Pro Vita & Famiglia in piazza a Milano: «Ddl Zan ben sintetizzato da ultima copertina de L'Espresso»

Pro Vita & Famiglia in piazza a Milano: «Ddl Zan ben sintetizzato da ultima copertina de L'Espresso»

«Oggi siamo scesi in Piazza del Duomo a Milano dalle ore 15.00 per la libertà di tutti gli italiani e contro il Ddl Zan che è ben sintetizzato dall'ultima copertina dell'Espresso dove si vede una donna, con la barba e con i seni asportati, incinta»: così, in una nota, l'onlus Pro Vita & Famiglia presente alla manifestazione con il vice presidente della onlus Jacopo Coghe e con il membro del direttivo Maria Rachele Ruiu che ha condotto la manifestazione.

«E adesso vi spiego perché - ha dichiarato il vice presidente Jacopo Coghe alla presenza di migliaia di persone nonostante la pioggia battente - le vere vittime del Ddl Zan saranno la libertà, le donne e i bambini. La libertà perché manifestazioni come queste saranno considerate legali o illegali a discrezione di un giudice. Le donne perché accadrà, come in Messico per esempio, che gli uomini si dichiareranno donne occupando così le quote rosa o gareggiando negli sport femminili come già sta accadendo. I bambini perché l'ideologia del gender, che per anni ci hanno detto non esistere, è teorizzata all'articolo 1 del testo di legge Zan. Fiore all'occhiello la Giornata contro l'omotransfobia da festeggiare nelle scuole di ogni ordine e grado. Noi #restiamoliberi e questo è solo l'inizio delle nostre proteste».

Fontana: «Ghe sem». La Lombardia al centro della sfida olimpica

Il governatore: «Milano-Cortina 2026 sarà un laboratorio di metodo. Dalle Olimpiadi eredità durature per i territori».

«Ci siamo. Anzi, ghe sem, come si dice da queste parti». Con queste parole il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, ha aperto l’evento La Lombardia al centro della sfida olimpica, organizzato oggi a Palazzo Lombardia per fare il punto sulla corsa verso i Giochi invernali di Milano-Cortina 2026.

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La Lega: «In pandemia l’Oms pensava ai soldi»
Francesco Zambon (Getty Images)
Audito dalla commissione Covid Zambon, ex funzionario dell’agenzia Onu. Dalle email prodotte emerge come il suo rapporto, critico sulle misure italiane, sia stato censurato per volontà politica, onde evitare di perdere fondi per la sede veneziana dell’Organizzazione.

Riavvolgere il nastro e rivedere il film della pandemia a ritroso può essere molto doloroso. Soprattutto se si passano al setaccio i documenti esplosivi portati ieri in commissione Covid da Francesco Zambon, oggi dirigente medico e, ai tempi tragici della pandemia, ufficiale tecnico dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Di tutte le clamorose notizie diffusamente documentate in audizione, ne balzano agli occhi due: la prima è che, mentre gli italiani morivano in casa con il paracetamolo o negli ospedali nonostante i ventilatori, il governo dell’epoca guidato da Giuseppe Conte (M5s) e il ministro della salute Roberto Speranza (Pd) trovavano il tempo di preoccuparsi che la reputazione del governo, messa in cattiva luce da un rapporto redatto da Zambon, non venisse offuscata, al punto che ne ottennero il ritiro. La seconda terribile evidenza è che la priorità dell’Oms in pandemia sembrava proprio quella di garantirsi i finanziamenti.

Quest’anno in Brasile doppio carnevale: oltre a quello di Rio, a Belém si terrà la Conferenza Onu sul clima Un evento che va avanti da 30 anni, malgrado le emissioni crescano e gli studi seri dicano che la crisi non esiste.

Due carnevali, quest’anno in Brasile: quello già festeggiato a Rio dei dieci giorni a cavallo tra febbraio e marzo, come sempre allietato dagli sfrenati balli di samba, e quello - anch’esso di dieci giorni - di questo novembre, allietato dagli sfrenati balli dei bamba che si recheranno a Belém, attraversata dall’equatore, per partecipare alla Cop30, la conferenza planetaria che si propone di salvarci dal riscaldamento del clima.

meloria folgore
La deposizione in mare della corona nell'esatto luogo della tragedia del 9 novembre 1971 (Esercito Italiano)

Il 9 novembre 1971 si consumò il più grave incidente aereo per le forze armate italiane. Morirono 46 giovani parà della «Folgore». Oggi sono stati ricordati con una cerimonia indetta dall'Esercito.

L'articolo contiene una gallery fotografica.

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