2022-04-16
Pressing Usa per l’embargo sul gas di Mosca
Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov (Ansa)
A fine aprile scadranno le fatture delle forniture di energia, da saldare in rubli. L’obiettivo di Vladimir Putin è rafforzare la moneta russa, lo scenario peggiore per Washington, che preme sempre più per lo stop. Dmitry Peskov parla di estendere la misura ma senza dare date.Con il passare delle settimane si avvicina il momento in cui i compratori del gas russo dovranno pagare la materia prima importata nel mese di marzo. È forse la prima volta nella storia che una tale scadenza, normalmente di routine, assurge a momento topico nella storia europea. Il meccanismo per il pagamento comunicato da Gazprom alle controparti occidentali sembrerebbe una mera questione di tesoreria, visto che il denaro in uscita sarà comunque in euro (o dollari) e il cambio in rubli sarà una faccenda interna alla Gazprom bank. Tuttavia, da parte occidentale si insiste nel negare questa possibilità. «Noi non possiamo pagare in rubli. Questo è stato detto da più parti. La Russia ha istituito anche questo sistema del doppio conto, euro rubli, non è possibile perché significa aggirare le sanzioni che sono state imposte alla Banca centrale russa» ha detto ieri il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Ma tecnicamente le compagnie non pagherebbero in rubli, bensì in euro. Dunque, la sfida si gioca sul filo delle parole: quando una fattura si considera «pagata»? Quando vengono versati gli euro Gazprombank o quando vengono cambiati in rubli? Volendo dirimere la questione, più che al meccanismo in sé dobbiamo guardare al risultato di quanto proposto da Vladimir Putin. L’effetto sarebbe quello di indurre una domanda di rubli che in precedenza non ci sarebbe stata. Gazprom normalmente avrebbe incassato gli euro e li avrebbe cambiati in rubli solo in minima parte. Con l’automatismo del cambio integrale, si crea un effetto di trascinamento per cui a ogni pagamento il rublo (comprato) si rafforza e l’euro (venduto) si indebolisce. Cosa che è esattamente il contrario di quanto gli Usa e gli alleati occidentali vogliono ottenere con le sanzioni. Se è vero che le fatture relative alle forniture di marzo devono essere pagate entro fine aprile, il momento della verità si avvicina. Cosa faranno le compagnie del gas? Non ci sono posizioni ufficiali, ma se gli occidentali si rifiuteranno di pagare secondo il sistema russo, l’interruzione delle forniture appare assai probabile. Putin ha detto che accetterà pagamenti solo in questa forma. Ieri il viceministro russo Alexander Novak ha affermato che diversi compratori di gas russo hanno accettato di pagare in rubli e che si aspetta che altri lo facciano. L’Armenia avrebbe già effettuato diversi pagamenti in rubli, secondo quanto affermato dal ministro armeno. In Ue l’Ungheria si appresta a pagare il gas in euro proprio attraverso il meccanismo proposto dai russi. Una incrinatura nel fronte europeo che non è piaciuta a Bruxelles. Sempre ieri il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha affermato che la Russia intende estendere l’uso del rublo per l’export di energia, ma che è troppo presto per fornire dettagli e scadenze.La scadenza di fine mese si somma alle rivelazioni di due giorni fa, secondo cui l’Unione europea starebbe per varare l’embargo totale sui prodotti petroliferi russi, ma non prima del ballottaggio alle elezioni francesi, per evitare di avvantaggiare Marine Le Pen. Sul punto, ieri in un tweet la candidata presidente non ha mancato di farsi sentire: «Secondo il Nyt “i negoziati sull’embargo petrolifero russo inizieranno dopo il secondo turno delle elezioni presidenziali, in modo che l’aumento dei prezzi non penalizzi Emmanuel Macron”. Che manipolazione contro i francesi». L’embargo europeo a petrolio e derivati russi fa capolino da sotto le macerie fumanti dell’annichilita politica estera tedesca. Secondo le indiscrezioni, filtrate non a caso dagli Usa che stanno intensificando le pressioni sugli alleati Nati per spingerli all’embargo, sarebbe graduale, per dare modo agli Stati membri di stabilire nuovi canali di approvvigionamento. Se per ciò che riguarda il greggio non sembra proibitivo trovare alternative (in teoria), per i prodotti distillati, in particolare il gasolio, la cosa può rivelarsi molto difficoltosa. L’iniziativa arriverebbe in un momento in cui il settore della raffinazione è in affanno in tutto il mondo. Il rischio di una carenza grave di gasolio è nell’aria, tenuto conto che l’Unione europea importa il 20% del suo fabbisogno, la metà del quale dalla Russia, e che nella stagione estiva le raffinerie rallentano l’attività per le manutenzioni. Nell’ultimo anno i consumi sono stati superiori alla produzione, per cui si sta già attingendo alle scorte. L’Europa sarebbe costretta ad attingere alle riserve per ancora maggiori quantità, anche fino a dimezzarle in meno di un anno, ma la cosa non può durare molto. Una speranza può venire dal rallentamento della domanda cinese, alle prese con severi lockdown, che potrebbe causare una discesa della domanda mondiale di greggio equivalente di nuovo sotto i 100 milioni di barili al giorno. Ma contare sulle disgrazie altrui non pare esattamente un modello di programmazione ideale, soprattutto per una istituzione come l’Unione europea che vede tra i suoi fondamenti la sicurezza degli approvvigionamenti energetici e la loro economicità. Peccato che oggi l’Europa non abbia né l’una né l’altra cosa.