato, «e quando non ricordava, non inventava, diceva semplicemente “non lo so”». Poi ha aggiunto: «Questa ragazza non è mai stata denunciata per calunnia e questo elemento deve far riflettere». La Bongiorno ha evidenziato come, a suo giudizio, nel processo emerga una concezione della donna secondo la quale «il consenso vale zero». Ha citato nuovamente le chat private degli imputati, sostenendo che in esse le ragazze vengano sistematicamente chiamate con epiteti degradanti e trattate come oggetti. E ha annunciato la presentazione di una memoria difensiva scritta: «Per noi non è centrale il tema della pena ma l’accertamento della responsabilità. È questo che interessa alle vittime». Infine, le richieste risarcitorie: una provvisionale da 100.000 euro, con risarcimento totale da quantificarsi in sede civile per la studentessa. Una provvisionale da 20.000 euro e un risarcimento da 50.000 complessivi per la seconda parte civile. Il collegio difensivo degli imputati è già al lavoro per le arringhe. L’avvocato Gennaro Velle, che difende Corsiglia insieme alla collega Antonella Cuccureddu, ha annunciato che durante la propria discussione saranno esaminati «tutti gli elementi che tolgono attendibilità alla persona offesa» e le prove che, a detta della difesa, dimostrerebbero l’innocenza dell’assistito. La richiesta di 9 anni ha colto di sorpresa i difensori. Anche perché rispetto a precedenti casi di cronaca, definiti in primo o secondo grado o già passati in giudicato, appare come la più alta. Ovviamente le variabili sono molte: modalità della violenza, numero di imputati, condizioni psicofisiche della vittima, disponibilità di video o messaggi, atteggiamento processuale degli imputati. A Ravenna, nell’aprile dello scorso anno, per esempio, due uomini di 33 e 34 anni erano accusati di violenza sessuale di gruppo ai danni di una diciottenne in un appartamento dove era stata portata di peso dopo una serata di eccessi alcolici. In primo grado la Procura aveva chiesto 9 anni a testa; in appello, la richiesta si era ridotta a 4 e 7 anni. Ma i giudici hanno confermato l’assoluzione. Secondo le motivazioni, la ragazza era in grado di interloquire lucidamente pochi minuti prima dell’atto e il consenso, sebbene in un contesto discutibile, sarebbe stato espresso in modo valido. Per lo stupro al Foro Italico di Palermo, invece, il 26 marzo scorso sono arrivate le condanne definitive. Il caso risale al 7 luglio 2023. La vittima aveva 19 anni. Cinque dei sei imputati non hanno fatto ricorso in appello. Le pene: tra i 4 e i 7 anni. A Genova, poi, per la violenza sessuale ai danni di una barista di 25 anni avvenuta nel settembre 2023, lo scorso ottobre due uomini sono stati condannati rispettivamente a 7 anni e 4 mesi e 6 anni e 8 mesi. Il pm aveva chiesto 8 anni e 8 anni e 4 mesi. La ragazza, che ha subito lesioni permanenti, aveva riconosciuto gli aggressori. Per gli stranieri pene più lievi, ma in abbreviato. A Firenze tre condanne lo scorso febbraio per la violenza sessuale di gruppo ai danni di una turista canadese in un ristorante a Impruneta. Le pene vanno dai 3 anni e 10 mesi e i 5 anni e 8 mesi. Gli imputati avevano anche diffuso video espliciti su WhatsApp. A Messina l’11 giugno scorso sono stati condannati due ex calciatori del Messina calcio per violenza sessuale nei confronti di una minorenne. Le condanne: 6 anni e 2 anni (con pena sospesa legata al risarcimento). Nel giugno 2024, infine, il gup di Milano, in un rito abbreviato, ha condannato a 3 anni e 7 mesi due giovani calciatori del Livorno accusati di violenza sessuale di gruppo nei confronti una studentessa americana di 22 anni. Un altro calciatore, questa volta della Reggiana, è stato condannato a 6 anni in primo grado. Infine c’è il caso di Geronimo Apache Larussa, il rampollo del presidente del Senato: la Procura ha chiesto l’archiviazione perché stando alle indagini la parte offesa, una ragazza «fragile», che consumava abitualmente cocaina, cannabis e alcol e che assumeva psicofarmaci, ma in modo disordinato, era consenziente.