2024-06-07
«Presunto Innocente», la serie tv con Jake Gyllenhaal
True
«Presunto innocente» (Apple Tv)
La serie televisiva ideata da David E. Kelley e da J.J. Abrams verrà rilasciata con i primi due di otto episodi su Apple Tv+ il 12 giugno.Presunto Innocente è stato un libro, poi un film. Non c’è, dunque, niente che non sia già conosciuto rispetto alla trama, ai suoi personaggi, alla minuscola contea di Kindle, fittizia eppur tanto verosimile da non sollevare dubbi sulla propria veridicità. Chiunque si autoproclami entusiasta del genere cosiddetto «legal thriller» si deve essere imbattuto, almeno una volta nella vita, nel caso sotteso a Presunto Innocente. Deve averlo letto oppure visto, deve averlo memorizzato. Perché, date queste premesse, allora, ricominciare da capo, da quegli stessi personaggi? Perché ritrovarsi di nuovo nel Mid-west americano, nel piccolo appartamento in cui l’avvocato Carolyn Polhemus è stata uccisa? Perché dare una chance a Presunto Innocente, non più romanzo o film, ma serie televisiva? La risposta, per quanto banale possa suonare, porta un nome e un cognome: Jake Gyllenhaal. Perché è l’attore a essere stato scelto per ripercorrere una volta ancora la torbida vicenda ideata da Scott Turow.La Contea di Kindle è identica a se stessa, nella serie tv, i cui primi due episodi saranno rilasciati su Apple Tv+ il 12 giugno. Rusty Sabich, vice-procuratore capo, non è invecchiato di un giorno. Ed è su di lui, nella serie come nel romanzo, a ricadere l’onere di indagare sulla morte della Polhemus, trovata senza vita nel proprio appartamentino. Il caso è urgente, legato suo malgrado alle sorti di una battaglia politica. Raymond Horgan, procuratore uscente, vorrebbe vedere il delitto risolto, usarlo nel confronto con Nico Della Guardia, suo sfidante. Vorrebbe che una rapida e facile archiviazione della pratica mettesse in risalto le sue buone qualità di procuratore, facendo pendere l’ago della bilancia a suo favore. Ma qualcosa, nell’impianto che Horgan ha costruito, non funziona a dovere. Una nota stridente, un cigolio che da sommesso si fa rumoroso. Parevano chiacchiere da ufficio, pettegolezzi. Invece, la voce secondo cui Sabich – nello show Apple interpretato da Gyllenhaal – avrebbe avuto una relazione adultera con la Polhemus si rivela tristemente fondata. Erano amanti, i due. Sabich il primo e unico sospettato per quella morte violenta.La serie televisiva, otto episodi ideati da David E. Kelley e da J.J. Abrams, è – in buona sostanza – il resoconto del processo che segue. Come il libro, come il film. È la cronaca di quell’indagine e delle ripercussioni avute sul mondo esterno. C’è Sabich, la sua carriera ormai malconcia e il suo matrimonio moribondo, la reputazione persa. E c’è l’ufficio del procuratore, il castello di formalismi e menzogne creato per sorreggere un sistema malato. Turow, come gli sceneggiatori ieri e oggi, non ha inventato nulla. Ha guardato alla realtà, cambiato nomi, romanzato qualche dettaglio. Poi, ha messo in piedi una storia fittizia, capace, però, di spiegare come funzioni l’animo umano, quali oscurità possa celare, e quanta corruzione, quanti giochi di potere, quanto egoismo e interessi possano coesistere all’interno del sistema giudiziario statunitense. Da vedere e rivedere, nonostante gli anni e la forma mutevole.
La riunione tra Papa Leone XIV e i membri del Consiglio Ordinario della Segreteria generale del Sinodo dei Vescovi dello scorso giugno (Ansa)
Auto dei Carabinieri fuori dalla villetta della famiglia Poggi di Garlasco (Ansa)