2022-01-18
Pressing su Fico per far votare pure i positivi
Dopo le proteste del centrodestra, anche Renzi si unisce al coro che chiede di non calpestare la Carta.A Montecitorio, in cortile, sono spuntati i gazebo per rendere gli spazi agibili al meglio e sicuri anche per i cronisti, in vista delle votazioni per il Colle. Allo stesso modo, i lavori per sistemare e smantellare più volte negli ultimi mesi le postazioni volanti dei deputati in Transatlantico sono stati fulminei e lo saranno ancora. Ed è proprio la proverbiale efficienza con cui l’amministrazione della Camera provvede ai lavori di adeguamento delle varie strutture del palazzo a stridere col fatto che nulla sia stato previsto, a meno da una settimana dall’inizio della seduta che dovrà dare al Paese il nuovo presidente della Repubblica, per consentire di votare ai grandi elettori che si troveranno in quarantena al momento del voto. Un ritardo non casuale, che deriva dalla linea intransigente assunta su questo punto dal presidente della Camera Roberto Fico, per il quale non si devono ammettere deroghe al regolamento per consentire di votare ai parlamentari positivi. La determinazione nel tirare dritto su questa impostazione è talmente forte in Fico che è stata ribadita anche in tv da quest’ultimo nei giorni scorsi. Ad avvalorare questo orientamento è giunta ieri anche un’indiscrezione da fonti di Palazzo Chigi, secondo la quale dai vertici di Montecitorio non sarebbe arrivata alcuna richiesta, nemmeno in forma cautelativa o preliminare, di mettere a punto un protocollo di sicurezza, al pari di quelli attivati ad esempio per gli stadi, per consentire ai parlamentari positivi di esprimere il proprio voto nell’elezione al Colle. Le stesse fonti, interpellate dall’agenzia Lapresse, avrebbero fatto presente che la richiesta di un protocollo ad hoc sarebbe un passaggio necessario, poiché le circolari del ministero della Salute attualmente in vigore sullo spostamento dei positivi non coprirebbero la fattispecie in questione. Nelle ultime ore, però, la pressione sulla terza carica dello Stato per correggere il proprio punto di vista e sbloccare la situazione sta aumentando sensibilmente, e non solo a livello politico. Oltre a quelle dei gruppi di centrodestra, cui si sono aggiunti i renziani, si stanno moltiplicando le voci di costituzionalisti e di affermati giuristi, secondo i quali impedire ai positivi o a chi è in quarantena di prender parte all’elezione presidenziale sarebbe un vulnus alla democrazia e alla stessa Carta. Ciò li priverebbe, infatti, del diritto di esercitare il voto in condizioni di malattia o di impedimento, cosa che invece per i semplici cittadini è sancita da una serie di protocolli e di norme ad hoc. Dal fronte politico sono stati molti gli esponenti di Forza Italia che hanno chiesto a Fico di tornare sui suoi passi, e il leader centrista Maurizio Lupi ha affermato che sarebbe «inconcepibile arrivare al voto senza l’apporto di ogni singolo grande elettore che del Paese è espressione», mentre il leader leghista Matteo Salvini ha chiesto che i presidenti delle Camere «facciano di tutto perché tutti possano votare». Nella mattinata di ieri, al di fuori del perimetro del centrodestra, Matteo Renzi aveva espresso analogo auspicio, ritenendo giusto che «si predispongano dei corridoi per far votare, in presenza anche i parlamentari in quarantena». Ma le voci più autorevoli, in questo senso, sono state quelle di due presidenti emeriti della Corte costituzionale come Antonio Baldassarre e Cesare Mirabelli, i quali in sostanza hanno bacchettato Fico, sottolineando che non ammettere deroghe per far votare i parlamentari positivi lederebbe un diritto sancito dalla nostra legge fondamentale. In particolare, entrambi hanno convenuto sul fatto che non sarebbe difficoltoso individuare dei percorsi protetti e installare dei seggi separati all’interno di palazzo Montecitorio, per far votare i positivi. Per tale motivo, la conferenza dei capigruppo della Camera è tornata a riunirsi ieri in serata e lo farà ancora nelle prossime ore, con l’obiettivo di venire a capo della questione il prima possibile, sempre che la posizione di Fico, che per ora resta ufficialmente intransigente, non si ammorbidisca di fronte a un pressing sempre più intenso e trasversale. Il problema, però, è che con la candidatura di Silvio Berlusconi in campo, una vicenda che in condizioni normali sarebbe di mera organizzazione si è improvvisamente ammantata di una valenza politica. Nel caso i partiti non trovassero un candidato frutto di una larga convergenza, per spuntarla potrebbe bastare una manciata di voti e, in quest’ottica, anche un pugno di parlamentari in quarantena potrebbe far naufragare una candidatura. Al momento i positivi o in quarantena tra i grandi elettori sarebbero un numero oscillante tra 35 e 40 (una trentina alla Camera e una decina al Senato) e hanno destato più di una perplessità le affermazioni del presidente della Camera a sostegno della linea severa, basate sulla generica convinzione che i contagi siano in una fase discendente. Al numero dei parlamentari positivi, inoltre, c’è da aggiungere quello dei delegati regionali, al momento non quantificabile con precisione ma certamente da non trascurare.
Kim Jong-un (Getty Images)
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È stato pubblicato sul portale governativo InPA il quarto Maxi Avviso ASMEL, aperto da oggi fino al 30 settembre. L’iniziativa, promossa dall’Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali (ASMEL), punta a creare e aggiornare le liste di 37 profili professionali, rivolti a laureati, diplomati e operai specializzati. Potranno candidarsi tutti gli interessati accedendo al sito www.asmelab.it.
I 4.678 Comuni soci ASMEL potranno attingere a queste graduatorie per le proprie assunzioni. La procedura, introdotta nel 2021 con il Decreto Reclutamento e subito adottata dagli enti ASMEL, ha già permesso l’assunzione di 1.000 figure professionali, con altre 500 selezioni attualmente in corso. I candidati affrontano una selezione nazionale online: chi supera le prove viene inserito negli Elenchi Idonei, da cui i Comuni possono attingere in qualsiasi momento attraverso procedure snelle, i cosiddetti interpelli.
Un aspetto centrale è la territorialità. Gli iscritti possono scegliere di lavorare nei Comuni del proprio territorio, coniugando esigenze professionali e familiari. Per gli enti locali questo significa personale radicato, motivato e capace di rafforzare il rapporto tra amministrazione e comunità.
Il segretario generale di ASMEL, Francesco Pinto, sottolinea i vantaggi della procedura: «L’esperienza maturata dimostra che questa modalità assicura ai Comuni soci un processo selettivo della durata di sole quattro settimane, grazie a una digitalizzazione sempre più spinta. Inoltre, consente ai funzionari comunali di lavorare vicino alle proprie comunità, garantendo continuità, fidelizzazione e servizi migliori. I dati confermano che chi viene assunto tramite ASMEL ha un tasso di dimissioni significativamente più basso rispetto ai concorsi tradizionali, a dimostrazione di una maggiore stabilità e soddisfazione».
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Roberto Occhiuto (Imagoeconomica)